Secondo capitolo

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La mattina dopo, quando entrai in classe, trovai il mio posto occupato. Seduta sulla sedia contro il muro c'era una ragazza molto bella. Subito mi colpirono i suoi capelli, ricci biondi ad incorniciare un viso a forma di cuore. Aveva le gambe accavallate e sotto il banco notai quanto fossero lunghe. Doveva essere molto alta.
Mi avvicinai e le indicai il posto vuoto accanto a lei. -Posso sedermi?

La ragazza alzò lo sguardo su di me e sorrise. Aveva dei denti bianchissimi e un sorriso grande e luminoso. - Certo! Per fortuna. Temevo di restare sola tutto l'anno.

Mentre mi sedevo, la osservai tirare fuori dallo zaino un piccolo astuccetto di plastica e distribuire sul banco vari cosmetici. Prese un rossetto rosso e se lo passò sulle labbra. Poi lo aggiustò con un fazzoletto. -Io mi chiamo Bessie- disse.

-Io sono Tamara.

Rimase il silenzio per un po', finendo di aggiustare il rossetto, poi si rivolse di nuovo a me. -Come vuoi che ti chiami?

-Cosa?- rimasi leggermente sorpresa da quella domanda, non capendo cosa intendesse. Le avevo detto il mio nome, ma era come se non l'avesse sentito.

-Il tuo soprannome. Qual è?

-Oh- tutti quelli che mi conoscevano, compresa la mia famiglia, mi chiamavano col mio soprannome -Tammy.

Lei ci pensò su e sorrise. -È delizioso. Dico davvero. Mi piace molto. Non ho mai conosciuto nessuno di nome Tamara. In questa città usano i soliti nomi. -

Mi venne in mente una cosa. -Bessie è un diminutivo?

Lei annuì. -È il diminutivo di Elizabeth.

-Pensavo che il diminutivo di Elizabeth fosse Betti o cose simili.

-È vero. Ma non mi piacciono i diminutivi troppo comuni, semplici. Nel caso non lo avessi capito, vado matta per i diminutivi, chiamo le persone solo con quelli. Non c'è un perché, mi piacciono. I nomi sono troppo comuni. Ecco perché adoro il tuo nome e ancora di più il tuo diminutivo. -

Bessie era sicuramente una ragazza un po' strana, ma mi piacque da subito. Aveva un sorriso contagioso ed era molto gentile e disponibile. Presto dimenticai la paura e ciò che mi ero ripromessa per quell'anno. Dopo quello che era successo a Crystal non potevo avere delle amiche. Non nel senso stretto del termine. Ma ci fu subito una profonda affinità con Bessie.

-Ehi, Bessie- disse una voce che riconobbi all'istante - vedo che hai conosciuto la dottoressa Jeckyll. -

Bruce si era fermato accanto al nostro banco. Indossava di nuovo la felpa da football sopra dei jeans strappati sul ginocchio. Vedendolo così da vicino, notai quanto fosse bello. Aveva la pelle abbronzata e una folta chioma castana, che lo facevano somigliare ad una statua di bronzo. Aveva stampato sul viso lo stesso sorriso strafottente del giorno prima. Tuttavia sotto quello, potei vedere il suo sguardo indugiare su di me. Mi stava dando una bella guardata.

-Jeckyll?- chiese Bessie confusa.

-Il suo cognome è Jeckyll, Tamara Jeckyll- rispose lui soddisfatto.

Bessie mi fissò per un momento e io mi preparai a sentirla ridere di me.
Con mia sorpresa invece sorrise. -Jeckyll, eh? Anche il tuo cognome è strano. Questa cosa mi piace!
Le sorrisi.

Lentamente cominciarono ad avvicinarsi altre persone al nostro banco. Tirai indietro i capelli e mi comportai come ero solita fare in pubblico, e cominciai a sentire quella sensazione piacevole che provavo nell'inserirmi. La popolarità è semplicemente un modo per dire "ehi, esisto anch'io". In una situazione come la mia non si possono avere amici. Lo avevo imparato a mie spese. Non ci trovavo niente di male a divertirsi un po ', e se le persone vogliono prenderti come modello, qual è il problema? Bruce mi osservò tutto il tempo anche mentre parlavo con gli altri e questa cosa cominciava a piacermi. Era bello da vedere e adoravo le attenzioni che mi riservava.

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