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La tensione dell'aria era palpabile, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire, vita o morte?
Uscirono da casa del Senatore Gallio con il cuore in gola, in particolare Lavinia, che si era fermata a pochi metri di distanza.
«Non posso credere di aver lasciato mio padre morire... Devo tornare a casa mia, io...» si interruppe sola Lavinia facendo morire le parole in gola e guardando verso la sua domus.
«Non puoi tornare, ci sono i soldati adesso, non sei al sicuro» disse il tribuno cercando di mantenere la calma.
Lavinia non emise suono, sapeva che era vero, che non c'era nulla da ribattere a quelle parole, in quel momento quegli orribili servi di Nerone erano nel posto dove era cresciuta pronti a scagliarsi contro suo padre nonostante ormai fosse giunta la sua ora. Una lacrima si palesò sul suo volto, si sentiva impotente.
Gerard fece per avvicinarsi a lei, come per dirle una parola di conforto, ma la ragazza andò tra le braccia dello schiavo, in quel momento voleva stare vicino a lui. Tutti furono sorpresi da questo gesto, in particolare Frank, non sapeva da dove fosse venuto fuori quell'affetto, eppure anche lui sentiva di volerle bene, era il dolore e quel legame di sangue così particolare ad unirli, era pur sempre la sua sorellina, era suo dovere esserci. Non avrebbe mai immaginato che una ragazza come lei avesse bisogno di protezione, era forte e determinata, ne aveva avuto più volte la conferma, e nonostante ciò era crollata, ma chiunque lo avrebbe fatto al posto suo. Frank pensò che la sorella non si fosse mai tirata indietro, che non fosse mai stata spettatrice di ciò che facevano gli uomini solo perché era una donna, eppure in quel momento era costretta a farlo. Una cosa che aveva imparato dei romani, era che non esprimevano ciò che sentivano, preferivano crearsi una corazza dura e apparentemente indistruttibile basata sulla morale e sull'amore per la patria, quando in realtà dentro c'era molto di più.
«Mi dispiace così tanto» mormorò spaesato e confuso Frank tra le sue braccia.
«Mi devi raccontare... raccontare tutto su di lei» disse staccandosi per guardarlo negli occhi arrossati.
«Lo farò, te lo prometto, adesso però devi essere forte per tua madre e per te stessa, okay?» rispose porgendo un dito verso la sua guancia a raccogliere con delicatezza le lacrime, aveva quasi paura di toccarla tanto era fragile.
«Non so se la potrò mai perdonare e poi adesso che senso ha la vita?» domandò atona.
«Io mi so fatto questa domanda per anni, credimi. Ci ho pensato tante volte, eppure sono ancora qui. Il mondo ti può crollare addosso in pochi secondi, ma bisogna essere forti per se stessi. E poi un motivo per vivere c'è, sembra difficile trovarlo, ma alla fine è lui che trova te» disse guardando in quel momento il tribuno, sperava che l'uomo avesse capito.
«Non è colpa di tua madre, perdonala, è molto meglio averla adottiva, piuttosto che non avercela affatto. Ti ha cresciuto e ti ha amato, basta solo questo. La vita è ingiusta non possiamo farci nulla, ma devi andare avanti, noi andremo avanti».
In quello singolo sguardo dedicato a Gerard, per la prima volta, Frank vide la paura nei suoi occhi, ci aveva visto molte emozioni, tutte tranne quella, avrebbe voluto dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma entrambi sapevano che non era così. Sarebbe voluto andare lì a stringerlo forte, ma si trattenne, rimase fermo al suo posto attendendo la risposta della sorella.
«Penso che tu abbia ragione Frank» Lavinia sorrise leggermente, un sorriso nel pianto.
Anche lui sorrise leggermente, nonostante sentisse lo stomaco in subbuglio. Aveva appena scoperto di avere "un padre" e lo aveva già perso, prima ancora di poter gioire era arrivato il dolore come un pugno nello stomaco e quel bruciore che sentiva era il riflesso.
«Io tornerò a casa, aspetterò nascosta che i soldati vadano via e starò con mia madre, è lì il mio posto» sospirò.
«Voi due andrete con lei» disse fermo Gerard riprendendo la sua aria di pietra.
«E tu dove vorresti andare?» rispose Mikey altrettanto serio.
«Si devono seguire i miei ordini, ricordi fratello?».
«Rispondi alla mia domanda» ringhiò il minore.
Per i primi secondi non arrivò risposta.
Mikey guardò male il maggiore, nessuno si mosse.
«Voglio andare a trovarlo per mandarlo direttamente agli Inferi, e lo farò io e solo io».
Non ci fu bisogno del nome del soggetto in quella frase, e proprio per questo suonò ancora più agghiacciante dalle labbra di Gerard.
«Verremo con te, entrambi abbiamo subito il peso delle tue azioni, adesso tu subirai quello delle nostre, non ti impediremo di uccidere Nerone, lo farai tu e basta, sarà una lotta tra voi, ma almeno ti guarderemo le spalle, ti voglio ricordare che lui ha un esercito» disse lo schiavo.
Aveva sempre cercato di stare alla larga da questi momenti di scontro tra il tribuno ed il fratello, ma questa volta no, avrebbe seguito Gerard fino alla morte, era lui il suo motivo per vivere e non poteva lasciare che andasse contro a quella bestia dell'Imperatore da solo.
«Ma lei non può stare da sola, io ha fatto una...» provò a dire il maggiore.
«Tribuno, sembra quasi che tu non mi conosca, pensi che qualche lacrima abbia ridotto la mia forza, forse? So badare bene a me stessa, quindi andate e soprattutto tornate» rispose tagliente la ragazza.
Lo schiavo sorrise tra sé e sé, era tornata.
Gerard ammutolì, doveva ammettere la sconfitta.
«Va bene e che Marte sia con noi».


Durante il tragitto Gerard sentiva di voler dire qualcosa ma non ci riusciva, avrebbe voluto trovare le parole giuste, le parole d'addio, ma semplicemente la sua bocca era chiusa, invece le sue gambe andavano scattanti. Ciò che aveva visto Frank era vero, ma durò solo per qualche secondo, la sua mente stava già elaborando un piano, l'unico tassello fuori posto erano i suoi sentimenti, quel ragazzo dei capelli scuri e gli occhi nocciola gli aveva rubato il cuore e lui glielo aveva lasciato fare senza neanche accorgersene, aveva avuto paura delle sue stesse sensazioni, come poteva il tribuno Gerard essere innamorato?
Quando lo aveva guardato il suo cuore esplose, il punto era che anche per lui il ragazzo era ragione di vita e questo lo motivava a combattere.
Realizzò che non c'era nulla da dire, tutto ciò che provava era già stato dimostrato, solo lui non lo aveva capito.

In lontananza videro l'imponente Palazzo Imperiale, Frank ebbe un brivido lungo la schiena, non entrava lì dentro da quando Nerone lo aveva fatto frustare, era come se sentisse ancora il dolore sulla sua pelle lacerata.
Gerard gli fece segno di seguirli e si avviò verso i giardini che precedevano l'ingresso principale.
«Ma stai bene?» chiese Mikey granando gli occhi.
«Vuoi entrare da qui? E' un suicidio!» esclamò Frank scioccato quanto il piccolo Way.
Gerard fece una smorfia di dissenso.
«Odio spiegare queste cose! Limitatevi a seguirmi, a stare zitti e a fare quello che faccio io, ricordatevi che siete soldati» disse marcando l'ultima parola per sottolineare le loro uniformi.
Entrambi pensarono che fosse pazzo ma ubbidirono.
I due soldati tenevano le lance a "X" e avevano lo sguardo puntato in alto, li raggiunsero in fila indiana, con il tribuno per primo. Frank sentì come sospiro beffardo da parte del maggiore.
Gerard li fissò per qualche secondo, poi alzò il braccio destro con la mano dritta.
«Abbiamo appena finito di eseguire gli ordini, siamo tornati per fare rapporto al nostro Imperatore, siamo di fretta, se non vi dispiace, non vogliamo attendere» disse con tono austero, impossibile da contraddire.
I due non dissero nulla, bastò poco per farli cedere e infatti spostarono le lance per farli passare, Frank e Mikey ripeterono il saluto e proseguirono seguendo il tribuno.
Solo quando furono abbastanza lontani ripreso fiato e guardarono Gerard stupiti.
«Come facevi a saperlo?» chiesero quasi all'unisono.
«Quasi tutti i soldati sono fuori soprattutto i più forti, quelli che avete visto sono due novellini, basta solo fargli un po' di paura e fare lo sforzo di definire quell'essere immondo con il titolo che non avrebbe mai meritato» rispose con noncuranza continuando a camminare.
«Ottima deduzione fratello».
«Lo so, adesso dobbiamo solo trovare Nerone, se conosco la sua mente malata, penso che sia nei sotterranei del Palazzo» ringhiò facendo scorrere l'odio nelle sue vene.
«E se non fosse lì?» domandò Mikey.
«Continueremo a cercare allora».


Lo schiavo ricordava molto bene la collocazione dei sotterranei dato che ci era andato molte volte per portare da mangiare a quei poveri cristiani, molti ricordi ritornarono nella sua mente, chissà dove erano finite quelle povere anime innocenti.
Le scale erano lungo un grande corridoio con ai lati due corridoi più stretti delimitate da colonne, ma la parte più vicina all'entrata delle scale era protetta da due imponenti muri laterali, ai lati di questi corridoi c'erano delle scale che conducevano al piano superiore.
La porticina si trovava al lato di un muro ceco, sicuramente all'estremità del Palazzo considerando anche quanto avevano camminato. Sulla porta c'erano altri due soldati e stavolta Gerard quando li vide intimò gli altri a stare fermi, si trovano in un corridoio laterale e prontamente si misero dietro il muro vicino a quell'entrata, dallo stesso lato della porta.
«Questi non sono innocui, vero?» domandò ingenuamente Frank.
«Assolutamente no, stavolta ci vorrà molto di più, dobbiamo ucciderli».
Il cuore dello schiavo perse un battito, quei due erano paurosi, un fascio di muscoli alti più di Gerard, pensò che avrebbero potuto schiacciarlo con un piede vista la sua altezza.
«Cosa... in... intendi fare?».
Anche se pensandoci bene, aveva più paura di ciò che la mente del suo amato potesse partorire che di quegli energumeni.
«Adesso tu prenderai le scale per arrivare al muro di fronte a questo, senza farti vedere poi, ti mostrerai a loro, lì fisserai per qualche secondo e scapperai nella direzione opposta, sfrutteremo la tua velocità, uno di loro ti seguirà. Tu Michael aspetterai qui e quando l'altro andrà a cercare l'amico, tu da dietro gli premerai questo pezzo di stoffa sul naso e sulla bocca per il maggior tempo possibile, io invece andò a mettermi in posizione, al mio segnale, poi partirai, Frank».
«Ma...» provò a dire lo schiavo.
«Questa volta non ho intenzione di spiegare nulla» disse prendendo lo strano oggetto marrone dalla cintura, piano picchiettò su quella cosa e la parte marrone veniva via, era come una superfice di protezione, Gerard ne rimosse solo un pezzettino, e la porse al fratello, aveva un odore molto pungente.
«Togli tutta la guaina dopo e non annusarla per nessun motivo».
Il tribuno sparì tra le scale senza aggiungere altro, il segnale per Frank fu un semplice cenno di testa quando il tribuno si trovò nel punto dove doveva essere lui.
Lo schiavo non se lo fece ripetere due volte e fece la stessa strada del padrone passando per quelle strane scale, rischiò di perdersi nonostante avesse vissuto in quel posto, dopo vari giri, arrivò dove si trovava Gerard senza fare il minimo rumore.
Raccogliendo tutto il suo coraggio arrivò al centro del corridoio, volse lo sguardo ai due che ricambiarono con aria interrogativa, indugiò un attimo prima di mettersi a correre.
Prese grande velocità e si girò un attimo per vedere che uno lo stava inseguendo, esattamente come aveva previsto Gerard. Cercò di concentrarsi avanti, nella speranza di vedere il tribuno spuntare da qualche parte, stava cominciando a sentire il panico.
Si fermò solo quando udì un tonfo alle sue spalle, si voltò e vide il grande soldato con la faccia per terra e Gerard salirgli sopra per poi pugnalarlo dietro il collo fino a far arrivare la lama davanti.

Tornarono indietro passando sempre dal laterale e videro l'altro soldato per terra e Mikey ad attenderli.
«Non so cosa fosse questa cosa, ma era potente, l'ha steso dopo neanche un minuto».
«E' un'erba che serve per dormire, l'ho presa Iulio, lui ha pensato bene di trasformarla in arma, sarà fuori gioco per parecchie ore».


Scesero le strette scalette a chiocciola fino ad uno stretto corridoio, che conduceva ad una grande sala che sembrava completamente vuota, c'era un trono all'estremità e un tavolo di fronte ad esso, al centro c'era una statua dell'imperatore in oro massiccio. Si guardarono intorno senza vedere nessuno.
«Non è qui» disse Frank.
«Quanto vorrei bruciarla» ringhiò Gerard guardando quella statua con disprezzo.
«E come mai ha questo desiderio nei miei riguardi tribuno Gerard?».
Nerone apparve da una porta molto vicino al trono, nei suoi occhi non c'era umanità, erano spalancati, degni del psicopatico che era, a passo lento e seguito dal suo fedele schiavo, si sedette sul trono.
«Non hai il diritto di stare seduto lì!» urlò Gerard mettendosi in posizione di combattimento.
«Invece io dico di sì! Voi indegni che volevate uccidermi non avete diritto di vivere!».
«Dovevamo agire ancora prima contro una bestia come te! Quello che non hanno fatto i miei amici, lo farò io da solo!».
«Vorresti uccidermi tu? Non credo che potresti farcela, già tuo padre si era messo contro il potere imperiale e sappiamo tutti come ha pagato» rise Nerone.
«Non permetterti di nominarlo! Alzati e combatti!».
Gerard era completamente fuori controllo, sentire nominare il padre dal suo nemico era il massimo, la sue sete omicida sarebbe stata implacabile fino a che non lo avrebbe umiliato.
Nerone estrasse la lunga spada dalla guaina e si alzò in piedi con un balzo e fu subito pronto a combattere.
«Senza armi, corpo a corpo, con lealtà».
«Benissimo, sono sempre stato leale».
L'imperatore gettò la spada per terra e si tolse l'armatura, stessa cosa fece Gerard, entrambi si scoprirono il petto e dopo pochi secondi, cominciarono a scontrarsi, il tribuno non si risparmiò sin dall'inizio, l'ira si era impossessata definitivamente di lui.
Frank e Mikey guardano lo scontro con furore, sarebbero voluti intervenire, ma erano consapevoli di non poterlo fare.
Si tirarono un numero infinito di pugni, sullo stomaco, in faccio, sulle braccia, Gerard aveva un labbro spaccato e Nerone il naso sanguinante.
Finirono entrambi a terra varie volte, ma nessuno sembrava prevalere sull'altro, erano ridotti male, ma il colpo di grazia fu dato quando Nerone, approfittando del fatto che Gerard avesse alzato il braccio per colpirlo, strappò con violenza la fasciatura che il tribuno aveva al braccio, e poi morse le ferita così forte che Gerard lanciò un urlo terribile.
Davanti a questa scena Frank non riuscì a controllarsi, era troppo, scappò verso i due e colpì l'Imperatore con un pugno in pieno stomaco con tutta la forza che aveva, lo fece staccare scaraventandolo per terra.
Guardò Gerard in preda agli spasmi di dolore, Frank cercò subito di fermare l'emorragia con le mani.
«Non lasciarmi!» gli disse reggendolo dal busto.
«Hai un servo molto fedele, non avrei dovuto lasciarlo vivo per quel traditore di Gallio, doveva morire» sputò Nerone insieme al sangue del tribuno dalla bocca.
Un imponente rumore di passi aleggiò nell'aria in quel preciso istante, nella grande sala si palesarono almeno una ventina di soldati.
«Mi dispiace tanto, ma sembra proprio che io abbia vinto, di nuovo caro tribuno».

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