breakfast and nightmares

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Gennaro condusse la ragazza per l'appartamento buio, accendendo la luce del soggiorno. La mano di lei era calda e piacevole nella sua.

-Vuoi mangiare qualcosa?- chiese guardandola.

Lei fece come per pensarci un po' su, guardando l'orologio. Era quasi l'una di notte, -direi che possiamo fare colazione.-

-E colazione sia.- Genn le lasciò un bacio sulla fronte e aprì il frigo. Portandosi una mano alla fronte alla vista del desolato panorama.

Lei gli si avvicinò e lo abbracciò cautamente da dietro. - Capisco la situazione. Se prendessimo il mc?-

-Il mc all'una?-

-Mmh Mmh.-

Lui le sorrise, e riuscirono di casa.

****
-Quindi ricapitolando, una ragazza è nel mio appartamento all'una di notte e non stiamo facendo sesso ma bensì facciamo colazione con il mc donald's.-

-Assolutamente.- lei sorrise compiaciuta della situazione.

-Mi va bene.-

La cosa strana era che a Genn andava bene davvero, le ragazze lui di solito le portava a letto, non ci faceva colazione, non le baciava dolcemente sulla , non aveva voglia di proteggerle, di consolarle e di abbracciarle.

-A che pensi?- Margò aveva finito il suo panino e stava bevendo un sorso di Coca-Cola.

-Penso che la situazione sia alquanto singolare.- lei abbassò la testa delusa.

-Ma non ho detto che questo mi dispiaccia.- lui le alzò il viso, baciandola dolcemente.

****

-Senza Hermione Harry e Ron sarebbero morti il primo giorno di scuola.- sentenziò Margò, incrociando le braccia.

-Non è vero.- Genn alzò gli occhi al cielo, prendendo dei popcorn dalla ciotola verde.

-È ovvio Gennaro, lei è intelligente, brillante, anzi, la strega più brillante della sua età!- allargò le braccia con enfasi, dando per sbaglio un botta in testa a Genn. Lui la fulminò con lo sguardo, stringendo la bocca.

-Lui è il prescelto Margherita!-

Lei alzò gli occhi al cielo. -Senza noi donne non andreste da nessuna parte.-

Lui sbuffò. -Stiamo davvero litigando per Harry Potter?- lei rise, avvicinandosi a lui.

E si ritrovarono così, abbracciati, lei con testa sul petto di lui.

-Ti ricordi quando mi hai detto di conoscerci?-

Lui rise. -Si.-

-Hai detto che la parola che ti descrive è sconosciuto. Perché?- lei alzò leggermente il capo per poterlo guarda in faccia.

-Perché a volte sento come se neanche io mi conoscessi davvero. Come se fossi , appunto, uno sconosciuto. E tu? Disastro?-

Lei rise amaramente. -Ho questo innato talento che mi permette di rovinare le cose belle che mi circondano. È un dono.- e detto questo arrossì violentemente.

Lui scosse la testa, sorridendole. -Non devi sentirti in imbarazzo con me Margò.-

-È un altro dei miei doni, la timidezza.- lei riposò il capo sopra il petto di lui, per non farsi guardare in faccia.

-La timidezza nasce dalla paura di non piacere agli altri. Con me non devi avere paura di questo.-

****
-Dio quanto mi piace vederti con una mia maglietta.-

Margò sorrise, la maglia di Genn le arrivava a metà coscia.

-A me piace il profumo.-

-Il coccolino non delude.-

-Eh no.- lei si sedette sul letto del ragazzo, guardando i suoi bellissimi occhi azzurri. Lui le sorrise, avvicinandosi. Lei gli prese il viso tra le mani, baciandolo. Qualche minuto dopo si allontanò dal suo volto per poterlo guardare bene. -Quindi solo amici?- chiese mordendosi il labbro.

Lui le si avvicinò, sussurrando sulle sue labbra. -Amici a cui piace fare questo.- disse, baciandola nuovamente.

****

Genn venne svegliato da Margò che si dimenava tra le coperte. Si tirò su per guardarla. L'espressione impaurita, la fronte sudata. Le toccò una spalla, dolcemente. -È solo un sogno Margò.-

Lei spalancò gli occhi si tolse in fretta il lenzuolo dalle gambe e balzò giù dal letto, andando verso la parete opposta. Si guardò attorno spaventata, si mise le mani sul volto e poi scivolò lentamente verso il basso, sedendosi con le ginocchia al petto. Intanto Genn si era spostato accanto a lei e la guardava preoccupato. -Margò che succede?-

-Non lo facevo da anni. Non accadeva da anni.- adesso fissava il vuoto. Genn le guardò preoccupato le mani, che non smettevano di tremare.

-Che cosa non accadeva da anni?- le posò dolcemente una mano sulla schiena.

-Non posso.- disse solamente. Si alzò dal pavimento, andando verso il soggiorno con Genn che la seguiva. Frugò convulsamente dentro di essa, prendendo una scatoletta arancione, a forma di cilindro. La aprì e fece scivolare tre pasticche sulla sua mano, portandosela alla bocca, bevve un sorso d'acqua e si rilassò, facendo respiri profondi. -Posso fumare qua dentro vero?- chiese chiudendo gli occhi.

-Certo.- disse lui porgendole una sigaretta. Lei se l'accese e solo dopo qualche tiro parlò.

-Immagino tu voglia una spiegazione.- lei osservò la sigaretta che tremava tra le sue dita.

-Solo se tu ti senti pronta per fornirmela.- Margò non aveva mai visto Genn così serio.

-Quando ero piccola andavo sempre alla casa al lago con la mia famiglia. Io e mio fratello non giocavamo mai insieme quindi sono stata costretta a farmi nuove amicizie, tra cui questa bambina della mia età, Arianna.- fece una pausa, prendendo un lungo tiro dalla sigaretta. Genn era seduto accanto a lei e la osservava attentamente ma sta volta con sguardo dolce. -Io ho sempre avuto la fissazione per i posti alti, amavo arrampicarmi ovunque.- lui la guardò interdetto. -Ma non soffri di vertigini?- lei sorrise tristemente. -Da quel giorno si. Comunque dicevo, avevo questa passione per l'arrampicarmi ed una sera decisi di farlo su un albero così alto che nessuno dei miei amici aveva il coraggio di scalarlo. Ma io e Arianna non avevamo paura. Quella sera sgattaiolammo fuori casa, io ero più veloce, ero molto più in alto di lei quando si ferì la mano con la corteccia del tronco. "Raggiungimi che te la fascio" gli dissi.- Margò fece un altro tiro, buttando poi la cicca. -Mi portavo sempre dietro uno zainetto rosa con l'occorrente in caso di ferite. Lei salì, ma un ramo troppo sottile si spezzò. Cadde nel vuoto. Morì sul colpo. Da allora ho smesso di arrampicarmi, ho smesso di andare al lago e ho iniziato ad avere degli incubi su di lei. Non li avevo da due anni, ogni tanto prendo le pasticche che hai visto per calmarmi.- lui continuava a fissarle le mani. -Tranquillo, passerà tra qualche ora.-

Genn non sapeva cosa dire. -Questo accadde prima o dopo che tuo...- lei lo interruppe.

-Mio padre morì un anno dopo.-

-Mi dispiace tanto Margò. Io ci sono okay? Qualsiasi cosa io sono qui. E so che non ti servo perché sei andata avanti con questa storia da sola per tanto tempo, ma ore sono qui e se senti che questa cosa inizia a pesarti troppo... Beh un fardello pesa di meno se portato in due no?-

Lei si alzò e gli andò incontro abbracciandolo. -Grazie Genn.- fu tutto quello che riuscì a dire, sentendo che se passava le mani tra i suoi capelli smettevano di tremare.

Give me love - Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora