Nono Capitolo

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Quando feci uscire Elide, Derek entrò in camera mia come se niente fosse e io sollevai un sopracciglio. - Non mi sembra di averti invitato. -

-E a me non sembra di avervi sentito parlare. -

-Non abbiamo parlato- dissi cercando di mantenere un tono di voce indifferente -le ho mostrato la cabina armadio. -

-Che visita lunga. -

-A che ora si esce domani? - chiesi cercando di cambiare discorso. Il giorno dopo era domenica, quindi avrei accompagnato Elide a comprare nuovi vestiti.

Derek inarcò un sopracciglio. - Che vuoi dire? -

-Domani è domenica. Abbiamo il permesso di uscire. -

Lui rise e scosse la testa. - Gli altri vampiri hanno il permesso di uscire. Non tu. -

Quelle parole mi lasciarono a bocca aperta e sentii la rabbia cominciare a scorrermi nelle vene. - Che cosa? Io ho gli stessi diritti che hanno loro. -

-Nessuno di loro è in pericolo di essere rapita e presa con la forza da un innumerevole numero di vampiri. -

Quella frase, detta da lui, mi fece arrossire. Tuttavia ciò non bastò a placare la mia ira e non potei accettare quella ingiustizia.

Uscii dalla camera a passo svelto e mi diressi verso l'ufficio di Caliba.
Sentivo Derek dietro di me e sapevo che avrebbe potuto raggiungermi in un attimo, ma mi stava lasciando il mio spazio e gliene fui grata.

Non bussai nemmeno. Quando entrai, Caliba era seduto al di là della scrivania, intento a compilare dei fogli. Posò su di me uno sguardo severo. - Non è il modo di entrare questo, Tamara. -

Ignorai il suo commento. - Che significa che domani non posso uscire come tutti gli altri? -

Derek comparve sulla soia e Caliba gli lanciò una rapida occhiata. - Sarebbe troppo rischioso. -

-Troppo rischioso? Quando capirai che non puoi tenermi rinchiusa qui trattandomi come una prigioniera? -

-Tamara, forse non capisci la gravità della situazione. Un vampiro oggi ha bevuto il tuo sangue, avrebbe potuto farti del male. -

-Già- dissi con un tono sarcastico - questo significa che sono al sicuro qui quanto lo sono là fuori. -

Caliba ammutolí e si passò una mano sulla fronte. - Non andrai. Il discorso è chiuso. -

Corsi in camera mia in lacrime. Incontrai Elide sulle scale, che mi fissò preoccupata. - Che succede? -
Le raccontai tutto e alla fine lei sussurrò un mi dispiace.

-Non preoccuparti, verrò domani. In un modo o nell'altro- dissi decisa.           

Quella mattina fui svegliata da un gran trambusto

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Quella mattina fui svegliata da un gran trambusto. Elide venne a bussare da me pochi minuti prima di uscire. Suo nonno era riuscito a farle indossare un vestitino azzurro e un giubbottino nero. Era la prima volta che la vedevo completamente vestita come una bambina normale.

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