Quinto capitolo

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Quella notte rimasi a dormire da Bessie.

Sua madre (viveva con lei da quando i suoi genitori avevano divorziato) era fuori per lavoro, e Bes mi aveva chiesto di restare con lei. I miei genitori mi avevano dato il permesso di andarci, perché sapevano quanto desiderassi una vita normale e il più umana possibile. Bessie abitava in un appartamento ai limiti della città, vicino ad una piscina pubblica e ad uno stadio, dove organizzavano anche piccoli concerti. Andammo subito dopo scuola con la sua macchina.

Appena entrata in casa sua fui assalita da una strana sensazione. Quello non era l'appartamento di un hotel, era un appartamento vero e proprio che corrispondeva ad una casa per quelli che ci vivevano. Non c'era nessuno che la mattina, quando tutti erano fuori per lavoro o per scuola, ti cambiava le lenzuola, ti faceva i letti, cambiava gli asciugamani e passava l'aspirapolvere. Lì si poteva cambiare ciò che voleva, arredare in maniera diversa, cambiare il colore delle pareti e ... tenere un gatto. Bessie aveva due bellissimi gatti di un anno, fratello e sorella, dal pelo particolarmente soffice. Io adoravo gli animali, ma i miei genitori non mi avevano mai permesso di tenerne uno. Con il nostro continuo spostarci non potevamo permetterci un animale domestico. Per un attimo invidiai la mia amica, perché aveva una vita normale e poteva godere di quelle piccole cose.

-Tutto ok?- mi chiese Bessie spostando i gatti con un piede per impedire che uscissero, mentre chiudeva la porta e ci metteva il catenaccio.

Io sfoggiai un sorriso il più sincero possibile. -Sì, tutto ok. Stavo solo... dando un'occhiata in giro-.

Lei entrò in una piccola stanza dove c'era la cucina e aprì il frigo. -So che non è il massimo. Sono sicura che casa tua è molto meglio-.

Non dissi niente, perché ero fatta così. Qualunque cosa potesse danneggiare la visione che le persone avevano di me doveva restare un segreto. Ammettere di abitare in un appartamento di un hotel non avrebbe giovato alla mia reputazione, anche se si trattava di un hotel di lusso. -Perché hai messo il catenaccio alla porta?- chiesi per cambiare argomento.

-È un'assurda regola di mia madre. Alcuni del palazzo a volte dimenticano il portone aperto e quindi, secondo lei, potrebbero entrare dei ladri o altri malintenzionati. Una volta è rientrata a casa prima e, quando è riuscita ad aprire senza problemi la porta con la chiave perché non avevo messo il catenaccio, mi ha sgridata per un'ora.-
Risi, mentre lei mi passava una ciotola con del kebab. -Almeno ci ha preparato il pranzo.-

Mangiammo sul divano, guardando la televisione e prendendo in giro i giornalisti. Mi piaceva molto stare lì, potevo sentirmi a casa almeno per un giorno. Quella notte ordinammo la pizza. Bessie mi aveva prestato una sua canottiera nera e dei comodi pantaloni di pigiama bianchi. Faceva un po' caldo perché il riscaldamento era acceso, ma sua madre non voleva che lo toccasse quando lei non era presente. Mi spiegò che una volta, da bambina, lo aveva toccato e aveva preso la scossa.

Alle nove arrivò la pizza e noi ci accomodammo a mangiarla sul divano, guardando "16 and pregnant". Il mio telefono vibrò per un messaggio e lo aprii. Bruce mi aveva inviato una foto di lui e Cedric che mangiavano la pizza mentre giocavano ai videogiochi. In un messaggio aveva scritto: "anche noi ci viziamo :p". Gli risposi con un'altra faccina che mostrava la lingua e lui mi scrisse "tu non mi mandi nessuna foto?".

Abbassai lo sguardo sul mio abbigliamento. I pantaloni erano comodi e caldi, ma il pigiama non è proprio ciò che si potrebbe definire sexy. La canottiera però era molto attillata e scollata, e una buona parte del mio seno prosperoso era in mostra. Scossi la testa tra me e me. Se mio padre avesse scoperto una cosa del genere, avrebbe tagliato le dita a Bruce per aver scritto quel messaggio. "Te lo scordi, giovanotto. Non siamo così avanti, non ancora" gli scrissi.

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