Le sue gambe si muovevano scattanti, ma era come se fosse fermo, dentro di lui qualcosa si era fermato, era come se il suo cervello non riuscisse ad elaborare ciò che era appena successo, ciò che aveva fatto.
Non poteva crederci, sperò che quella fosse solo illusione, un sogno, un incubo.
Finalmente si fermò, i polmoni bruciavano per lo sforzo, il respiro era rapido e irregolare, aveva così bisogno di aria che non si dava neanche il tempo di inalarla.
Con la mano libera si levò l'elmo, lanciandolo con forza per terra, con disprezzo, l'oggetto metallico fece un rumore appena arrivato al suolo che lo fece sobbalzare, poi guardò nella sua mano, il pugnale era ancora sporco di sangue, nonostante la poca luce, il rosso vivo brillava dentro ai suoi occhi, lo osservò per qualche secondo, quello stesso sangue, fino a qualche minuto prima scorreva, dava la vita, ora davanti a lui, era solo simbolo di morte e di dolore.Che persona era diventata?
Dov'è il ragazzo gentile e calmo?
Frank non lo sapeva, forse si era perso, perchè quel ragazzo, quello che reggeva in mano un'arma sporca e ancora impregnata di calore umano, non era più lui.
Sospirò forte, gettò via quel maledetto pezzo di ferro senza neanche lanciarlo, lo fece semplicemente scivolare tra le dita, nonostante se ne fosse liberato sentiva ancora il suo peso.
Il respiro si regolarizzò, ma non per molto, perchè sarebbe dovuto tornare a casa Way, sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio di guardare Mikey negli occhi, aveva tradito un padrone per rispettarne un altro, anche se aveva sempre considerato il ragazzo un suo simile, era anche lui succube dei potenti, in maniera diversa dalla sua, ma pur sempre analoga. Avevano combattuto insieme, schiena contro schiena, stando dalla stessa parte.
Si chiese come poteva essere possibile che un uomo facesse del male ad un altro uomo.
Homo, homini lupus.Per la prima volta in vita sua smise di pensare, non aveva la forza e la lucidità per farlo, così fu il suo corpo a comandare stavolta, ripercorse la strada che aveva appena fatto, nella sua mente erano passate ore, nella vita reale neanche dieci minuti. Doveva essere cauto per entrare, ma nella situazione che trovò non fu necessario, c'era tanta gente che usciva ed entrava, chi preoccupato, chi scandalizzato, chi incuriosito, la confusione regnava sovrana, per cui fu facile confondersi nella mischia, benedisse la sua statura.
Entrò in casa e la situazione era peggiore, tutti gli schiavi erano in movimento, tra bende, teli, caraffe e ovviamente sangue . Qualche donna era anche svenuta. Un nucleo di persone era concentrato al centro della stanza, erano sicuramente lì. Restò pietrificato vicino al muro.
Non voleva vedere Mikey ferito, non voleva rivedere il sangue e soprattutto Gerard.
«Mantenete la calmi, miei sudditi, calmi!»
Una voce echeggiò in tutta la sala, dopo pochi secondi il silenzio più totale.
La figura di Nerone si elevò, probabilmente salì su un tavolo. Istintivamente Frank si nascose per quanto possibile dietro alle persone che aveva davanti.
«Volevo esprimere tutto il mio dispiacere alla famiglia Way per la terribile pena che è stata inflitta al giovane Michael, ma, prometto che sarà trovato il colpevole e pagherà con la vita, per alto tradimento al popolo romano!»
A queste parole la folla esultò, Frank deglutì, sentiva lo stomaco chiudersi.
Nerone aveva ragione, doveva morire, per un attimo pensò di costituirsi, di parlare lì davanti a tutti e di dichiarare la sua colpevolezza, di accettare le conseguenze del suo gesto, di morire con onore cercando di rimediare, per salvare almeno con questo estremo gesto la sua anima dalla fossa infernale.Schiuse le labbra, ma le parole gli morirono in bocca.
Mikey era stato medicato, le ferite chiuse con delle bende, non era molto profonde, il ragazzo aveva cercato di non lamentarsi per mantenere una certa virilità, ma dal suo volto si capiva che stava soffrendo molto, una cosa era certa, quel ragazzo poteva essere magro e inesperto, ma non gli mancava la forza d'animo e la dignità, quello era il tratto distintivo della famiglia, essere forti mentalmente. Più volte aveva detto di volersi alzare da solo, ma era stato Gerard a trasportarlo. Per placare il dolore gli erano state date delle erbe, almeno lo avrebbero fatto dormire. Di camminare non se ne sarebbe parlato per un bel pò, il riposo avrebbe fatto cicatrizzare la pelle prima.
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We'll go down in history
Fiksi Penggemar64 d.c. Roma imperiale. «Bene, spogliati» ordinò il tribuno. Lo schiavo sgranò gli occhi senza muoversi di un millimetro. «Sei sordo? ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard. Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato...