Diciottesimo Capitolo

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Fuori infuriava un temporale. La pioggia batteva forte sui vetri e il cielo era ancora più scuro di quando io e Derek eravamo partiti. Con quei tuoni che sembravano far tremare le pareti del motel mi sembrava impossibile dormire. Derek era seduto sul tavolino e continuava a fissare fuori, con un espressione stranamente pensierosa. Quel broncio gli donava, forse perché ero ormai abituata a vederlo increspare il viso in quel modo.
-Smettila di guardarmi così- disse ad un tratto con voce indecifrabile, sempre senza voltarsi verso di me.
-Scusa. - Fissai il soffitto, in imbarazzo. Quel silenzio mi rimbombava nelle orecchie peggio delle casse di un stereo. Era una situazione che non riuscivo a sopportare con Derek, ma non riuscivo a spiegarmene il motivo.
Una domanda in particolare mi premeva. - I tuoi genitori sanno che stai tornando da loro? -
Derek tardò prima di rispondere. - No. -
-Pensi che se glielo avessi detto, si sarebbero rifiutati di ospitarci? -
-Mio padre è stato chiaro, secoli fa. Non appena ho varcato per l'ultima volta la soia di casa, ho smesso di essere suo figlio. -
-Allora come fai ad essere sicuro che ci aiuteranno? Che non... - non riuscii a nascondere una certa tensione nella voce.
-Anch'io ho paura, Tamara. Non mi fido di nessuno di loro. Neanche di mia madre e di mio fratello. Mi fa male dirlo, ma è così. La vita dei Vampiri gira intorno al Potere, senza eccezioni. La differenza sta nel riuscire ad opporsi e nel non lasciarsi trasportare da esso. Caliba lo sa, ma ci ha consigliato comunque di andare. Non crede che mio padre si metterà contro il volere di un Antico. -
Mi misi a sedere, ancora più sveglia di prima. Derek si stava aprendo sempre di più, e questo per certi aspetti mi commuoveva. Vedevo quanto fosse rigido nel suo ruolo ma con me, almeno in alcuni istanti, riusciva a lasciarsi andare. - Credi che... Si servirebbero di me? -
-Forse. Non lo so. Ma mi metterò contro di loro se sarà necessario. -
Finalmente mi guardò. I suoi occhi scuri sembrarono brillare nell'oscurità illuminata soltanto dai lampi e dai lampioni della strada. Il suo sguardo mi provocò un brivido e, come se avessi avuto un'illuminazione improvvisa, capii cosa dovevo fare.
Se ero davvero una calamita per vampiri, potevo usare questa cosa a mio vantaggio. Ero brava a fare quel genere di cose, non per altro nelle scuole precedenti ero considerata la ragazza più sexy. Scivolai da sotto le coperte e sollevai appena lo sguardo, incontrando i suoi occhi. Anche lui mi fissava e seguiva ogni mio minimo movimento. Sembrava teso.
-Ti metteresti contro di loro... Per me? - chiesi lentamente.
Vidi Derek deglutire, con gli occhi in fiamme. - Che stai facendo? -
-A te che sembra? - Sussultò quando poggiai i piedi nudi sul pavimento e mi incamminai verso di lui. Il pavimento era gelido, ma non ci feci troppo caso. I passi per raggiungerlo sembravano infiniti, tanto a me quanto a lui, e quando mi sedetti a cavalcioni su di lui tremammo entrambi. Ogni volta che ci toccavamo, era come se delle scariche elettriche passassero tra i nostri corpi, trasmettendo allo stesso tempo dolore e piacere. C'erano dei fili che ci univano e che facevano scintille ogni volta che il desiderio ci scivolava sulla pelle. Una sensazione del genere, così forte, non poteva essere ignorata.
Perché mi veniva così difficile flirtare con lui? Non avevo mai avuto problemi a farlo con gli altri ragazzi ma in Derek, nonostante fossi sicura che anche lui mi desiderava, percepivo una resistenza.
Le mie mani scivolarono sulle sue spalle e strinsero il tessuto leggero della maglietta che indossava.
-Tamara...- Derek sussurrò il mio nome, con voce leggera, mentre mi guardava con gli occhi spalancati, due pozze nere in cui mi sembrava di poter sprofondare. Il fatto che lui non mi respingesse mi faceva pensare che forse ero ancora brava in quelle cose. Gli cinsi il collo e gli accarezzai i capelli, ma Derek mi afferrò i polsi e mi allontanò un poco.
-Perché lo fai? - mi chiese.
-Perché so che mi vuoi tanto quanto ti voglio io. -
Le sue pupille si dilatarono ulteriormente e la sua mano si strinse in una presa salda dietro la mia nuca, attirandomi a sé e premendo le labbra contro le mie con forza. Per un attimo mi persi nel calore di quel bacio, ma poi ricordai a me stessa cosa dovevo fare. Lo stuzzicai con la lingua e con le dita, attirandolo il più possibile sulla mia bocca. Non dovetti aspettare molto prima di sentire quel pizzichio che, nonostante fossi stata io a provocarlo, mi sorprese comunque.
Derek mi morse il labbro inferiore e cominciò a bere, quasi con paura. Le nostre menti si incontrarono ed io annaspai in tutte quelle immagini e sensazioni, ma durò soltanto un istante. Perché Derek, appena si accorse di quello che aveva fatto, mi spinse via con molta forza. Non mi aspettavo quella reazione così violenta, così caddi sul pavimento e sbattei la testa contro la spalliera del letto. Se non sentivo quasi niente per la ferita al labbro, sentivo molto per quella alla testa. Derek si riprese subito dallo shock e mi si avvicinò preoccupato. - Stai bene? -
Annuii con una smorfia.
-Mi dispiace. -
-Sto bene- ribattei con decisione.
La rabbia si riaccese sul suo volto. - Non avresti dovuto farlo. -
Si alzò in piedi e si allontanò da me, con la schiena rivolta alla finestra.
-Sto bene, Derek. Solo poche gocce ogni tanto. Ti renderanno forte e sarai in grado di tenere testa a tuo padre. -
-È per questo che l'hai fatto? - chiese in tono duro.
-L'ho fatto per tutti quelli che ci danno la caccia, compreso tuo padre. -
-Io ho il compito di proteggerti da quelli che usano il tuo sangue per i propri scopi. Come potrei usarlo anch'io allo stesso modo? -
-Loro non vogliono solo il mio sangue- ero sorpresa di sentire tanta disperazione nella sua voce.
-Credi che io sia diverso da loro? Che Caliba lo sia? O tutte le guardie che ti hanno protetta alla villa? Tu non puoi capire, non saprai mai cosa significa. Essere un vampiro e vederti da fuori, guardarti e sentirti. Possiamo cercare di resistere all'istinto, ma non negare che ci sia. Tutti i vampiri che incontrerai ti vorranno avere, in tutti i sensi, senza eccezioni. Compreso me, compreso Caliba e chiunque altro. -
Ad un tratto ogni parola mi parve superflua. Non mi venne niente da dire e persi la cognizione di quello che mi circondava. L'unica cosa che sentivo era quanto quelle parole mi avessero ferita. Pensare che Caliba mi vedesse in quel senso, che potesse desiderarmi fisicamente a causa di questo stupido istinto di cui parlavano e che io non riuscivo a capire... Era troppo surreale. Non mi aveva mai dato l'impressione di doversi trattenere, ma se in realtà fosse stato proprio così? Cominciai a piangere, non riuscendo a resistere.
Derek fece un passo verso di me, cupo in viso. - Tamara, io... Non volevo spaventarti. Non avrei dovuto dire quelle cose...
-No, va bene- scossi la testa, come per schiarirmi le idee - sono nata per essere fonte di piacere dei vampiri. Ma allora dimmi, Derek. Perché non lo fai? Perché Caliba e quelle guardie non lo fanno? -
-È come il sangue, Tamara. Ci sono vampiri che rifiutano il sangue umano, ma per loro rimane comunque un richiamo. Un bisogno. -
-Ma perché rifiutano la loro natura? -
Derek distolse lo sguardo. Sembrava che non avesse una risposta. Ma io non avevo finito. - E tu perché la rifiuti, Derek? Se io sono un bisogno, come lo è il sangue, perché cerchi di combatterlo? -
Continuava a non rispondere, facendomi infuriare. - Non ignorarmi, ho bisogno di sapere! -
-È dovere. -
-Dovere- ripetei mentre gli andavo incontro. Era molto più alto di me, ma io più arrabbiata.
-Non sarebbe giusto nei tuoi confronti. Non è umano imporre qualcosa a qualcuno. -
Annuii. - D'accordo. Allora hai il mio permesso, Derek. Fai pure. A questo punto niente dovrebbe fermarti, giusto? -
Scosse la testa.
-Avanti! - alzai la voce - fallo! -
Derek sollevò il volto di scatto, la mascella contratta. - Non lo faccio perché ti amo! -
Nella stanza calò il silenzio. Non pensavo che l'avrebbe detto. Mi immaginavo uno scoppio d'ira, ma non quelle parole. Non era solito esprimere i suoi sentimenti con facilità.
-Era questo che volevi sentirti dire, vero, Tamara? Caliba ha commesso un errore ad affidarti a me. Perché già quella volta, mentre ti osservavo dondolare sull'altalena, avevo capito di amarti. Sono stato molte volte tentato di andare da Caliba e pregarlo di assegnare il compito a qualcun altro. Ma non ce l'ho fatta, perché il pensiero di starti lontano mi uccideva. -
Lo fissai in silenzio, senza sapere cosa dire. Il cuore mi batteva forte.
-Noi siamo dei mostri, è vero. Ma non lo siamo tra noi. Abbiamo dei codici d'onore. La violenza tra vampiri viene accettata fino ad un certo punto e per ovvie ragioni, quando qualcosa di serio provoca lo scontro. E tu non rientri in questa categoria. Sei una di noi, ecco perché ti proteggiamo. -
Detto questo, si chiuse in un ostinato silenzio.

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