Ospedale

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Margò aveva iniziato a sudare freddo, il respiro era irregolare mentre si era seduta sul letto per infilarsi velocemente le converse bianche. Non riusciva neanche ad allacciarsi le scarpe per quanto gli tremavano le mani.
Prese le chiavi e senza svegliare la madre per avvertirla uscì di casa. La pioggia la inondò, bagnandola da capo a piedi. Mentre correva sotto l'acqua chiamò Alex che non le aveva detto il nome dell'ospedale. Non le rispose. Dopo circa cinque minuti di corsa arrivò all'ospedale più vicino. Entrò completamente zuppa , guadagnandosi occhiate da tutti i medici. Andò da quella che dovrebbe essere la segretaria.

-Per favore mi può dire se qui è stato portato Gennaro Raia?- disse con la voce incrinata dalla paura. La donna scrisse qualcosa sulla tastiera del computer e poi alzò il volto per guardare Margò.

-Terzo piano è entrato ora in terapia intensiva.- la signora si sistemò gli occhiali sul naso.

- T-terapia intensiva?- chiese sussurrando, intorno a lei sentiva la stanza girare.

-Si sente bene?- la donna si alzò per raggiungerla. Margò si portò una mano sulla bocca ed iniziò a correre. Raggiunse le scale e inziò a salire. Secondo piano. Terzo piano. Svoltò lungo un corridoio, da una parte una freccia indicava "rianimazione" dall'altra "terapia intensiva". Corse lungo il corridoio asettico e si fermò di colpo quando vide Alex seduto in sala d'aspetto, le mani sul viso.

-Alex?-Si sedette accanto a lui. -Alex che sta succedendo?- la sua voce si incrinò. Il moro non le parlava, non toglieva le mani dal viso. Si alzò ed entrò nel reparto al lato del corridoio seduta su una sedia blu una donna sulla cinquantina si passava nervosamente le mani tra i capelli. Le ricordò Genn, stessi occhi, stessi capelli biondo cenere. Cautamente le si avvicinò sedendosi accanto a lei.

-Per caso conosce Gennaro?- chiese cortesemente.

-È mio figlio cara.- una smorfia di preoccupazione si formò sul suo viso.

-Io sono Margò, una sua amica.- disse porgendole la mano.

-piacere cara.- la donna tornò a fissare la porta blu di fronte a loro. Rimasero in silenzio per quelli che sembrarono anni e finalmente un dottore uscì dalla stanza.

-Salve signora. La ragazza è con lei?- Margò la guardò supplicante, voleva sapere.

-Si, lei è con me.- disse poggiandole un braccio su una spalla.

-Signora Gennaro è arrivato da noi con un grave trauma cranico, il cervello ha subito un forte shock, il tronco-encefalico è stato danneggiato e questo ha indotto il coma. Al momento è stato intubato. Mi dispiace davvero molto per non aver potuto fare di più.- La donna scoppiò in un pianto sommesso, si aggrappò al braccio di Margò e si sedette, continuando a piangere. La ragazza iniziò a vedere dei puntini neri davanti i suoi occhi e un forte senso di nausea la inondò. Poi fu tutto nero.

Margò si svegliò in una stanza d'ospedale poco illuminata, controllò l'ora, erano le otto di mattina. Si passò una mano tra i capelli e si alzò, sentendo un forte dolere alla testa. Fece una smorfia e si portò una mano sulla fronte.

-Hai sbattuto la testa quando sei svenuta.- accanto a lei Alex la stava guardando preoccupato.

-Svenuta?- Margò si guardò intorno e il ricordo delle ore precedenti l'investi con la forza di un tir. -Genn è in coma.- disse a se stessa.

-Già.- Alex aveva gli occhi rossi e gonfi evidentemente aveva pianto tutta la notte.

-Come è potuto accadere?- Margò iniziò a piangere le sembrava tutto un brutto sogno.

-Quando è risalito in macchina dopo aver parlato con te non mi ha voluto dire nulla, era la prima volta che non voleva parlarne neanche con me. Era molto molto sconvolto. Quando arrivammo a casa si chiuse in camera sua. Alle due mi svegliò per chiedermi le chiavi della urban mobile, "voglio farmi un giro" mi disse. Quando passata un'ora non era ancora tornato iniziai a preoccuparmi. Uscii di casa a cercalo in bici e dopo mezz'ora di pedalata vidi la nostra macchina accartocciata contro un camion. Ho chiamato subito i soccorsi. Cosa ti ha detto per essere così sconvolto?-

Margò si portò una mano tra i capelli. -Ha detto di amarmi.-

                                   ****
Sua madre quel pomeriggio era venuta in ospedale. Margò aveva preso la sua decisione. Non si sarebbe mossa di lì finché non sarebbe riuscita a vederlo.

-Tesoro, io lo so che cosa provi per lui. Ma devi pensare anche a te...- la bionda spalancò la bocca, inorridita dalle sue parole.

-Mamma possibile che non capisci? Preferirei esserci io lì dentro! Perché tutte le persone a cui tengo mi devono lasciare? Io l'avevo sognato, lui cadeva via da me, le persone che sono intorno a me muoiono mamma.- la donna le si avvicinò e l'abbraccio stretta. Margò si sfogò in quello che il più possibile si avvicinava ad un pianto isterico. -Io rimango con lui mamma.-

-Va bene amore. Se vuoi tornare a casa chiamami.- e se ne andò dopo aver abbracciato anche Alex.

-Non pensare neanche per un secondo che sia colpa tua.- le disse serio il moro, quasi arrabbiato.

                                      *****

-Cioccolata calda?- le chiese Alex.

-Non ne ho voglia.-

-Prima o poi dovrai mangiare.-
lei si portò la coperta più sopra le gambe nonostante fosse estate. Quel pomeriggio erano tornati a casa per prendere qualcosa di utile. Margò aveva preso il suo libro preferito, il loro libro preferito, Dorian Grey. Il post-it ancora attaccato sulla copertina.

È anche il mio preferito
G.

Passò le mani sopra la carta , inspirando , sentendo il profumo di Genn ancora su di lei. Gli venne in mente quel pomeriggio di qualche settimana prima, lui l'aveva portata a fare una passeggiata tra i negozi e lei si era stupita di quel gesto, decisamente non da lui.
"Sembriamo quasi due persone normali così" gli disse lei ridendo quando lui le aveva preso la mano. "È questo l'effetto che mi fai. Mi fai venire voglia di fare tutte le cose normali che le persone normali fanno." E poi l'aveva baciata.

-Alex secondo te noi...- la ragazza si girò verso il moro, la sua testa poggiata all'angolo del muro, gli occhi chiusi, la bocca dischiusa. Era così innocente. Margò si alzò, posandogli la leggera coperta sulle spalle.

-Margò!- Milena corse nella sala, andando incontro alla bionda e abbracciandola. Finalmente tra le braccia dell'amica si sentì meglio, gli era mancata tantissimo.

-Grazie per essere qui. Io... Io non ce la faccio.- e con questo si sedette nuovamente sulla sedia, sentendo le lacrime bagnarle ancora il viso.

-È difficile, ma tu sei forte, ne hai affrontate tante, supererai anche questa.-

-Il punto non sono io, non me ne frega un cazzo se la supero o no, è Genn che deve superarla.- si portò le mani sulla fronte, prendendo enormi respiri.

-Eravate buoni amici, lo so.- la mora passò un braccio sulle spalle di Margò.

-Noi non siamo amici.- disse lei evidenziando il presente del verbo. -Non siamo mai stati amici. Avremmo voluto, e probabilmente sarebbe stato meglio per tutti. Siamo collegati. Da quando i nostri sguardi si sono incontrati per la prima volta. Facevamo l'amore ad ogni sguardo, ad ogni  sorriso. Lo volevo ancora prima di conoscerlo. Lo volevo ancora prima che iniziassimo a farci del male.-

Doveva vederlo, aveva un bisogno fisico di vederlo che sicuramente, lei ne era cosciente, non era una cosa sana. Eppure non le importava, doveva dirgli che lo amava anche lei.

Give me love - Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora