Una maledizione

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Erano da poco tornati a casa, stanchi e accaldati dopo aver passato circa due ore a chiedere ai passanti se avessero visto "un maialino più o meno così."
Margò si buttò di peso sul divano di pelle nera , sprofondando la testa nel cuscino fresco. Alex aprì il frigo e si stappò una birra.

-Dio!- ringhiò Genn spostando le gambe di Margò per poi sedersi sul divano.

-Che c'è?- chiese lei, la voce ovattata dal tessuto scuro del cuscino.

-Questo caldo, le cartine sono appiccicose, non riesco a girare.- e detto questo lanciò cartina , filtro e tabacco sul tavolino, per poi allungarsi a prendere una sigaretta dal pacchetto di Camel Blu della sua ragazza.

-Sul serio Gennaro?- la bionda si tirò su sul divano, spostandosi una ciocca di capelli dal viso con fare scocciato. -Voglio dire, abbiamo un maiale che scorrazza per Somma e tu ti preoccupi delle cartine?- Genn prese un tiro dalla sigaretta e si voltò a guardare Margò, aveva gli occhi da pazza e si stava torturando le mani, non poté fare a meno di sorriderle teneramente. Aprì il pacchetto e accese una seconda sigaretta che poi passò a Margò.

-Ti serve, fidati.- le disse e poi si alzò per dare una pacca sulla spalla di Alex che stava preparando un panino. Il moro ad opera conclusa si sedette accanto alla ragazza, passandole un braccio sulle spalle.

-Non posso dirti che le cose si sistemeranno, perché beh, il maiale è perso ormai, magari è stato investito oppure...-

-Alessio!- Margò si alzò dal divano con gli occhi spalancati.

-Io intendevo dire che, beh...- si passò una mano tra i capelli nervoso. -L'importante è che tu ci abbia provato.-

-Oh certo Alex, come cavolo ho fatto a non pensarci prima, mi presento da Milena con la ricevuta della vendita del maialino per poi dirle "beh il maiale c'era , giuro, solo che lo abbiamo perso e probabilmente è stato investito da un autobus ma è il pensiero che conta no?"-appena la bionda finì di sparare acidamente tutte quelle parole Alex scoppiò a ridere guadagnandosi una spinta sulla spalla da parte di Margò.

-Alex devi lavare qualcosa?- la testa bionda di Gennaro sbucò da dietro la porta del bagno.

-Ovviamente lui pensa a fare la lavatrice.- sussurrò a denti stretti Margò, accendendosi un'altra sigaretta.

-Si, ho delle cose in camera, te le porto.- Alex andò a prendere delle magliette scure per poi lasciarle a Gennaro che rientrò nel bagno.

-Oh mio Dio.- Urlò Genn dal bagno.

-È finito il coccolino?- chiese di rimando Margò, provocando risate da parte di Alex. Gennaro uscì dal bagno, tra le braccia "butchino" (così avevano deciso di soprannominare temporaneamente il maiale).

-Stava dormendo tra i panni  accanto al lavandino, abbiamo guardato ovunque in strada ma non dentro casa.- Margò si alzò dal divano dove si era riseduta e corse incontro a Genn, prendendo Butchino in braccio.

-Non ci credo! Sei sempre stato dentro casa, ti odio. Ma almeno non sei finito sotto una macchina come ha gentilmente profetizzato lo zio Alessio!- urlò per farsi sentire dal moro che quasi si strozzò con la birra.

-Io cercavo di dare una mano!- urlò di rimando, alzando le mani in segno di resa, sul volto l'ombra di un sorriso.

-La prossima volta non farlo allora.- e facendogli la linguaccia tornò a concentrarsi sul maiale.

-Come fai a stare con lei? Come la sopporti?- chiese al biondo, passando alle spalle di Margò e scompigliandole i capelli. Poi prese chiavi e telefono ed uscì di casa, dicendo che doveva "fare delle cose". Margò andò a riporre Butchino nel trasportino, dandogli un po' di cibo che aveva comprato al negozio di animali e finalmente chiuse la porta della stanza , voltandosi verso Genn seduto sul divano con fare scomposto, gli occhi socchiusi per la stanchezza e una ciocca di capelli che gli copriva gli occhi.

-Quando li tagliamo?- gli chiese lei sedendosi accanto a lui per poi passargli una mano tra i capelli.

