Quindicesimo Capitolo

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Così io e Suzy cominciammo a frequentarci: ci sedevamo vicine a lezione, mangiavamo insieme a mensa, studiavamo in biblioteca e, quando il tempo lo permetteva, passavamo delle ore nel cortile.

Spesso Elide si univa a noi, felice di poter aggiungere un altro nome alla lista delle sue amicizie. Gli occhi le brillavano e sembrava davvero felice. Era come se avesse appena cominciato a vivere davvero e in un certo senso era così.

All'improvviso quel posto divenne più sopportabile, grazie a Suzy che rendeva tutto diverso. Sapeva essere molto positiva e solare, nascondendo una grande fragilità. Derek non aveva criticato la mia scelta, purché facessi attenzione e non mi lasciassi sfuggire qualcosa del vero motivo per cui mi trovassi lì. Come se fossi così stupida.
Comunque mi lasciò in pace, troppo occupato dal pensiero di Chris. Era giorni che non veniva a trovarmi nei sogni e cominciavo a credere che quello successo tempo prima fosse esattamente questo, soltanto un sogno. O per meglio dire un incubo. Forse c'entrava il fatto che, improvvisamente, mi sentissi molto meglio. Chris aveva detto che era stato facile entrare nei miei sogni perché la mia mente era molto debole, mentre adesso cominciavo a sentire una nuova forza, voglia di non mollare. Eppure l'attesa stava diventando insostenibile, non vedevo l'ora di dimenticare quella faccenda.

Dimenticare, però, non mi fu possibile. Erano trascorse un paio di settimane da quel terribile incontro, quando mi ritrovai di nuovo nell'incubo.

Ero seduta sul pavimento della solita casetta in legno, con le gambe nude a contatto con quel materiale ruvido e i capelli disordinati sulle spalle, proprio come se mi fossi appena svegliata.

Cercai subito Chris. Era a pochi passi da me, con i soliti jeans e la camicia azzurra ma, questa volta, un'espressione tutt'altro che soddisfatta. Sembrava quasi scoraggiato. - Mio padre vuole che cambi strategia- disse, spiegando subito la ragione di quel suo cattivo umore. Era chiaro che non fosse d'accordo con qualunque cosa suo padre gli avesse proposto.

Mi guardai lentamente attorno, cercando Derek. Sapevo che una strega al servizio di Caliba aveva collegato la mia mente alla sua, quindi avrebbe dovuto percepire un estraneo all'interno di essa. Eppure non c'era. - Che significa? - chiesi.

-Significa che reputa la mia vecchia strategia un'inutile perdita di tempo, con l'unico scopo di rendermi felice. Dice che i miei sentimenti ostacolano la riuscita della missione più importante, trovare te. Allora dopo potrò dare libero sfogo ad ogni mio desiderio. Probabilmente ha ragione, quindi sarò costretto ad accelerare i tempi. Anche se vorrei godermi ogni istante trascorso con te. - Nella sua mano comparve improvvisamente un pugnale dall'impugnatura argentata e dalla lama affilata. Su quest'ultima era raffigurato un serpente, che saliva a spirale lungo l'acciaio.

All'improvviso mi ritrovai legata ad una sedia, con i polsi legati dietro lo schienale e le gambe anch'esse bloccate. Mi resi conto con orrore che la sua idea non era più spaventarmi o minacciarmi. Voleva torturarmi.

-Chris! - il suo nome uscì con tono strozzato dalla mia bocca, improvvisamente secca per la paura.

Lui si posizionò dietro di me e, mettendomi una mano sulla spalla, mi posò con delicatezza la lama contro il collo.

"Derek!" gridai dentro la mia mente con tutta la forza che avevo. Sapeva essere ovunque andassi, anche quando non ce n'era bisogno, quindi cosa aspettava a comparire?

-Cosa preferisci? - mi chiese Chris nel frattempo - mi prenderò qualcosa di te, da mostrare a mio padre così che si ricreda. Un tuo occhio? La tua lingua? - allungò una mano verso il basso - o qualcosa di più intimo... -

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