Attese Gerard per tutta la notte, ma non lo raggiunse presto, pensava di aspettarlo in piedi, in modo da dire subito ciò che aveva visto, si preparò il discorso mentalmente più e più volte, ripetendolo persino ad alta voce perdendo la cognizione del tempo, ma alla fine si sdraiò stremato e cedette alla stanchezza sprofondando nel sonno. Aveva tenuto il papiro in mano al poggiato al petto, stretto e al sicuro e neanche nel sonno allentò la presa da esso.
«Svegliati Frankie».
Frank sentì questa voce chiamarlo, ma la ignorò, voleva semplicemente continuare a dormire in quel letto così grande e comodo, mezzo sveglio si girò dall'altro lato cambiando fianco. Schiuse gli occhi, prima che potesse rendersene conto venne sollevato dalle lenzuola, le braccia forti e possenti del tribuno lo avevo portato verso l'alto cingendolo per le spalle e per le cosce, lo schiavo spalancò gli occhi, Gerard sorrise compiaciuto.
«Sei così piccolo che è un piacere tenerti in braccio» lo schernì.
Frank arrossì, stranamente gli piaceva essere tra le braccia del suo tribuno, si sentiva al sicuro e in pace con il mondo, nonostante la posizione potesse essere imbarazzante. Lo aveva aspettato tanto e si sentì stupido a non essersi nemmeno accorto della porta che si apriva, ma non importava, in quel momento c'era solo il profumo di Gerard e pensò che non ci potesse essere "buongiorno" migliore. Fece unire le loro labbra prendendo l'iniziativa, e allacciando le braccia al suo collo, aveva bisogno di quel dolce che contatto che presto di trasformò in qualcosa di più quando mise una mano tra i suoi capelli corvini e piacevolmente morbidi, anche il maggiore sembrò apprezzare quando strinse la presa sulla carne dello schiavo.
«Smettila oppure potrei buttarti su questo letto e violentarti, non mettermi alla prova... vorrei dormire adesso» puntualizzò affannato.
Lo schiavo avvampò e Gerard lo fece scendere delicatamente poggiandolo a terra.
Il minore era ancora frastornato tra il sonno e l'eccitazione, ma si sforzò di mettere in moto il cervello.
«Devo dirti una cosa, una cosa importante» disse lo schiavo nervoso.
«Sono veramente stanco, sono stato in riunione tutta la notte, dopo mi dirai e faremo tutto ciò che vuoi Frankie».
Solo in quel momento notò il contorno violaceo sugli occhi del tribuno.
«Ma non volevo dire quello...» lo schiavo divenne leggermente rosso.
«Lo dici come se non mi spogliassi con lo sguardo ogni volta che mi vedi» rispose togliendosi la pesante toga e poggiandola su una sedia, quella pelle scoperta non rese a Frank le cose facili.
«Tipo adesso» continuò Gerard buttandosi sul letto.
Lo schiavo non disse nulla preferì distogliere lo sguardo e recuperare la pergamena che gli era caduta dalle mani vicino al letto.
«Che stai facendo?» chiese confuso il grande.
«Devi leggere qui» disse risalendo.
«Spero ne valga la pena» puntualizzò il tribuno.
Subito gli mise davanti al naso il papiro, Gerard, alzò il busto poggiandolo alla testata del letto e sospirando, voleva solo riposare, ma decise ugualmente di vedere cosa fosse quel pezzo di stoffa così importante.
Dopo poche righe la riconobbe.
«E' la lettera dove si parla di Mikey, l'ho già letta e non mi sembra che sia poi così importante, e poi come l'hai avuta? L'hai per caso rubata? E poi a cosa mi dovrebbe servire? Voglio una spiegazione» disse severo.
Frank si allarmò un attimo, ma prese fiato.
«So cosa volete fare... so che volete fare fuori Nerone...» deglutì.
Il tribuno aprì la bocca per parlare ma non ci riuscì, era scioccato.
«Non importa come lo so... Ricordi l'incendio? Ho usato questo papiro per coprirti bocca e naso dal fumo, quando siamo usciti mi è caduto e Olimpia l'ha recuperato e me lo ha dato» spiegò tranquillizzandosi.
«Poi mi spiegherai come fai a sapere, anche se già immagino, ma prima... Olimpia chi sarebbe...?» chiese leggermente irritato.
«L'ancella di tua madre».
Frank sorrise tra sé, che il tribuno fosse geloso di una donna?
«Avanti, cosa c'è di così strano in questa lettera» disse ricomponendosi.
Non si era reso conto di aver fatto un piccola pausa per pensare questa cosa, Gerard che teneva a lui tanto da essere geloso, lo metteva di buon umore.
«Nella lettera in sé per sé nulla... ma guarda la data riportata sopra» disse indicandola con lo sguardo.
«Bene, diciannove luglio, cinque giorni dopo che è stato ferito, allora?».
«Girala».
«Ci sono due timbri, sono un po' sfocati...» il tribuno aggrottò le sopracciglia.
«Se guardi bene un timbro dice diciannove e l'altro diciassette...».
Il tribuno ridusse gli occhi a due fessure.
«Per Giove! E' vero!».
«Qualcuno deve aver sbagliato, vuol dire che non è stata scritta davvero il diciannove, ma due giorni prima... E che per sbaglio qualcuno l'ha timbrata quel giorno, ma poi è stata timbrata di nuovo... e non solo, il diciassette ancora non era scoppiato nessun incendio, eppure lui ne parla... dice espressamente che ci sono le fiamme nelle campagne, ma l'incendio è avvenuto nella notte tra il diciotto e il diciannove... Come faceva Nerone a sapere di esso prima ancora che scoppiasse?» disse concludendo il suo ragionamento.
«Nerone è partito il diciassette luglio per la Grecia!» esclamò spalancando gli occhi.
«Davvero?» chiese lo schiavo incredulo.
«Come ho potuto non notarlo prima?! Nerone sapeva tutto! E' stato lui a far scoppiare l'incendio! Il viaggio è stato solo un alibi!» disse Gerard portandosi una mano alla bocca.
«Quel farabutto bastardo! Ha disonorato Roma uccidendo tutte quelle persone!».
L'ira prese possesso del tribuno.
«Ma perché lo ha fatto?».
«Penso...».
Gerard si mise a riflettere con lo sguardo perso nel vuoto.
«Voleva incastrare i cristiani! Ha dato tutta la colpa a loro... e voleva anche un posto per costruirsi la sua domus!» continuò più pacato e serio.
Respirò un attimo, quelle informazioni lo avevano spiazzato, ma una volta realizzato cosa aveva in mano, sorrise trionfante, quella era la prova che tutti gli uomini in quella casa cercavano, era il pretesto per fare giustizia e per rendere di nuovo l'Impero pure liberandolo da un tiranno pazzo.
Dopo aver pensato questo, il suo sguardo si spostò verso Frank, con tutte le sue energie si alzò per venirgli addosso e sovrastarlo con il suo corpo, prese a baciarlo freneticamente toccandolo dappertutto, il piccolo fu molto felice di questo. Lo trascinò sul letto con violenza, facendo fare un tonfo ai loro corpi avvinghiati.
Non c'era mai stata quella passione, non che mancasse, ma non c'era mai stata quel tipo di passione. Era qualcosa di più della semplice attrazione, era riconoscenza e felicità miste ad amore.
«Dopo questa cosa non mi importa della stanchezza, non ti farò alzare da questo letto per le prossime due ore piccolo» disse malizioso soffiando sul suo collo.
E fu effettivamente così.
Frank era distrutto dopo tutto ciò che aveva fatto con Gerard, si sorprese nel vedere che il letto non si fosse rotto, arrossì a questo pensiero, non che ci avessero messo troppa violenza, ma era stato tutto molto intenso e diverso dal solito. Sorrise tra sé, non credeva di avere le capacità per aiutare qualcuno, o almeno non con la mente, si ritrovava spesso a pensare di essere stupido e che non potesse mai fare nulla di buono, ma evidentemente si sbagliava, quella era una piccola soddisfazione che la vita gli aveva concesso e forse non valeva così poco come credeva.
Gerard si era alzato per mettersi la toga, lo schiavo lo seguì e fece per aiutarlo ma fu fermato.
«Non voglio che mi aiuti, sono io in debito con te».
A queste parole lo schiavo si sciolse, si sarebbe voluto crogiolare un po' nella felicità, ma il tribuno lo riportò al presente.
«Ti voglio portare in un bel posto» sorrise il maggiore.
«Tipo...?» chiese curioso.
«E' una sorpresa, quindi muoviti a vestirti».
Dopo un mezz'ora di camminata tra strette stradine del paese, si fermarono davanti ad una roccia gigantesca circondata da alberi e erba alta, era una zona periferica e poco curata, perché non c'erano più case lì vicino, Frank si chiese dove era questo "posto".
Si fermò qualche passo dietro il tribuno quando vide che andava verso la parete rocciosa.
«Ma non c'è niente qui» gridò un po' per farsi sentire.
«Sbrigati» disse Gerard senza neanche fermarsi.
La luce del pomeriggio illuminava il tutto, non era troppo forte e fastidiosa, ma faceva comunque caldo, lo schiavo si passò l'avambraccio sulla fronte umidiccia di sudore e con un sospiro riprese il passo.
Gerard si stava dirigendo verso quella specie di boschetto, e in pochi secondi lo vide scomparire tra il verde, accelerò e lo raggiunse, fece attenzione a non tagliarsi o pungersi con qualcosa scostando i ciuffi che già Gerard teneva, non ebbe neanche il tempo di dire qualcosa che si ritrovò davanti uno spettacolo.
Dove terminava l'erba, iniziava una distesa di sabbia bianca e candita, poco più avanti il mare più azzurro ed inteso che avesse mai visto, di lato finiva la roccia e delimitava il contorno di quella meraviglia.
«E'...»
«Lo so» sorrise il tribuno.
«Mio padre ci portava qui quando venivano a trovare i Pisone, era il nostro posto segreto» sospirò piano.
«Lo adorava, soprattutto in questo periodo...».
Frank non sapeva cosa dire, poggiò semplicemente una mano sulla sua spalla facendo leggermente pressione con le dita, il grande non disse nulla, con la punta delle dita sfiorò le sue nocche, per poi poggiare la mano sulla sua. Quel gesto valeva più di mille parole.
Quando entrambi sciolsero le loro mani, il tribuno prese a spogliarsi velocemente, cominciando a camminare, man mano che si allontanava da Frank gettava con noncuranza il suo abbigliamento restando completamente senza nulla e scoprendo il suo corpo illuminato dalla luce del sole.
Creando schizzi di acqua si gettò andando direttamente sott'acqua.
Frank guardò la scena rapito, restando impalato sul posto. Quando Gerard riemerse gli sembrò di vedere Poseidone, le goccioline gli cadevano dolcemente sulla muscolatura abbastanza marcata, facendo una piccola cascata e splendendo.
«Cosa aspetti?» chiese incitandolo.
«Io... Preferisco stare qui» rispose imbarazzato.
Mentì, la realtà era che non sapeva assolutamente nuotare e che aveva abbastanza paura di buttarsi, un conto era una piscina, un altro l'infinità del mare. Per rendere il tutto più reale, si tolse i sandali e sedette sulla sabbia, cercandosi di mettersi comodo allungò le gambe.
Sentì l'acqua spostarsi e vide il tribuno riemergere andando verso di lui, deglutì in estasi quando fu completamente fuori.
«Dai» lo spronò afferrandogli un braccio che era posto sopra le ginocchia. Quel contatto fresco lo bagnò un po', gli piacque.
«No davvero...» disse abbassando lo sguardo e fissandosi i piedi nudi.
L'ombra di Gerard che aveva davanti scomparì e tirò un sospiro di sollievo, sicuramente il tribuno era tornato in acqua.
Alzò la testa quando si sentì trascinare per le ginocchia, subito si girò lo vide mentre con le braccia lo afferrava come aveva fatto quella mattina. Cominciò a dimenarsi terrorizzato, ma fu ovviamente inutile.
«Per fav... Ore... Non so... Nuo...» provò a dire.
Ma fu troppo tardi, Gerard lo portò in acqua, ma invece di scaraventarlo giù, lo adagiò piano sulla superficie dell'acqua continuando a tenerlo.
«Ma la tunica...» disse tremando per l'improvviso cambio di temperatura.
«Tanto poi si asciuga».
Lo fece mettere in piedi, non era troppo profondo e lo schiavo toccava.
Più tranquillo si levò l'indumento dalla testa e Gerard lo lanciò sulla sabbia asciutta.
«Ti insegno io» sorrise ritornando nella stessa posizione di prima.
«Ho paura...» disse con un filo di voce e guardandolo negli occhi.
«Non fare lo stolto, hai camminato tra le fiamme e lottato con un leone, questo non è nulla».
«Ora stendi le braccia e le gambe» gli ordinò.
Lo schiavo lo fece e provò a rilassarsi, l'acqua gli accarezzava i capelli e il viso, non era poi così male, la presa del tribuno era lenta e delicata, quasi impercettibile. Si rese conto solo dopo alcuni minuti che stava galleggiando da solo, il cuore perse un battito, ma si controllò.
«Mettiti in piedi lentamente».
Frank lo fece ondeggiando le braccia e spostando il suo peso indietro, si rese conto che sotto i suoi piedi non c'era nulla, ma invece di allarmarsi continuò a muoversi respirando e con la consapevolezza che Gerard era lì con lui.
Sorrise tra sé soddisfatto.
«Bravissimo» disse il tribuno entusiasta.
«Merito tuo».
«Non è vero, è tutto merito tuo» disse avvicinandosi e tirandolo dalla vita verso di sé.
Gerard toccava in quel punto, mentre Frank no, ma sfruttò la cosa a suo vantaggio allacciando le gambe al busto del maggiore. Questo fece rabbrividire entrambi che iniziarono ma muoversi l'uno contro l'altro avvicinandosi sempre di più a riva fino a quando Frank non si ritrovò con la schiena sulla sabbia e con le lievi onde che gli accarezzavano i fianchi. Nonostante ciò che avevano fatto qualche ora prima entrambi tornarono duri, evidentemente non era stato abbastanza.
Senza prepararlo, Gerard entrò in lui aiutato dallo stesso Frank che con un gemito lo aiutò spingendo in basso.
Non smisero un secondo di baciarsi, neanche quando le spinte si fecero più intense e veloci, arrivano al punto di sfiorarsi le labbra, ma senza mai lasciarle del tutto, avevano troppo bisogno di sentirsi a vicenda per farlo. In quel momento non esisteva mare o cielo, c'erano solo loro nel piccolo mondo che si erano costruiti, un mondo un po' meno brutto rispetto a quello reale, dove si proteggevano a vicenda senza che neanche lo sapessero.
Vennero nello stesso momento e solo allora staccarono le loro labbra per riprendere fiato, ma nonostante questo non sciolsero l'abbraccio in cui si trovavano, speravano che quel momento potesse durare per sempre.
Gerard baciò la punta del naso di Frank con uno schiocco, l'altro sorrise come un bambino scatenando l'ilarità del maggiore.
«Puliamoci e andiamo, si è fatto tardi» disse guardando verso il tramonto.
Il salone era affollato, pieno di uomini in toga e in divisa che discutevano tra loro, si sentì fuori luogo con la sua semplice tunica, anche se infondo ci era abituato.
Gerard lo aveva voluto lì con loro, evidentemente erano arrivate altre persone importanti e quella era una serata formale a tutti gli effetti. Restò attaccato a lui per tutto il tempo, il tribuno parlò con diverse persone, ma a nessuno rivelò ciò che aveva scoperto quel giorno, aveva detto a Frank che voleva parlarne in pubblico e platealmente, di questo il piccolo non si sorprese conoscendolo.
Il tribuno aveva appena finito di parlare con un magistrato e si stava facendo versare un altro bicchiere di vino, quando un uomo da Frank conosciuto, si avvicinò a loro con un sorriso stampato in faccia.
«Ave Senatore Gallio!».
«Tribuno Gerard è un piacere vederla qui».
Si salutarono quasi all'unisono sovrapponendo le loro voci.
Lo schiavo si agitò non appena lo vide, quell'uomo lo inquietava, gli sguardi che gli faceva erano strani. Fece vagare lo sguardo per la sala, un po' come aveva fatto con tutti quelli che discutevano con il padrone, non gli sembrava molto educato mettersi a fissare, in particolare in quel caso.
«Ave Gerard!» esordì Lavinia bellissima come sempre.
Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, non volle neanche guardarla per più di un secondo, per quel secondo gli bastò per vedere quanto fosse perfetta.
Non riuscì a sentire ciò che si dissero, aveva lo sguardo perso, stava immaginando come doveva essere stata la notte, anzi, una delle notti, che Gerard e Lavinia avevano passato insieme.
Sospirò.
«Signori e signore! Vorrei la vostra attenzione» disse con tono serio Calpurnio schiarendosi la voce.
Tutto il vociare di prima sparì nell'arco di pochi secondi, gli sguardi erano su di lui che si trovava su una specie di palchetto più alto.
«Sappiamo tutti perché siamo qui, è inutile indugiarci sopra... Ad ogni modo, il mio caro amico il tribuno Gerard Way, vorrebbe dirci due parole, non so cosa abbia in mente, ma consiglio a tutti di fare molta attenzione».
Frank guardò Gerard che prontamente si scusò dicendo di essere desiderato e lasciando lo schiavo solo e vicino al Senatore e a sua figlia.
Il piccolo si sentì imbarazzato perché fino a pochi secondi prima cercava di nascondersi dietro la corporatura del padrone, adesso le barriere si erano abbassate.
Lavinia continuò a guardare verso il palco dove il tribuno comparve poco dopo insieme a degli applausi, il Senatore invece guardava proprio lui, dalla testa ai piedi, in modo strano, sembrava... affettuoso.
«Sei cresciuto tanto Frank» gli sorrise l'uomo.
«Buonasera a tutti cari romani!» esclamò Gerard cominciando a parlare.
La serata si concluse tra festeggiamenti e ovazioni per il tribuno, Frank fu felice di vedere che tutti lo acclamavano in quel modo, una mente come quella di Gerard merita di essere elogiata, non si arrabbiò perché si era preso il merito, sapeva benissimo che non avrebbe potuto dire che era stato uno schiavo a scoprire quell'inganno, a lui bastava che lo sapessero tra loro e ciò che aveva ricevuto in quel giorno dal padrone, batteva qualsiasi tipo di riconoscimento. La cosa che lo aveva sconvolto era stata la frase del Senatore, Frank immaginava di averlo già visto da qualche parte, quella era stata la conferma. Non avevano avuto altre occasioni per parlare, dato che poi erano iniziati i festeggiamenti. Sforzò la mente più che poté, ma non riusciva a ricordare dove avesse già visto quel vecchio.
Il giorno seguente presero la nave che li avrebbe riportati a casa, i Pisone insistettero per farli restare ancora un po', ma c'era molto più bisogno di loro a Roma, considerando che si dovevano fare i preparativi per scacciare Nerone e per lo stato di emergenza dell'Impero.
Tornati, videro la situazione migliorata, i lavori di ricostruzione erano iniziati e stavano cominciando a dare i loro frutti, casa Way non aveva subito grossi danni, anche se i mobili erano stati completamente distrutti, infatti, li trovarono tutti cambiati e ovviamente scelti da Donna e arrivati dalla Calabria.
Gerard fu il più felice di tornare, aveva l'entusiasmo di chi era certo di vincere.
Frank disfece tutti i bagagli del padrone, mentre l'altro si stava preparando per uscire, doveva sicuramente svolgere mansioni importanti considerando l'immediata rivoluzione.
Un tonfo proveniente dal soggiorno fece sussultare entrambi, si guardarono un momento negli occhi, Gerard piano si diresse verso la porta e mise il corpo fuori.
Sangue a terra.
«Frank prendimi la spada, subito» disse fermo.
Lo schiavo non fece domande e afferrò subito la spada più grande che trovò e la porse a Gerard, capì immediatamente la situazione di pericolo.
Per terra c'era, un'ormai morta, ancella, era stata sgozzata e aveva occhi girati. Aveva commesso solo un errore, era andata ad aprire alla porta.
Tre soldati erano sull'uscio spavaldi e sorridenti per la violenza appena consumata.
«Ave tribuno» disse uno di loro.
«Non ti muovere da qui per nessun motivo al mondo» sussurrò Gerard tra i denti senza girarsi.
Lo schiavo tremò.
«Non le dispiacerà se siamo venuti qui ad eseguire degli ordini dati dal nostro caro imperatore, vero?».
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أدب الهواة64 d.c. Roma imperiale. «Bene, spogliati» ordinò il tribuno. Lo schiavo sgranò gli occhi senza muoversi di un millimetro. «Sei sordo? ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard. Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato...