Quarto capitolo

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-Com'è la California?-.

Bessie si stava mettendo con tranquillità dello smalto argentato sulle unghie, ignorando completamente la lezione di matematica. Non era una novità che odiasse quella materia, ma negli ultimi giorni c'eravamo viste in biblioteca e io le avevo dato una mano. La matematica era sempre stata una delle mie materie preferite, aiutava a mantenere attiva la mente e, una volta che si prendeva la mano, poteva anche essere divertente.

Ricopiai velocemente quello che il professore aveva scritto alla lavagna e feci un cenno verso il suo quaderno chiuso. -La California c'entra con la matematica?

Lei sbuffò senza interrompere il lavoro sulle unghie. -Andiamo, Tammy. Tanto non ci capisco niente. Rivediamo questa roba direttamente in biblioteca.-

Sospirai, cercando di seguire la lezione e allo stesso tempo la mia amica. -Suppongo che la California sia esattamente come appare nei film. Sole, molto sole. Corse in macchina con i finestrini abbassati e i capelli al vento.-

Bessie ridacchiò. -Mi prendi in giro?-.

Le sorrisi. -Solo un po'.-

-Ti è dispiaciuto lasciarla?-.

Cercai di mascherare la tristezza che mi assalì al pensiero di Crystal, conosciuta e morta in California.
-Avevo buoni amici lì- dissi con una certa malinconia.

-Ma li hai anche qui!-.

A parlare non era stata Bessie, che aveva capito di aver toccato un tasto dolente per me, ma Cedric, seduto nel banco davanti al nostro accanto a Bruce. Cedric era un ragazzo vispo e vivace, uno dei primi con cui avevo legato in classe. Aveva un volto infantile incorniciato da folti ricci rossicci e il viso cosparso di lentiggini. Portava occhiali blu che gli scivolavano continuamente sul naso. Era il migliore amico di Bruce. -Insomma, noi siamo sicuramente meglio- proseguì quello.

Nonostante tutto sorrisi. -Tu sei fantastico, Cedric.-

Bruce voltò appena la testa e mi sorrise, provocandomi brividi lungo la schiena. Aveva un sorriso che sembrava capace di sciogliere un blocco di ghiaccio.

Il professore tossì leggermente verso di noi, imbarazzato davanti alla lavagna. Bruce e Cedric si girarono nuovamente verso di lui e per un po' restammo tutti in silenzio.

Era passato solo qualche minuto, quando Bessie si chinò nuovamente su di me. -Per quale motivo vi siete trasferiti? Non per farmi gli affari tuoi, ma... è solo una coincidenza, giusto? Voglia di cambiare aria? Nuove opportunità di lavoro? Insomma, per quell'anno è andata così.-

Capivo esattamente cosa volesse dire e speravo di riuscire a tirare fuori l'argomento il più tardi possibile. Solitamente, quando finiva l'anno scolastico -a meno che non venissimo trovati dai vampiri prima- sparivamo come se niente fosse, senza salutare o dire niente a nessuno. Solo l'anno prima era andata diversamente, avevo fatto arrabbiare mio padre e avevo combinato un gran casino. Avevo provocato la morte della mia migliore amica. Comunque mi sembrava giusto dirlo a Bessie, vista la richiesta che mi aveva fatto Caliba solo qualche giorno prima.

Presi un respiro profondo. -Bes, la mia famiglia si trasferisce ogni anno. Non restiamo nello stesso posto per più di dodici mesi.-

Lei ammutolì. -Che cosa?-.

-E sarà lo stesso questa volta. Alla fine dell'anno scolastico lasceremo Bannack, e chissà dove andremo. Forse anche prima.-

La mia amica restò in silenzio e mi voltai a guardarla preoccupata. Fissava la lavagna senza davvero vederla, e la sua bocca era ridotta ad una linea sottile. Bessie era una persona molto impulsiva, agiva senza pensare. Aspettavo una qualche reazione da parte sua e infatti, quando ormai cominciavo a pensare che non avrebbe fatto niente, si alzò in piedi con il volto in fiamme. Anche i suoi capelli sembravano statici. -Non puoi andartene! Non lo accetto. Si vede benissimo che non vuoi e non puoi permettere ai tuoi genitori di farti questo. Mi rifiuto di perdere una vera amica, per vederla andare in un altro posto sconosciuto in culo al mondo!-.

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