In piedi in un angolo della stanza, osservai Caliba ed i suoi uomini setacciare l'ufficio di Tiberio. Mi chiedevo cosa sarebbe successo ora che un Antico era morto.
-Farete una sorta di elezione? - chiesi, desiderosa di saperne di più. Volevo pensare a qualunque cosa che non fosse quello che poteva essere successo con Chris mentre ero incosciente.
-È una cosa possibile- rispose Caliba - solitamente il posto di un Antico viene preso da un famigliare molto prossimo, oppure è un'eredità che viene tramandata dall'Antico stesso per iscritto. In caso non avvenga nessuna delle due situazioni, si ricorre ad un'elezione per voto. -
Lo fissai con occhi spalancati. - Ciò significa che... Chris diventerà un Antico? Prenderà il posto di suo padre? -
-Assolutamente no. È troppo giovane. Avrà un ruolo rilevante nella Casata, ma non sarà lui il capo. Finché non raggiungerà l'età adatta, sarà qualcun altro ad occuparsene e Chris non potrà fare molto senza il suo consenso. -
Derek entrò nell'ufficio. - Nessuna traccia di Chris. Sembra scomparso. -
Caliba non lo degnò neppure di uno sguardo. - Andrai con alcuni miei uomini a cercarlo. -
-Ma Tamara... -
Caliba si voltò di scatto e sollevò la voce. - Non è più una tua responsabilità. -
Derek restò per un momento in silenzio, la mascella contratta e i pugni stretti lungo i fianchi. Poi uscì.
-Che significa? - chiesi confusa,ma Caliba non mi rispose.
Feci per uscire e seguire Derek, ma l'Antico mi fermò. - Non è il momento, Tamara. -
Lasciammo la Villa. Caliba passò tutto il tempo al telefono, parlando con tono concitato di ciò che sarebbe conseguito alla morte di un Antico. Dal canto mio, trascorsi il tempo a guardare fuori dal finestrino, con la guancia ancora intorpidita per il colpo subìto e concentrata sul resto del mio corpo. Non sentivo dolore al basso ventre, cosa che sarebbe dovuta seguire alla perdita della verginità, ma il pensiero non bastava a rassicurarmi. Io e Chris eravamo soli in quella stanza, io incosciente e lui del tutto libero di fare ciò che voleva di me. Era difficile pensare che, in simili condizioni, mi fosse andata ancora una volta bene.
Una volta terminata la sua telefonata, chiesi a Caliba se la Villa dove era avvenuta la lotta fosse la residenza ufficiale della famiglia Gandhi e lui mi spiegò che lì viveva un vecchio amico di Tiberio, che aveva offerto loro ospitalità. Aveva tentato una debole difesa contro Caliba, ma aveva finito per arrendersi quando si era reso conto di non avere altra scelta.
Mi portò in uno studio medico dove mi fece visitare. Mi fecero indossare un camice completamente bianco e mi fecero diversi esame, per controllare i miei parametri vitali, considerato quanto del mio sangue aveva bevuto Chris. Erano stati tutti soggiogati per non fare domande.
Poi un ginecologo mi visitò con attenzione e disse che non c'erano i segni di un recente rapporto sessuale. Conscia che non avrei potuto ottenere una risposta più precisa e parzialmente rassicurata, una volta giunta in Hotel andai a cercare Derek.
Caliba aveva scelto un hotel nel centro di Atlanta, dove saremmo rimasti fino al giorno seguente, prima di prendere l'aereo. Avevo visto Derek entrare nella sua stanza in silenzio e mi ero dovuta trattenere dal andargli subito dietro. Appena Caliba lasciò l'hotel, uscii dalla mia camera e mi diresse verso quella di Derek. Bussai e, non ricevendo alcuna risposta, provai ad abbassare la maniglia. La porta era aperta.
L'ambiente era identico a quello della mia stanza: pavimento rosso e pareti color pesca; un letto matrimoniale al centro della stanza, un armadio a due ante proprio di fronte, con uno specchio di forma rettangolare su una delle ante; un tavolino in un angolo, con sopra una lampada e un televisore spento. Derek era davanti alla finestra, le braccia strette attorno al corpo come se avesse freddo.
-Derek-lo chiamai entrando.
Si voltò verso di me. Vidi che aveva gli occhi spalancati, le pupille dilatate e scure, le labbra ridotte ad una linea sottile. Sembrava sul punto di piangere, anche se non mi sembrava possibile. Pareva che stesse per scoppiare.
-Tamara- sussurrò il mio nome, lentamente, con voce tremante.
Poi si schiarì la gola. - Cosa ci fai qui? -
-Volevo solo dirti che... Non è successo niente. Con Chris. O almeno, è quello che ha detto il medico.-
Lui annuì, ancora lentamente. - Ne sono felice. Davvero. Un... Peso in meno. -
-Che vuoi dire? - gli chiesi. Ma nel momento in cui pronunciai quelle parole, capii. E sentii tanto dolore nel petto. - Oh, Derek. Non... -
Mi sporsi verso di lui, ma Derek indietreggiò scostandosi da me.
Mi fermai, il braccio ancora proteso. - Che cosa intendeva Caliba quando ha detto che non sono più un tuo problema? -
I suoi occhi lampeggiarono. - Ti assegnerà un'altra guardia. Magari una che non ti lasci da sola in compagnia di vampiri, venendo meno al suo dovere e mettendo in pericolo la tua vita. -
-Non fare così! Sono andata di mia spontanea volontà. -
-Ed io non ti ho fermata- parlava risoluto ed io mi resi conto, con sgomento, che si sentiva davvero in colpa. Stava tremendamente male per ciò che aveva fatto. O meglio, per aver permesso che ciò accadesse.
-Non avresti potuto. Sapete che quando mi metto qualcosa in testa... Che quando si tratta di difendere la mia famiglia... - cercai le parole per spiegare quel senso di protezione che avevo provato, ma non ci riuscii. Rinunciai. - Io gli parlerò. -
Derek scosse la testa. - Non capisci? È molto meglio così. Non sei al sicuro con me. -
Si voltò verso la finestra ed io sentii il cuore sprofondarmi nel petto. Non volevo che si allontanasse da me per qualcosa che avevo voluto fare io, non volevo che si sentisse così in colpa e non volevo vederlo così sofferente. Non ero arrabbiata con lui perché mi aveva lasciata nelle mani di Chris. Era stata una mia scelta e doveva capirlo.
Mi feci avanti e gli avvolsi le braccia attorno al corpo da dietro, stringendolo. Lui sussultò ed io lo strinsi più forte.
-Tu non capisci. Con te mi sento al sicuro come non succede con nessun altro. Non basta avere qualcuno che ti stia vicino e ti controlli, è anche una questione di emozione. Perché qualcuno si sente al sicuro nella propria casa? Perché è sede di sentimenti positivi, di calore, di amore. Tu mi fai provare tutto questo, Derek. Io non ho mai avuto una vera casa. Da anni vivo in una stanza di albergo, e dopo 12 mesi me la lascio dietro senza rivederla più. Ma con te... Io con te mi sento a casa. Io con te mi sento al sicuro, perché ti amo così tanto che il resto non conta. -
Derek voltò la testa e abbassò lo sguardo su di me, con occhi ancora più spalancati di prima. Era sorpreso.
-Tamara...-
-Ti amo- ripetei - mi hai capito? Ti amo. -
Si voltò completamente verso di me, di scatto, e per un attimo temetti che volesse mandarmi via da lui. Invece avvicinò una mano al mio viso e mi sfiorò la guancia, delicatamente, guardandomi.
-Non gli permetterò di portarti via da me- dissi, con la gola improvvisamente secca - non voglio perdere qualcosa di così bello. -
Poggiò anche l'altra mano sulla mia guancia e si chinò in avanti, baciandomi. Trattenni il fiato e ricambiai, scaricando tutta la tensione che avevo accumulato in quella giornata. Gli allacciai le braccia intorno al collo e lasciai che mi sollevasse, fino a posarmi delicatamente sul letto.
Le cose che gli avevo detto dovevamo averlo colpito molto, perché per una volta vidi un totale abbandono verso i suoi sentimenti e verso di me. Soltanto un'altra volta mi aveva baciata senza paura, nella palestra del collegio. Ma lì non era in sé, doveva aver bevuto e sembrava preda in una follia. Ora invece era sì trascinato dai suoi sentimenti per me, ma li accettava e per questo poteva controllarli, senza provare paura o rimorso.
Come poteva qualcosa di così profondo essere sbagliato?
Indietreggiai con il sedere sul letto, per fargli spazio. Derek mi seguì, affondando con le ginocchia nel materasso. Mi sbottonò lentamente la camicia, senza smettere di baciarmi,e quando ebbe finito me la sfilò dalle spalle. Gli passai le dita tra i capelli morbidi e folti, mentre una mano scivolava sotto la sua maglietta sulla pelle liscia della schiena. Sentii quella di Derek tra le scapole e, con un brivido, avvertii le sue dita sganciare il gancetto del reggiseno.
Mi sdraiai e lasciai che mi guardasse, sentendomi esposta ma non vergognandomene. Si trattava di Derek. Gli avevo mostrato la mia anima, l'avevo messa a nudo. Mostrargli la mia pelle non era niente in confronto a quel che avevo già fatto. La parte più intima e profonda di me lui la conosceva già. Ora volevo che mi vedesse completamente.
Derek mi guardò, con il viso rosso e gli occhi scintillanti. Le sue dita mi sfiorarono le labbra, poi scesero a seguire il profilo del mento e poi ancora giù, lungo il mio collo. Il mio cuore prese a battere più veloce, al pensiero del mio sangue potente che scorreva proprio sotto i suoi polpastrelli, ma in quel momento a lui non importava. Quando, con delicatezza, seguì il profilo del mio seno destro, sentii il mio corpo tremare per le forti sensazioni che quel semplice tocco mi dava. E quando lui vide questo, quando si accorso del mio sguardo che cercava di trasmettergli sicurezza nonché tutta la fiducia che avevo in lui, mentre cercavo di fargli capire che non doveva trattenersi, perché non ero un oggetto fragile che poteva rompersi, vidi qualcosa in lui prendere atto della cosa e le sue difese crollarono. Afferrò un capezzolo tra due dita e lo tirò leggermente, e questo mi bastò per mandarmi totalmente in confusione. Desiderai che Derek ci modellasse le labbra attorno e lui, come leggendomi nel pensiero, si chinò su di me per farlo. Nel momento in cui fui io a toccarlo, sfiorarlo, accarezzarlo, vidi l'autocontrollo che cercava sempre di mantenere in ogni occasione sbriciolarsi sotto le mie dita.
Così gli altri vestiti volarono, né troppo in fretta né troppo piano. Derek sapeva essere incredibilmente dolce, ed in quel momento sentii che anche lui si stava mettendo a nudo, non soltanto fisicamente ma soprattutto spiritualmente. Non mi importava che pensasse che quella non fosse la mia prima volta, perché bastava che fossi io a saperlo. Probabilmente, se lo avesse saputo, non avrebbe voluto farlo. Le sue dita e i suoi baci furono talmente tanto passionali e piacevoli sul mio corpo che esso reagì di conseguenza e fu pronto ad accoglierlo dentro, così il dolore, pur se presente, fu dimenticato in fretta e sostituito dal piacere. Non una sola goccia di sangue Pandora fu versata e di questo fui grata. Se Derek si accorse del mio segreto non lo diede a vedere e non ne fece mai parola.
Fu delicato e premuroso, ma il piacere fu immenso. Alla fine gli affondai le dita nella schiena, preda delle forti emozioni che provavo nel potermi fondere con lui, nel sentire le nostre anime toccarsi, nel poterlo amare senza paura. E dopo Derek non mi guardò con disgusto o rimpianto. Non mi allontanò da lui. Mi passò le dite tra i capelli, mi baciò sulla fronte e lasciò che mi addormentassi con la testa sul suo petto, cullata dal ritmo del suo respiro.
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Pandora
Vampiro[IN REVISIONE] Tamara Pandora Jeckyll è bella,popolare e intelligente, ma non è questo a renderla così speciale:è figlia di un vampiro e di un'umana. Un evento raro nella storia, poiché vampiri e umani possono avere solo figli maschi. La sua vita è...