-Credo di volerli far crescere ancora un po'.- rispose lui con voce impastata, posando una mano su quella di lei per poi prenderla e portarla alle labbra, lasciandole un caldo bacio che la fece rabbrividire. Da quanto si conoscevano ormai? Qualcosa più di tre mesi? Ogni volta che lui la sfiorava erano sensazioni nuove, brividi e sussulti che non mutavano nell'arco del tempo, ogni volta che lo guardava era come quando l'aveva visto per la prima volta, la lasciava senza fiato.

-In effetti staresti bene con il caschetto, Butch.- e con questo si avvicinò al suo viso, guardandogli le labbra. Il biondo sorrise e la prese per i fianchi, annullando completamente le distanze che c'erano tra i due. Le loro labbra si incontrarono, fatte apposta per danzare insieme creando una sinfonia di sensazioni sempre nuove ma che allo stesso tempo ti facevano pensare "sono a casa". Il ragazza si alzò dal divano, sollevando di peso Margò e portandola in camera, dove la lanciò con delicatezza sul letto. Lei si tolse la canottiera, rimanendo in reggiseno. Il ragazzo si tolse la maglietta e i pantaloni, mentre la ragazza fece lo stesso con i suoi pantaloncini. Genn si avvicinò a lei cercando di levarle il reggiseno e imprecò sottovoce quando il laccetto si incastrò.

-Imparerai mai a farlo?- chiese lei ridendo mentre con maestria portava le mani dietro la schiena, slacciando l'infernale aggeggio. Genn rise e ricominciò a baciarla.

                                   *****
Margò si girò a guardare il viso di Genn nella penombra della stanza. Avevano chiuso le tende e la luce era rilassante. Il biondo aveva le guance leggermente arrossate e il fiato ancora corto mentre fissava un punto indefinito della stanza e con la mano destra accarezzava i capelli di Margò.

-Perché sei sempre così pensieroso dopo il sesso?- sussurrò lei ridendo, avvicinandosi a lui posando la testa sul suo petto.

-Perché mi rendo conto di quanto sono fortunato ad averti.-

-Ti amo Gennaro.- e con questo gli lasciò un bacio sulle labbra, sorridendo.

                                   *****

Gennaro spalancò la bocca di fronte alla vista di Margò così elegante e bella, ovvio, lei era sempre bella, ma con quel vestitino bianco di pizzo che le arrivava sopra le ginocchia e i capelli biondi che le sfioravano le spalle sembrava un angelo. Gli occhi neri erano messi in risalto da una matita naturale marrone, le labbra lucide sembravano chiamarlo.

-S-sei stupenda.- le disse lui.

-Anche tu Butch, devo dire che non sei niente male.- lei si avvicinò a lui, posò le mani sulla sua camicia nera, abbasso lo sguardo, jeans neri e scarpe nere. -Andiamo sennò facciamo tardi.- sussurrò lei ad un centimetro dalle sue labbra.

-Tu odi arrivare in anticipo.- disse lui piano, senza annullare ancora quella minima distanza.

-Non se si tratta del compleanno della mia migliore amica.- e con questo gli sorrise, lasciandogli un dolce bacio a stampo che sapeva di lucida labbra alla fragola. Si allontanò prendendo la borsa e afferrando il braccio di Gennaro uscirono di casa. I due ragazzi si riversarono della strada, ed una signora che passava di lì non poté fare a meno di sorridere alla loro vista. Due giovani così diversi, Gennaro, l'angelo nero, la tentazione e la spavalderia. Margò l'angolo bianco, la purezza e l'innocenza. I due si fermarono a fare benzina e fu solo quando Genn mise in moto la macchina che Margò si portò una mano sulla fronte.

-Torniamo indietro Genn.- disse sbuffando. -Abbiamo dimenticato il maiale a casa.-

||spazio me🙅🏻||
So che questo capitolo fa schifo,fa schifo perché non succede niente e vi chiedo perdono. Il punto è che non aggiornavo da troppo tempo perché il mio cervello si trova svuotato della minima ispirazione e ho scritto sta cagata perché non volevo farvi credere che fossi morta. Tra poco aggiornerò il prossimo capitolo e sarà meglio, promesso

Give me love - Genn ButchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora