«Mi dispiace tanto, ma sembra proprio che io abbia vinto, di nuovo caro tribuno».
Uno dei soldati si avvicinò ai due per terra, entrambi lo guardarono dal basso con la consapevolezza che stavolta non c'era nulla da fare.
Nerone si alzò con la forza che gli era rimasta.
«Io non direi proprio caro Imperatore, questa volta non vincerai» disse l'uomo facendo un sorriso e porgendo un mano a Frank per farlo mettere in piedi e indirizzando due uomini verso Gerard per soccorrerlo, ma il tribuno li bloccò alzando il busto con un po' di fatica, vedendolo, Mikey prontamente si avvicinò e dandogli la mano lo fece alzare.
Il piccolo pensò che fosse sempre il solito a non volere aiuto.
L'attenzione si focalizzò sull'imperatore che con aria sbigottita fissò tutti i presenti.
«Voi? Come potete farmi questo? State scherzando, vero? Gli dei mi hanno sottoposto ad una burla, non può essere possibile!» sputò sudato e con sicurezza.
«Gli dei vogliono solo mandarti da Minosse, in modo che possa scegliere la peggiore punizione!» controbatté il tribuno soddisfatto.
«Non serviremo più un tiranno come te!» urlò un soldato.
Nerone perse il respiro e senza pensarci due volte afferrò Mikey per il busto stringendo le braccia, si allontanò con la schiena del ragazzo attaccato al petto, con una mano gli tappò la bocca e si fece passare dal suo servo, che con uno sguardo aveva capito tutto, un pugnale, che puntò subito alla sua gola.
Mikey fece un lamento, la lama era terribilmente vicino al sua collo, poteva sentire quanto fosse affilata già sulla sua pelle.
Il tribuno osservò la scena con rabbia, era successo tutto in un secondo, si sentì impotente esattamente come quando suo padre morì, sapeva che il minimo movimento sarebbe costato la vita a suo fratello.
«Lascialo subito bestia!» disse digrignando i denti, lo schiavo lo afferrò subito per il braccio, l'ira non poteva prendere il sopravvento.
«Ti piacerebbe eh? Ti conviene stare fermo per il tuo caro fratellino, stessa cosa per tutti voi, immobili!» ordinò facendo dei passi indietro con uno sguardo agghiacciante. Quello non era più un essere umano, ma un groviglio di pazzia pura.
Il princeps arrivò indietro verso il trono mentre il giovane cercava di divincolarsi, ma era troppo debole per farlo, purtroppo le sue abilità erano altre. Si sedette sul grande trono e fece mettere il ragazzo sulle sue ginocchia. Nessuno capí il motivo di quella mossa ma quando il trono si spostò verso il basso tutto fu chiaro, in un minuto scomparve dalla loro vista e Gerard subito si fiondò verso quella botola inginocchiandosi e ficcandoci la testa, dall'alto vide Nerone con suo fratello.
«Non mi caccerete così facilmente dal mio trono!» urlò per poi fuggire insieme a Mikey e al servo che aveva attivato il meccanismo per scappare.
«Michael!» gridò a pieni polmoni e gettando un forte pugno al pavimento in preda alla rabbia, osservò sotto come a volersi buttare, ma Frank lo afferrò per una spalla per fermarlo.
«Cosa c'è lì sotto?» domandò il maggiore con il fiatone.
«Le stalle» mormorò Frank consapevole di ciò che significava.
«Dobbiamo prendere anche noi un cavallo! Non c'è tempo da perdere, non possono scappare!» urlò alzandosi.
«Verremo con voi tribuno!» rispose quello che doveva essere un generale.
«Assolutamente no! Andremo io e il mio schiavo, se veniste tutti faremmo molto rumore e verremmo subito scoperti e poi Nerone potrebbe indisporsi maggiormente e fare del male a mio fratello! E' una questione ancora più personale adesso, ma giuro su tutti gli dei che vi porterò la sua testa, che sia l'ultima cosa che faccio!» ringhiò Gerard.
«Va bene Signore, ma almeno prendete i nostri cavalli».
Lo schiavo fu confuso da tutto ciò, perché adesso il padrone lo voleva con sé? Si era sempre rifiutato di coinvolgerlo in situazioni così pericolose. La cosa lo rese felice, evidentemente Gerard si fidava davvero di lui.
Si ritrovarono fuori dal palazzo, il tribuno, nonostante la sua sofferenza non emise suono e anzi sembrava ancora più scattante, come se non avesse combattuto poco prima, lo schiavo era preoccupato da tutto ciò, sapeva che non avrebbe retto ancora, stava perdendo del sangue.
«Come facciamo a trovare Nerone?».
«E' ferito, non può andare lontano, qui vicino ci sono le campagne, sono sicuro che è quello il suo obiettivo, e poi avranno perso tempo, sicuramente Michael gli avrà dato filo da torcere» sospirò Gerard infilando il piede in una staffa senza problemi, ma non riuscì a farsi forse con le braccia per sollevare il suo peso, rischiava quasi di cadere e Frank lo resse subito, era buffo che adesso fosse lui quello a proteggerlo.
«Non puoi fare da solo!» lo ammonì Frank cercando di farlo scendere.
«Certo che posso! Non sarà una ferita ad impedirmelo!».
«Una ferita no, ma io sì!».
Detto questo, lo trascino per terra e senza pensarci due volte salì a cavallo, era basso certo, ma non imbranato, fece affidamento sulla sua capacità di essere veloce per superare quell'ostacolo. Porse una mano a Gerard, che la prese con il braccio buono e salì dietro di lui senza protestare. Frank alzò un sopracciglio girandosi a guardarlo.
«Tutto bene?» chiese scettico di fronte a quella accondiscendenza.
«Voglio solo salvare Mikey, non mi importa come...».
Fu lì che vide di nuovo la fragilità dell'uomo che amava.
Girò il collo e pianissimo lo baciò, fu uno sfiorarsi di labbra, quasi con la paura che l'uno potesse rompere l'altro, quel momento smorzò la tensione e la paura, non era molto ma sufficiente per far riprendere aria ai loro cuori. Frank penso un attimo a quel "ti a..." rimasto in sospeso, avrebbe voluto dirlo lui, in quel preciso momento per intero, ma qualcosa lo bloccò, una strana sensazione, voleva dirlo se fossero sopravvissuti, sapeva che si stavano avvicinando alla fine e che qualcuno ne sarebbe uscito fuori e qualcuno no, era come se quelle due parole fossero la sua speranza, l'unica speranza, quella che ne sarebbero entrambi usciti vivi, era il suo primordiale appiglio alla vita, forse tutto ciò che gli era rimasto.
«Lo faremo, te lo prometto» rispose semplicemente.
«Sei mai andato a cavallo?!» urlò Gerard reggendosi per i suoi fianchi.
«NO!» rispose abbastanza spaventato.
«Per Giove stringi le gambe per rallentare!».
Lo fece e l'andamento dell'animale fu più lento e spedito.
Attraversarono la distesa di case al di là del palazzo, fino a giungere ad una terra piena di ulivi dove, legati ad un albero c'erano due cavalli.
«Sapevo che erano qui!» esclamò Gerard scendendo da solo e lasciando lo schiavo ancora sopra l'animale.
«Attento...» rispose impaurito da quel movimento inaspettato.
«Come fai ad essere sicuro che siano loro?» continuò il minore scendendo a sua volta.
«C'è del sangue sulla sella e se noti, c'è incisa l'aquila» rispose indicando il simbolo imperiale.
Il tribuno riusciva sempre a sorprenderlo con il suo intuito e la straordinaria intelligenza.
Si incamminarono verso gli ulivi a passo felpato.
«Quel bastardo non dovrebbe stare sotto la pianta degli uomini illustri» sussurrò rabbioso Gerard facendo strada al minore.
Frank stava per chiedere il perché, quando sentirono un rumore, era simile ad un fruscio insieme ad una voce strozzata.
Il loro respiri si bloccarono, in lontananza sentirono ancora quel rumore, il maggiore fece qualche passo avanti ed estrasse il pugnale dalla cintura, stessa identica cosa fece l'altro, non si sarebbero trovati in svantaggio stavolta.
Si avvicinarono ancora nascondendosi tra i fusti scuri, il sole stava per tramontare, speravano che si facesse abbastanza buio per non essere visti.
A qualche tronco di distanza videro delle braccia legate con una corda, Mikey era lì. Era sicuramente imbavagliato, tentava di chiedere aiuto e sfregava i piedi per terra per farsi sentire, sporgendo la testa, non videro nessuno vicino a lui.
«Liberalo, ma digli di non muoversi fino a quando non lo dirò io».
Frank eseguì piazzandosi dietro il tronco, con il pugnale cominciò a tagliare le corde.
«Stai fermo» sussurrò quasi impercettibilmente all'orecchio del minore dei Way.
L'altro rispose con un verso strano, quasi come un "no".
Prima che potesse rendersene conto si ritrovò appeso per un piede a testa in giù, fu così veloce che il ragazzo pensò che quello fosse solo un sogno, ma quando la sua testa sbattè al tronco per il movimento della corda, capì che era in trappola.
«Che stupidi che siete voi greci, inventori della nobile scienza della filosofia e poi non riuscite neanche a distinguere un trabocchetto» rise Nerone.
«Anche se speravo che il tribuno andasse a liberare il suo dolce fratellino» aggiunse avvicinandosi al viso corrugato del ragazzo. Dal canto suo Mikey si agitò di più, muovendo la mani nel disperato tentativo di sciogliere quelle maledette corde.
«Ma lui non è così stupido come te ovviamente. Molto nobile da parte sua fingere di non sapere della trappola, sono sicuro che subito se ne sarà accorto e invece di agire, ha mandato te, perché tanto sei solo un insulso schiavo buono come mangime per leoni» continuò accarezzandogli il viso. Il minore si scansò subito da quel tocco.
«Non è vero! Non lo farebbe mai!».
«Quanto impeto per difendere il padrone» osservò l'imperatore afferrandogli le labbra e stringendole tra le dita facendogli fare una smorfia fino a farlo lamentare.
Lo lasciò poi dandogli una spinta indietro, per farlo dondolare avanti e indietro, davanti alla scena rise di gusto, la testa di Frank cominciò ad essere pesante, avrebbe voluto vomitare, stare in quella posizione era terribile.
«Tappagli la bocca» disse al suo servo che si trovava dietro di lui. Prontamente quello legò un pezzo di stoffa tra le labbra del malcapitato.
«Forse ho capito perché sei così devoto, è divertente giocare con te e forse anche il tribuno si è divertito, solo che qualcuno deve averci messo il cuore» rise ancora tirando fuori un pugnale, ogni volta che lo schiavo dondolava avanti lui gli poggiava la lama al collo, ma senza mai muoverla, deglutì rumorosamente.
«Mi piacerebbe così tanto ucciderti, è da tempo che te lo meriti, se solo il Senatore si fosse fatto gli affari suoi a quest'ora saresti solo un mucchietto di ossa» gli alitò sul collo spingendolo ancora.
Quelle parole erano più affilate di quella lastra di metallo.
«Ma intanto adesso lui è morto e questo mi rende ancora più felice» ghignò soddisfatto.
Non aveva il coraggio di ribattere.
«Ma adesso basta giocare... So che mi stai sentendo Gerard, senti sicuramente il tuo bel corpo fremere, vorresti venire qui a staccarmi la testa dal collo, ma non puoi perché potrebbe finire male per queste care personcine, per questo ti propongo uno scambio, fatti uccidere e loro saranno vivi, altrimenti...» disse ad alta voce.
Passarono alcuni secondi riempiti solo di respiri irregolari.
«Ho detto che sono finiti i giochi!» urlò in preda alla rabbia.
«Vieni fuori!» continuò, sembrava circondato dalle fiamme degli inferi.
«Ora ti dimostrerò che non sto giocando caro mio...».
Frank si ritrovò il corpo del princeps vicinissimo, e poi sentì solo un terribile dolore e la pelle lacerarsi più volte.
«Ho disegnato la stella di quei fanatici che sono morti, mi piace come simbolo, è qualcosa che indica la sommissione secondo me e poi sulla coscia di questo schiavo sta proprio bene, non trovi...» continuò lo psicopatico.
Prese il polso di Frank con poca gentilezza fino a bloccarglielo.
«Ma che belle queste dita, solo che mi sembrano un po' troppe, non trovi anche tu amico? Forse con una o due in meno staresti meglio, una volta che avrò finito con te credo che andrò a fare un nuovo tagli di capelli a Michael, magari levandogli tutta la cute, sono sicuro che gli donerebbe».
Un rumore spostò l'attenzione alle loro spalle, Gerard.
«Hai vinto tu, ma voglio che sia il mio schiavo ad uccidermi».
STAI LEGGENDO
We'll go down in history
Fanfiction64 d.c. Roma imperiale. «Bene, spogliati» ordinò il tribuno. Lo schiavo sgranò gli occhi senza muoversi di un millimetro. «Sei sordo? ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard. Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato...