Capitolo 27/28

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Oggi non ho tempo. Voglio stare spento.
Vasco rossi.

Capitolo 27

Ryan non è più nel mio letto, non l'ho sentito andare via. Ripenso a quello che è successo ieri e rabbrividisco. Christopher era fuori di se, poche volte l'ho visto in quel modo. E poi con Ryan? Cosa ho fatto? L'ho baciato, la sensazione più incredibile e sconcertante allo stesso tempo. Da un lato mi sento euforica come mai in vita mia, dall'altro lato mi sento depressa ed egoista. Il mio stato d'animo ha inciso molto nel buttarmi tra le sue braccia. Con lui mi sento protetta e forse è per questo che mi sono lasciata andare, ma non voglio usarlo per alleviare i miei dolori. Non è un gioco e non intendo trattarlo come tale. Devo chiedergli scusa per quello che è successo.
Cerco di muovermi ma noto immediatamente che mi fa male tutto, passerò una giornata d'inferno già lo so.
La porta della stanza è completamente aperta e sento delle voci provenire dal salotto.
<< Omar questi non sono affari tuoi!!>> è Ryan e sembra arrabbiato.
<< Non puoi fare così Ryan sono anche problemi miei! Io.. non ci posso credere..!!>> dice Omar sconvolto.
Non riesco a capire di cosa stanno parlando. Poi silenzio. Sento dei passi.
<< Dobbiamo aiutare Alexis, non può continuare così, dobbiamo stargli vicino. Siamo le uniche persone su cui può contare..>> dice Madison.
<<Ora dobbiamo andare, vero Ryan??>>
<<Si, certo.>> risponde.
<<Se avete bisogno di qualcosa avete il nostro numero, ok Madison?>>
<<Dammi solo un attimo, voglio salutare Alex.>>
Subito dopo compare davanti la mia porta, ma non si accorge che sono sveglia. Si appoggia allo stipite della porta e si passa entrambe le mani nei capelli. Sento che qualcosa non va. Sembra sconvolto. Mi giro piano e chiudo gli occhi. Non voglio se sappia che l'ho visto. Non so cosa sia successo ma non sarà niente di buono. E dopo la conversazione che dobbiamo affrontare, sarà anche peggio.
Si avvicina al letto e si abbassa per darmi un bacio sulla fronte. Resta così per qualche secondo respirando a lungo tra i miei capelli, poi si scosta per farmi una leggera carezza sulla guancia. Apro gli occhi e lo vedo spento, triste.
<<Scusa.. non volevo svegliarti.>>
<<non preoccuparti ero in dormiveglia>> mento.
<<Come stai?>>mi chiede
<<Dolorante, grazie per avermelo chiesto.>> dico distogliendo lo sguardo e preparandomi mentalmente a quelle parole che non vorrei mai dirgli.
<<Ryan, ti prego siediti un attimo.. Noi.. Dobbiamo parlare.>> annuisce, quasi come se si aspettava questa chiacchierata. Si siede sul letto e si passa una mano tra i capelli.
<<Io devo chiederti scusa Ryan. Non avrei mai dovuto buttarmi tra le tue braccia come ho fatto stanotte. E specialmente non avrei dovuto baciarti. È stato un errore. Perdonami.>> lo dico tutto d'un fiato. Prima che possa fermarmi e rimangiarmi tutto. Lui mi fissa incredulo. Lo sto ferendo ne sono consapevole. Ma è necessario. Resta immobile per un tempo che mi sembra lunghissimo.
<<È davvero questo quello che pensi?>> mi chiede. Dalla sua voce non traspare nessuna emozione. Ingoio il nodo che ho in gola.
<<Si..>> dico soltanto.
<<Bene..allora fai finta che non è mai successo.>> dice alzandosi.
<<Stai andando via?>> non riesco più a sopportare di vederlo così. I suoi occhi così tristi.. ho un nodo in gola.
<<Si.>> mi fa un debole sorriso.
<<Ciao..>> dice e va via. Senza mai voltarsi e chiudendosi la porta alle spalle.
Non ci sono più con la testa.
Il mio telefono squilla, ma non ho voglia di parlare con nessuno, guardo distrattamente il display è Amanda. Lo spengo subito. Lei non c'entra nulla, ma io non voglio intrometterla in questa situazione.
Non voglio luce oggi. Voglio starmene nel buio per tutta la giornata. Con il dolore fisico ed emotivo che ho dentro, è sabato non devo andare al college. Ho la testa completamente vuota e lo stomaco pesante.
E' come se avessi un macigno nella pancia che mi spinge a sprofondare sempre di più. Non ci sarà Ryan a consolarmi e abbracciarmi. Dovrò farci l'abitudine, non sarà sempre vicino a me a sostenermi, sono stata una stupida. Non avrei mai dovuto farlo.
Sento bussare alla porta. Ma non rispondo. Non mi muovo.
Chiunque sia non voglio vederlo.
Non ora. Non oggi.
La porta si apre piano ed entra Madison che si avvicina al bordo del letto in silenzio. Si siede e mi accarezza i capelli.
<<Alex, come stai?>>chiede.
Nessuna risposta.
<<Alex parla con me, vuoi mangiare? Posso fare qualcosa per te?>> mi chiede in tono disperato.
Io non rispondo.
La sento sospirare poi si alza.
<<Io sono di là, se hai bisogno di qualcosa chiamami ti prego.>>
E va via.
Lei ha sempre saputo rispettare il mio dolore. Sa fin dove spingersi e gliene sono grata.
Non ho la forza di parlare, né di pensare.

Il mio pezzo mancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora