Respirai a fondo il profumo di mia madre. Quando ero piccola entravo nella loro camera, prendevo una delle boccette dal mobile e me ne spruzzavo un po' nel collo. Una volta avevo sbagliato mira e del profumo mi era finito in bocca. Ero corsa da mia madre in lacrime per il saporaccio che mi aveva lasciato sulla lingua.
Mi accarezzò i capelli con dolcezza. - Sono così felice di vedere che stai bene. -
-Se vi fosse successo qualcosa, non me lo sarei mai perdonata- sussurrai.
Lei scosse la testa lentamente. - Noi abbiamo già vissuto, Tammy. Tu hai soltanto diciassette anni. -
Papà cinse le spalle di entrambe, con un enorme sorriso sul volto. - Stiamo tutti bene. Questo è l'importante. -
Quella mattina c'era un bellissimo sole caldo, con un leggero venticello che lo rendeva sopportabile. Eravamo arrivati a Beauvies quella mattina, un comune a circa una sessantina di chilometri da Parigi. Dall'incendio alla Villa di Caliba, erano stati ospitati lì da un vecchio amico dell'Antico. Dovevamo trascorrere qualche giorno lì, prima di partire per chissà dove. Ci eravamo incontrati in un parco di fronte alla casa, per stare un po' in tranquillità e lontani dai discorsi di Caliba sui problemi scaturiti dalla morte di Tiberio. Non si sapeva ancora chi ne avrebbe preso il posto e non mi importava, purché non fosse Chris. Non avevamo ancora avuto notizie da lui.
Scrutai al di là della ringhiera verde che correva intorno a tutto il parco, per vedere se stessero arrivando i miei fratelli. Ancora non si vedevano. Mi rivolsi ai miei genitori. - Adesso cosa faremo? -
-Adesso si torna a casa- rispose mia madre con un sorriso.
-A Bannack? -
Mio padre annuì. - A Bannack, se è quello che vuoi. -
-Eccoli! - mia madre indicó qualcuno alle nostre spalle. Mi voltai e li vidi. Isaac, Gabe e Ben ci stavano venendo incontro. I primi due, I miei fratelli maggiori, avevano capelli scuri, ereditati da mio padre. Mentre Ben, Il mio fratello più piccolo, era l'unico oltre a me ad avere capelli rossi. I suoi erano più scuri, portati un po' lunghi sul davanti. Gli scompigliai I ricci con una mano e lui sorrise, così sulle sue guance comparvero le fossette. Le stesse che avevamo io e mia madre quando sorridevamo,particolarmente pronunciate.
-Ciao, Isaac mi strinse tra le braccia, sfiorandomi la fronte con la barba appena ricresciuta.
Poi mi voltai verso Gabe. Era il fratello meno espansivo, quello che non mi abbracciava quasi mai ma che c'era sempre. Quello con cui litigavo spesso e che mi faceva il solletico mentre leggevo. Mi strinse un timido abbraccio poi sorrise spavaldo, recuperando il suo solito atteggiamento strafottente. - Dev'essere stata dura per te, restare per due giorni di fila con gli stessi abiti addosso. -
Lo spinsi via con fare scherzoso. - Non fare lo stupido. -
Andammo a mangiare in un ristorante di cucina italiana, come una felice famiglia normale. Parlammo del più e del meno, e di come riprendere la nostra vita di sempre. Mamma insisteva perché ricominciassi la scuola, ed io lo volevo davvero. Poter rivedere Bessie e Bruce mi riempiva di gioia.
Finimmo per passeggiare su un ponte, a fissare l'orizzonte. Ero contenta di essere di nuovo con la mia famiglia.
-Mamma, credi davvero che potremo tornare a Bannack? - le chiesi.
-Sì, se è quello che vuoi. - Anche lei, come papà prima, lasciava che, per una volta, fossi io a scegliere.
Tuttavia anche il destino di qualcun altro mi preoccupava. - Ma Derek... - cominciai.
-Caliba ci ha parlato di questa faccenda. Lui è molto severo su queste cose e Derek è venuto meno al suo dovere. Per quanto Caliba possa amarlo come un figlio, deve riservargli lo stesso trattamento che riserverebbe ad un'altra guardia. -
-Ma io non posso partire senza di lui. -
-Tesoro- mi accarezzò di nuovo i capelli - sei così giovane. Avrei voluto una vita più semplice per te. -
-Non potevi saperlo. Non immaginavi di portare in grembo una bambina. -
-No, ma la desideravo. Sapevo che avrei avuto tanti forti figli maschi, ma sognavo anche una bella bambina. -
Scrutai il cielo, pensando a come sarebbe stato il mio futuro.
Mia madre dovette percepire la mia malinconia, perché mi strinse la mano. - Forse anche tu un giorno... -
-Forse- tagliai corto.
Rientrammo dentro la villa ed io andai dritta in camera, intenzionata ad iniziare a fare i bagagli. La stanza che mi era stata assegnata era piuttosto spaziosa ma semplice: un enorme letto al centro della stanza, con morbide e profumate lenzuola; una scrivania in mogano pesante, con soltanto una lampada bianca; un armadio; una finestra, con delicate tende bianche, che si affacciava sul giardino dove eravamo stati poco prima. Era molto accogliente.
Avevo appena aperto l'armadio, quando sentii battere sul vetro della finestra. Ad aspettarmi c'era Derek.
Appena lo vidi gli corsi incontro, aprendo la finestra di scatto ma con dita tremanti. Mi baciò con passione, le dita intrecciate tra i miei capelli.
-Che ci fai qui? - gli chiesi, allontanandomi leggermente.
-Sono venuto a dirti addio. Non potevo lasciare che partissi senza poterti vedere un'ultima volta. Presto avrai una buona guardia. -
-Derek... -
-Ti amo, Tamara. Ma non perché sei una Pandora. Ti amo perché sei tu. Perché lo sento nel cuore. Ti prego, non dimenticarlo. -
Mi baciò un'ultima volta, poi si lanciò nel vuoto.
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Pandora
Vampiri[IN REVISIONE] Tamara Pandora Jeckyll è bella,popolare e intelligente, ma non è questo a renderla così speciale:è figlia di un vampiro e di un'umana. Un evento raro nella storia, poiché vampiri e umani possono avere solo figli maschi. La sua vita è...