«Non le dispiacerà se siamo venuti qui ad eseguire degli ordini dati dal nostro caro imperatore, vero?».
Il cuore di Gerard prese a battere più velocemente, strinse le dita sull'impugnatura della spada, mantenendo la calma. Si specchiò nelle armature scintillanti dei soldati che aveva davanti, sorrise al suo riflesso. Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, non si sorprese infatti, era pronto a combattere, lo aveva sempre fatto, con coraggio e senza paura di affrontare la morte, lottava per gli altri e non per sé stesso, aveva capito che era molto più importante proteggere le persone care piuttosto che vivere senza. Fu esitante solo per un secondo, pensò che poteva evitare tutto questo, che avrebbe potuto fare qualcosa prima, ma poi si rese conto che non ne vale la pena mettersi a pensare troppo.
La cosa importante adesso era un'altra, andare avanti, e molto presto lo avrebbe fatto, ma non aveva fretta, suo padre gli diceva che bisognava prima pensare e poi agire e soprattutto agire con furbizia, Ulisse era sfuggito tante volte alla morte per il suo intelletto, dallo studio dei suoi avversari, rendendoli vulnerabili, attaccandoli dove erano più deboli: nella psiche. Con le parole giuste, poteva essere facile scavare nelle loro teste, e lui lo faceva.
«Voglio fingere di non sapere perché siate qui, in modo da rendere le vostre parole ancora più piacevoli alle mie orecchie» sorrise con il suo solito ghigno beffardo e rilassando le spalle.
«Siamo venuti a saldare i conti, dato che voi volevate fare un regalo al princeps, lui ha pensato di precedervi» ricambiò uno dei soldati.
«Che fantastica metafora! Non pensavo che insegnassero a voi cagnolini da guardia l'arte della parola, pensavo passaste il vostro tempo a scodinzolare al cospetto del vostro padrone» disse il tribuno schernendoli.
Tutti e tre persero il loro sorriso, colui che parlò irrigidì la mascella, se la prese più degli altri, spostandosi leggermente sul posto ed espirando, l'altro lo fulminò con lo sguardo intimandolo a stare fermo, fu uno sguardo di un secondo ma al tribuno bastò per capire.
Nel mentre Frank rimase bloccato alle spalle di Gerard, avrebbe voluto scappare, essere invisibile e andare via con il tribuno, avrebbe preferito un terremoto in quel preciso istante, che Giove fosse sceso dall'Olimpo in tutta la sua potenza, ma sapeva che non sarebbe successo. Non voleva combattere, ma per Gerard lo avrebbe fatto, nonostante poco prima gli avesse detto di stare fermo, sapeva bene che il tribuno calcolava ogni mossa, si fidava di lui e se ci fosse stata l'esigenza lo avrebbe fatto lottare, ma evidentemente non era quello il momento.
«Dovete perdonarmi, come potreste essere voi addomesticati, se il vostro padrone è una bestia priva di morale e intelletto!».
Quel ragazzo prese improvvisamente la spada che era al suo posto nella guaina e scattò in avanti, ma fu bloccato a sua volta dalla spada dell'amico accanto a lui, ancora sporca del sangue dell'ancella.
Lì Gerard pensò che tutto quello scalpore non poteva essere normale, il rispetto per il sovrano ci doveva essere, ma quello gli sembrava più. Ecco arrivato il punto debole che aspettava!
«Che c'è ragazzo?» disse rivolgendosi direttamente a lui.
«Il tuo imperatore non ti ha insegnato che non si viene in casa di altri senza un invito? Mi ricordo di te, sai? Un po' di tempo fa ti eri gettato tra le braccia di Nerone ubriaco marcio e se non sbaglio lui ti aveva bellamente scansato, pensavi che nessuno vi avesse visti? C'ero anche io a quella festa e mi hai fatto così ridere. Sono sicuro che poi il nostro caro imperatore si sia fatto perdonare privatamente... Magari subito dopo essersi accompagnato con qualche bella fanciulla, quella sera molte gli ronzavano intorno, ricordi? Sono sicuro che a quella visione hai affogato il dispiacere in quel bel liquido scuro... la tua delusione, che pena... Vuoi forse accomodarti? Il mio schiavo potrebbe servirti un po' di vino se ti va, magari potremmo ripetere l'esilarante esperienza» continuò il tribuno.
«Non lo tollero!» ringhiò.
«Calmo caro! Così potrebbe caderti la lingua e non sia mai che senza, tu non possa dilettare Nerone come si deve».
Frank tremò, non capiva perché gli stesse stuzzicando così, voleva peggiorare la situazione? E poi la memoria di Gerard era straordinaria, nessuno si sarebbe ricordato di un avvenimento così insignificante, eppure Frank non capiva perché aveva riportato alla luce una cosa del genere. Già erano abbastanza nei guai, pensò che l'intuito di Gerard non lasciava spazio alle bugie, aveva la capacità di capirti semplicemente osservando i tuoi gesti, il tuo respiro anche solo un minimo particolare e quel soldato era stato stolto nel lasciarglielo fare.
«Levati!» disse arrabbiato al compagno scrollando le spalle.
L'altro spostò la spada.
«Voglio ucciderlo da solo! Voglio tagliargli la testa e appenderla al muro della futuradomus aurea!» continuò rivolgendosi ai suoi amici.
«Non penso sia una buona idea» rispose uno visibilmente preoccupato.
«Non può parlare così! Voglio farlo fuori con le mie stesse mani e se provate ad avvicinarvi uccido anche voi!».
Senza aggiungere altro, corse verso Gerard sferrando un colpo di spada, con maestria il tribuno si spostò facendo andare il giovane vicino al muro opposto, aveva messo troppa foga in quella corsa.
«Dovresti dargli ascolto, sai?» rise trionfante.
«Adesso basta! Lo faccio per l'onore di Nerone!» urlò ormai pieno di rabbia.
Si ritrovarono faccia a faccia, entrambi in posizione di combattimento, nessuno si era azzardato ad intervenire, non potevano mettersi contro nessuno dei due, lo schiavo sapeva benissimo che se lo avesse fatto, avrebbe solo peggiorato la situazione.
Fu solo il soldato ad attaccare ed il tribuno parò tutti i colpi, non si sprecò neanche a contrattaccare, e Frank improvvisamente capì il perché.
Voleva farlo stancare.
Gerard aveva di proposito attaccato verbalmente quel soldato in modo da farlo combattere solo ed avere più possibilità di vincere.
Il combattimento vero e proprio era cominciato quando il soldato si spazientì e con la spada riuscì a sfiorare la gamba di Gerard, se non si fosse spostato in tempo si sarebbe ritrovato un bel taglio, evidentemente quel ragazzo si era stancato di giocare e Gerard gli diede corda cominciando anche lui a fare sul serio. Frank sudò freddo, non poteva accettare che al tribuno succedesse qualcosa, nella sua testa era sempre stato intoccabile, invincibile, come una divinità, ma in realtà era fatto anche lui di carne e questo pensiero lo terrorizzò.
«Complimenti, l'imperatore ti tiene bene in allenamento caro» disse con un po' di fiatone.
«Non so come voi Pisoniani possiate pensare di fare fuori Nerone» sputò l'altro.
«Esattamente così».
Senza dare il tempo all'altro di controbattere, approfittò della spada del soldato rivolta verso il basso, ad attaccare le sue gambe, Gerard saltò e fece alzare istintivamente il collo dell'altro, con un solo colpo gli tagliò la gola mentre si librava in aria. Gli occhi del ragazzo si girarono lasciando spazio al bianco, la sua bocca si aprì in un urlo muto e le sue mani andarono al collo ormai tagliato a metà, si udì solo un tonfo, quello del suo corpo.
L'altro ragazzo aveva approfittato della distrazione e delle spalle di Gerard per ferirlo, gli aveva fatto un bel taglio al braccio, ma non fu lui a ritrovarsi per terra. Con un tempismo perfetto Frank si abbassò e con un pugnale e gli infilzò un piede senza pietà e urlando in modo osceno, lo scaraventò a terra spingendolo con le braccia quando ancora il pugnale era dentro la sua carne. Una rabbia mai provata prima si impossessò dello schiavo, che appena si rese conto che quel soldato stava per fare del male a Gerard, si scatenò in lui, che fortunatamente si era messo un pugnale sotto la tunica nascondendolo persino agli occhi del suo amato. Fece in tempo ad evitare che quel maledetto gli tagliasse completamente il braccio, perché ci era davvero vicino, quel colpo doveva essere per uccidere, e sicuramente ci sarebbe riuscito.
«Gioco scorretto, complimenti» fece il tribuno tra una smorfia di dolore e di divertimento.
Frank si rialzò, mentre il soldato che era rimasto fermo fino a quel momento si precipitò dal compagno. Lo schiavo andò da Gerard e subito guardò il taglio, era abbastanza profondo, e doveva assolutamente essere curato, ma quando fece per toccarlo, il maggiore lo fermò.
«Non abbiamo tempo» disse indicando i due soldati entrambi in piedi davanti a loro.
«Comunque grazie...» mormorò alzando la spada.
«Caro schiavo, Nerone ci aveva detto di uccidere anche te dopo aver finito con il tuo padrone, ma ti sei appena guadagnato il privilegio di essere ucciso insieme a lui» ringhiò quello ferito reggendosi in piedi a stento.
«Io non penso proprio» disse facendo cenno a Frank di dividersi.
Il minore contro il soldato ferito e Gerard contro l'altro. Lo schiavo era in svantaggio avendo un arma meno forte rispetto ad una grande spada, ma compensava con il piede martoriato dell'altro.
Il ferito cominciò a sferrare alcuni colpi, che Frank schivò con agilità, non poteva attaccare da troppo lontano con il suo misero pugnale e purtroppo schiavare era tutto ciò che poteva fare.
Dall'altro lato il tribuno era in difficoltà, il braccio pulsava e il sangue continua a colare facendolo sentire debole. Si puntarono le armi contro andando l'uno contro l'altro, Gerard riuscì a togliere l'elmo del soldato, ma il soldato gli fece cadere la spada di mano, e il tonfo del metallo fece fermare l'altro e Frank. Lo schiavo si distrasse, voleva correre verso il tribuno per salvarlo, ma il suo avversario approfittò per bloccarlo afferrandolo dalle spalle e sollevandolo, aveva buttato la sua arma per poter stringere il piccolo, che non riuscì a svincolarsi da quella presa micidiale.
Il secondo soldato puntò la spada con la punta al collo esposto di Gerard, che deglutì, senza perdere il coraggio e la dignità restò immobile, non sarebbe scappato, avrebbe ancora combattuto con l'ultima arma che aveva, la parola.
«Ultime parole tribuno?».
«Pensavo che vi voleste divertire di più, davvero volete dire di aver ucciso il tribuno Gerard Way con una semplice e banale spada, non prendendovi la soddisfazione di togliermi il sorriso con le vostre mani? Perché non fare uno scontro corpo a corpo soldato?» disse debolmente con una voce che non sembrava neanche la sua.
Implorare non era nella natura del tribuno, non lo aveva mai fatto e mai avrebbe pensato di farlo, ma per la vita di Frank ne valeva la pena. Quando aveva promesso che avrebbe impedito alla morte di passare per quella casa non stava scherzando, ripensò a quella sera che lo schiavo gli aveva chiesto di ucciderlo, a come si era confidato con lui parlando di suo padre, a come avevano fatto l'amore addormentandosi insieme. Era per quei momenti che valeva la pena vivere, Frank meritava di vivere quei momenti, il suo cuore era buono e puro, solo che lui lo aveva capito troppo tardi, voleva farlo diventare nero come il suo, come il destino lo aveva fatto diventare, ma non ci era riuscito e fu felice di questo. Lui doveva continuare a vivere per entrambi. Avrebbe rinunciato alla cosa più grande ed importante per tutti i romani, alla sua dignità, al suo mos maiorum, pur di proteggere quel cuore, non lo aveva protetto da sé stesso, ma doveva proteggerlo dal resto del mondo.
«Forse il suo parlare ha potuto funzionare con il mio compagno, ma non con me, non sono così stolto, lei è un uomo intelligente, ma non ha fatto bene i suoi calcoli, sono sicuro che suo padre sarebbe dispiaciuto per questo» rise malvagio.
Gerard girò velocemente la testa verso Frank.
«Solo un momento!» esclamò con tutto l'ossigeno che aveva in corpo.
«Ascolto, basta che sia per poco, non sono poi così cattivo».
«La mia vita per quella dello schiavo» disse fermo.
«Non penso che lei sia nella condizioni da poter chiedere una cosa del genere».
«L'ordine di Nerone è stato uccidermi, giusto? Ma perché non alzare il tiro? Perché non consegnarmi a lui, in modo che si possa divertire personalmente a uccidermi? Molte persone sono state coinvolte in questa congiura di Pisone, quindi il principes non ha avuto occasione di vederci morire uno ad uno, perché siamo troppi. Immagino che sarebbe molto felice di vedermi fare L'ultimo respiro sotto le peggiori torture, peggio di quelle inflitte ai cristiani, sotto le sue mani» continuò cercando di essere il più convincente possibile.
Il soldato ci rifletté un attimo, il tribuno aveva ragione, per Nerone sarebbe stata una grande soddisfazione.
«NO!» strillò Frank dimenandosi come un forsennato, le lacrime stavano scendendo sul suo viso senza controllo a queste parole, il soldato faticava a tenerlo fermo, e gli diede un calcio nel polpaccio, ma niente lo avrebbe potuto fermare.
Gerard lo guardò di nuovo, il suo sguardo implorava perdono.
«Io ti a...».
Senza che Gerard riuscisse a finire la frase, una freccia arrivò dall'alto e finì dritta nell'orecchio dell'avversario, la spada tremò sotto le sue dita e cadde a terra insieme al corpo che aveva perso la vita all'istante.
Tutti sospirarono dalla stupore.
Da dove era venuta quella freccia?
Lo schiavo pensò di aver avuto un'allucinazione, ma quando un'altra freccia centrò perfettamente la mano del soldato che gli teneva il petto, capì che tutto quello era reale.
Il ragazzo urlò in preda al dolore e con tutte le sue forze tirò per staccare quella punta che gli aveva perforato la pelle, Frank approfittò per svincolarsi, graffiandosi leggermente con la punta delle freccia che aveva attraversato la mano del nemico.
Gerard prese la spada in mano, pronto a far finire quell'incontro, ma non era ancora abbastanza lucido per poter agire, inoltre, il ragazzo stava per scappare via, ormai era solo ed in svantaggio.
Un'altra freccia gli perforò una gamba e quello cadde.
Il tribuno si avvicinò a lui lentamente, per quanto le sue forze gli permettessero di muoversi.
«Pe... Per favore...» implorò l'uomo disteso.
«Qui siamo a Roma» sillabò Gerard.
Conficcò la lama della sua giugulare con un unico colpo secco.
Frank arrivò alle sue spalle, con gli occhi spalancati e con il fiatone, il maggiore si voltò e senza dire una parola lo afferrò stringendolo forte a sé. Non seppero quantificare il tempo in cui rimasero in quella posizione, ma ormai non importava più, erano sopravvissuti.
Si staccarono pochi secondi solo per far unire le loro labbra, quel bacio significava tante cose, era pieno di paura, paura che quelle bocche non si sarebbero mai più rincontrate, ma anche gioia.
«Tutto bene?» una voce li interruppe.
Mikey uscì da una porta nascosta nel muro.
«Fratello! Per Giove dove eri? Eri tu? Cammini?» chiese Gerard incredulo precipitandosi da lui per sostenerlo, lo schiavo fece esattamente la stessa cosa, ma Mikey gli fece cenno di stare fermi.
«E chi pensavi che potesse essere?» rise leggermente.
«Non intendevo dire questo... Non pensavo... Insomma... Sapevo che fossi bravo, ma non pensavo così tanto!».
«I mesi di reclusione sono stati proficui, inoltre era da un po' che volevo provare ad alzarmi, sapevo che ci sarei riuscito, quando ho sentito i rumori, sono salito nel passaggio segreto di papà».
«Quale passaggio segreto?!».
«Sai Gerard, nostro padre ha sempre saputo che tu eri forte, ma ha sempre saputo che io era agile anche se mingherlino, in tutte le stanze c'è una piccola porticina che tramite delle piccole scale conduce in uno stretto corridoio sopra le nostre teste, gli affreschi nascondono un piccolo balcone che si affaccia su questo soggiorno, per questo i muri di casa sono così spessi, sono stati costruiti a misura d'uomo».
«Ma perché non me lo ha mai detto?».
«Gli feci la stessa domanda, e lui mi rispose che tu non avresti avuto bisogno in caso di emergenza».
«Capisco... Grazie comunque, se non fossi intervenuto tu... Non ci voglio neanche pensare!».
«Diciamo che ho ricambiato il favore che mi hai fatto non facendomi partire».
La bocca di Frank si spalancò, seguita a ruota da quella del tribuno.
Lui lo sapeva?
«Come hai...» chiese sbigottito.
«Sapevo che saresti stato disposto a tutti pur di non farmi morire in Palestina e dopo che parlare con Nerone non aveva avuto effetto, ho capito che non ti saresti rassegnato tanto facilmente... E poi immaginare a chi tu lo abbia fatto fare non è stato poi così difficile» disse guardando lo schiavo con un sorriso.
Frank diventò rossissimo.
«Anche se sei stato brutale, ti ringrazio, non sarei qui se non fosse per te e nonostante le sofferenze per queste gambe, adesso sto bene ed è solo grazie a te fratello».
Il tribuno non aggiunse nulla, andò verso Michael e lo abbracciò forte.
«AIUTO!».
La voce di Lavinia echeggiò in tutta la casa, era entrata dalla porta rimasta aperta.
Frank e Mikey stavano medicando Gerard che era seduto su una poltrona.
«Stanno venendo anche a casa mia, mio padre! Dovete aiutarmi!» urlò la ragazza scossa.
Il tribuno si alzò subito.
«La guerra è appena iniziata».Salve!
Mi scuso per averci messo così tanto ad aggiornare, ma ho la maturità e non penso che pubblicherò tra poco, sinceramente mi voglio concentrare su questi esami, per cui penso che aspetterò di essere libera per poter scrivere come si deve.🙈
Allora, un pò di chiarimenti, il "mos maiorum" era il codice morale dei romani, al quale erano molto attaccati. Nerone mandò realmente i soldati ad uccidere chi aveva tramato contro di lui, e tra questi ci furono poeti come: Seneca, Petronio e Persio, diciamo che si era incazzato parecchio, e io direi anche giustamente lol
Vi aspettavate che il nostro piccolo Moikey avesse capito tutto? In fondo è pur sempre fratello di suo fratello u.u
Inoltre spero che nessuno sia rimasto turbato per la violenza del capitolo, ma che sarà mai un pò di sangue quando c'è la Frerard che si ama, no? 🌈
Ringrazio per tutte le stelline, questa ff significa molto per me, per cui grazie ancora! ❤
A presto!
xoxo
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We'll go down in history
Fanfiction64 d.c. Roma imperiale. «Bene, spogliati» ordinò il tribuno. Lo schiavo sgranò gli occhi senza muoversi di un millimetro. «Sei sordo? ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard. Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato...