Pensava che nella vita gliene fossero capitate tante, ma non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe ritrovato in un'arena a combattere. La cosa peggiore è che sapeva benissimo che tra due avversari che entravano, ne doveva uscire solo uno. Per un attimo pensò, di arrendersi, di gettare a terra le armi, ma sapeva che fare il pacifista non avrebbe portato a nulla...
Poteva sempre lasciarsi morire, usare quel pugnale contro sè stesso, di porre fine a tutte le sofferenze, tutte le preoccupazioni, a tutta la sua vita. Chiuse gli occhi, da là sotto si sentiva la folla parlare, gli sembrava quasi di stare in mezzo a loro, non aveva mai fatto pensieri del genere, si era sempre lasciato al suo destino, aveva sempre seguito ciò che la vita gli aveva offerto, si era accontentato del nulla. Il suo sguardo andò verso l'alto, pregò di non incontrare Nerone e allo stesso tempo cercava il sorrise beffardo del tribuno che lo aveva condannato a morte. Ma con delusione non lo trovò, avrebbe voluto sfidarlo, dirgli qualcosa, ma in questo momento era inutile, aveva altro a cui pensare. Si sentì stupido per non aver sospettato nulla, per non aver provato a scappare quando ne aveva avuto l'occasione.
Aveva deciso di combattere, di provarci almeno, aveva qualcosa da dimostrare, al tribuno, ma soprattutto a sè stesso. Lui era forte, la mente più del suo corpo, poteva farcela.Ad interrompere i suoi pensieri fu un rumore di catene, uno dei tanti cancelli si stava alzando, Frank riaprì gli occhi, e con lentezza disarmante vide una bestia venire verso di lui. Era un leone probabilmente, lo schiavo non ne aveva mai visto uno, solo per raffigurazioni, aveva il manto dorato e la chioma folta, si soffermò a guardare le zampe, quegli artigli erano affilati. Sospirò forte, il suo avversario non era neanche umano.
Questo rendeva le cose più facili e più difficili, aveva più possibilità di vincere, ma avrebbe dovuto uccidere. Questo pensiero lo fece rabbrividire, non tollerava di poter togliere la vita ad un altro.La bestia si abbassò con le zampe anteriori, stava caricando, dopo neanche un secondo avrebbe cominciato a correre, prontamente Frank scattò un secondo prima di essa, riuscì ad arrivare dalla parte opposta, entrambi sollevarono una nube di fumo. Stava sudando freddo, il leone fece di nuovo il gesto precedente, ruggendo spazientito, Frank corse più veloce possibile, sapeva di non poter andare avanti per molto tempo così.
Maledisse quel pugnale, se solo avesse avuto una spada...
Doveva attaccare, almeno doveva provarci, l'animale stava per correre, lo schiavo, invece di prendere la via opposta, gli andò incontro, con il pugnale ben saldo in mano e lo scudo davanti.
Entrambi caddero a terra, due gemiti strozzati echeggiarono nell'aria contemporaneamente, sulla sabbia sangue e nell'aria fumo, a coronare il tutto c'era il silenzio dall'alto. La nube aveva coperto la visuale, ciò che aveva sentito Frank era il dolore, ma sapeva di averne anche inferto, era strano, lui ne aveva sentito così tanto, che non sapeva neanche cosa si provasse a stare dall'altro lato. Alzando il busto da terra si guardò la coscia, il segno degli artigli era ben visibile, il sangue e la sabbia nascondevano i tagli, bruciavano terribilmente, ma non erano troppo profondi, non c'era tempo per pensare a quello, doveva rialzarsi velocemente, ebbe dei secondi di vantaggio, il tempo di vedere la bestia rialzarsi dal sangue e tenere sollevata la zampa destra, erano pari, feriti dove erano più forti.
Il leone ruggì forte, tanto da far tremare lo schiavo, l'aveva fatta grossa, se prima era un giochetto di velocità, adesso era una questione di morte. Il pubblico si mise a gridare.
Respirava affannosamente, l'elmo gli copriva quasi tutta la faccia, ma riusciva a fissare negli occhi l'animale che aveva di fronte, era una piccola battaglia anche quella, Frank non era mai stato al potere, era sempre il sottomesso, sempre sotto, ma stavolta non lo sarebbe stato, aveva qualcosa per cui lottare, qualcosa che valeva molto più della vita stessa, la libertà.
Prima che gli avversari potessero muoversi, dietro al leone, in una grande nuvola, tra urla e fischi, comparve un'esile figura. Un altro combattente, non aveva l'aria di essere un gladiatore, era magrolino, anche se abbastanza alto, aveva anche lui un elmo coprente, non poteva vederlo in faccia, ma vedere che in mano aveva una spada gli bastò. Pensò che quello scontro doveva essere una presa in giro, mettere un nano ed un secco contro un essere di quelle dimensioni era veramente crudele. Nonostante tutto, doveva assolutamente raggiungerlo, non poteva parlargli da quella distanza, non sapeva se quello era uno scontro ad eliminazione, ma decise subito di schierarsi con l'umano, vinceva la stessa razza.
Approfittò del momento di distrazione per ragionare, non poteva passare di lato, l'animale lo avrebbe raggiunto in pochi secondi, nè tanto meno sperare che gli avrebbe dato tempo concentrandosi sul nuovo arrivato, ormai era lui il suo obiettivo, la vita d'uscita era una soltanto.
Con tutta la forza che aveva nelle gambe si gettò in avanti, per un secondo ebbe davanti al viso le fauci spalancate dell'avversario, pronte a ricevere la sua carne, ma, spingendosi con le punte saltò, e mettendo lo scudo sul dorso dell'animale si diede la spinta per andare avanti, la bestia provò a sollevarsi, ma aiutò solo lo schiavo a scivolare per fuggire prima, ripetè l'azione per superarlo completamente. Per quel momento ci fu silenzio, ma dopo tutte le persone presenti si alzarono per contemplare quell'azione straordinaria. Frank avrebbe voluto compiacersi per questo, ma i tagli pulsavano e il suo cuore batteva troppo forte, si ripetè una frase: non c'è tempo.
Arrivò al suo traguardo, dalla sua unica speranza, senza che si dicessero niente, l'altro gli strinse il polso in segno di alleanza, velocemente si allinearono.
«Che facciamo?» chiese lo schiavo respirando affannosamente.
«Non ne idea, comunque complimenti» disse lo sconosciuto.
«Grazie, ma intanto direi di tenerla a bada» aggiunse indicando con la testa avanti.
Il leone si stava avvicinando piano, aveva una postura bassa, stava ruggendo spalancando la bocca, era senza dubbio furioso e questo fece stringere più forte le impugnature a Frank.
«Ascoltami, ci dovremo separare, ma tu dovrai rifare quel salto e al resto penserò io» disse l'altro ragazzo, per un attimo gli sembrò quasi di vedere la sicurezza di Gerard, forse stava solo sognando.
Prima che potesse rispondere, il ragazzo si mosse contro l'animale, lo con lo scudo parò un paio di colpi, cercando anche lui di colpire, ma entrambi si respingevano a vicenda, Frank stava lì immobile ad osservare la scena, quello era combattere valorosamente, sospirò.
Doveva agire, ma il dolore alla coscia si intensificava con il movimento, strinse la pelle intorno fino a farla diventare bianca, doveva sopportare. Corse il più velocemente possibile per andare dalla parte opposta dei combattenti, doveva attirare la bestia a sè, ma come?
Il ragazzo non poteva cedere, altrimenti sarebbe stato ferito, ma Frank ebbe un'idea. Raccolse tutte le sue forze e cominciò ad urlare, ma con il vocio della folla non si sentiva molto, ma il suo misterioso compagno sembrava aver capito e con astuzia si allontanò facendo girare lo sguardo su Frank, che gli rispose uno sguardo complice, ma prima che potesse rendersene conto, il leone stava correndo verso di lui e quindi dovette concentrarsi, non sapeva se sarebbe riuscito a rifare quella mossa, era stata così spontanea che adesso era difficile. Ma non poteva pensarci più di tanto, cominciò a correre e impuntando i piedi saltò di nuovo, la bestia si stava per alzare, ma Frank fece in tempo a salirci sopra, solo che invece di poggiare lo scudo sul suo dorso, poggiò il pugnale cercando di andare più a fondo possibile, con un tempismo perfetto, il ragazzo si mise davanti alla testa dell'animale e, con un colpo secco, gli tagliò la gola. L'animale cadde a terra insieme a Frank, per la collisione era lì anche lui, prontamente lo sconosciuto, tra le urla e gli esultò, lo aiutò ad alzarsi.
Era vivo, era davvero vivo. Non pensava di potercela fare e invece era vincitore, disprezzava tutta quella violenza, quel sangue a terra, ma sentirsi acclamato era bello, quello fu un attimo di leggerezza, decise di godersi quel momento senza pensare. Fu lì che si spezzò la magia, sotto un arco, c'era una figura inconfondibile, Gerard che batteva le mani compiaciuto. A grandi passi stava venendo verso di lui, Frank non capì nulla sapeva solo che la voglia di ucciderlo era svanita nel nulla, istintivamente scattò in avanti, ma il tribuno era già dal ragazzo al suo fianco, si abbracciarono forte.
«Bravo fratello!» esclamò.Mikey!
Una volta tornato a casa le ancelle pensarono a medicarlo, mentre tutti gli altri acclamavano il ragazzo, era scioccato dal fatto che fosse proprio lui, una cosa era certa, nella famiglia Way non mancava il coraggio e la sfrontatezza.
Approfittando della confusione si rifugiò nella sua stanza gettandosi sul letto, non aveva ancora realizzato, aveva davvero ucciso qualcuno? Certo, era un animale, ma pur sempre un essere vivente, una voce nella sua testa gli diceva che era un assassino, un'altra che se non lo avrebbe fatto sarebbe morto lui. Era confuso, aveva dimostrato di potercela fare, eppure si sentiva così sporco.
Chiuse gli occhi.
«I miei complimenti Frank» improvvisamente il baricentro del letto si spostò, aprì gli occhi e si ritrovò il meraviglioso viso del tribuno davanti.
Non sapeva cosa dire.
«Io...» deglutì e prese coraggio.
«Perchè?» disse alzando il busto e cercando di essere duro.
«Dovresti ringraziarmi» esordì Gerard.
«Per avermi gettato come pasto ad un leone? Per avermi messo in svantaggio dandomi un pugnale? Per avermi fatto uccidere? O per non avermi detto niente» disse accecato dalla rabbia.
«Sono uno schiavo, sono il nulla ma non sono un gladiatore» aggiunse agitato.
Il tribuno si gettò contro di lui, petto contro petto per tenerlo fermo.
«Non puoi parlarmi così ragazzo» ringhiò.
«La tua vita non è stata in pericolo neanche per un attimo, c'era mio fratello con te, ed io ero pronto ad agire in qualsiasi momento» disse lasciando la presa.
Quel contatto fece calmare Frank, pensare che c'era Gerard a proteggerlo gli fece sentire le farfalle nello stomaco.
«Ma non c'è stato bisogno di me, lì dentro l'arena, era come se lo fossi, e poi... è stato stupendo vederti combattere e vincere, ma soprattutto montare quel leone»
Il respiro di Frank si fermò, quello era troppo, era più forte di tutte le emozioni che aveva vissuto quel giorno.
«montare?» gli uscì sforzato.
«Sì, mi sono eccitato un sacco, mi sono goduto tutta la scena dal basso, eri così forte, non conoscevo questo lato di te... e mi piace» disse maliziosamente il tribuno avvicinandosi.
I loro nasi si stavano sfiorando, tra i loro sguardi il fuoco. Una mano del tribuno andò ad accarezzare con gentilezza la pelle vicino alla ferita, con estrema delicatezza passò sopra le bende e fece venire i brividi al ragazzo.
In un impeto di coraggio azzerò le distanze e fece scontrare le loro bocche, si sentì in imbarazzo subito dopo, le labbra di Gerard gli diedero il coraggio di continuare. Mise una mano dietro la sua nuca e come risposta le mani del tribuno si posizionarono sui suoi fianchi per attirarlo a sè.
Era un bacio strano, pieno di sentimenti contrastanti, paura e coraggio, potere e debolezza, ma soprattutto di passione, quelle due lingue si scontravano bisognose di contatto, movimenti veloci, che non lasciavano il tempo all'aria di entrare nei polmoni.
Fu Gerard a staccarsi, sospirò forte, come se non avrebbe realmente voluto farlo, ma fu la debolezza di un secondo, perchè poi nel suo sguardo tornò l'arroganza di sempre, mentre Frank già sentiva la sua mancanza.
«Ti faccio i miei complimenti anche per questo» rise.
«Tuttavia... ho un compito da affidarti»
Il tribuno si alzò e Frank gettò la testa indietro stanco, tutta quella tensione lo stava uccidendo lentamente.
«Sono finiti i giochi, questo è un compito diverso dagli altri, oggi mi hai dimostrato che sei in grado di fare determinate cose, per cui, dovrai seguire i miei ordini senza storie» Gerard fece una pausa, come a volerci pensare sù, come se non trovasse le parole.«Alla festa di Michael dovrai pugnalare di nuovo e comincia a pregare già da adesso che gli dei siano con te».
STAI LEGGENDO
We'll go down in history
Fanfiction64 d.c. Roma imperiale. «Bene, spogliati» ordinò il tribuno. Lo schiavo sgranò gli occhi senza muoversi di un millimetro. «Sei sordo? ho detto "spogliati"» ripetè irritato Gerard. Frank rimase di nuovo fermo, Gerard si avvicinò con passo felpato...