Capitolo 17

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Il tempo con John sembrava scorrere troppo velocemente perché subito mi ritrovai sull'uscio della mia porta mentre ci guardavamo come se non volessimo separarci.

<< Allora buonanotte >> disse lui giocando con le mie dita.

<< Buonanotte >> sussurrai io.

Si avvicinò e mi baciò. Un bacio lungo e tenero. Portai le mie mani sul suo collo e le sue braccia mi strinsero la vita facendomi quasi sollevare da terra. Ci staccammo solo per riprendere fiato.

Dio volevo rimanere così per sempre.

Avevamo entrambi il fiatone e le nostre fronti erano unite e niente ci faceva venir voglia di separarci. I nostri sguardi erano intrecciati e non c'era verso che riuscissi a spostare il mio corpo da quello suo.

<< Dovresti entrare >> mormorò poi con un sorrisino.

Mi morsi il labbro << Lo so >> sussurrai << e tu dovresti andare >>

Il sorriso si allargò << Lo so >>

Sospirò abbracciandomi più stretta. La mia testa si immerse nel suo petto che odorava di colonia. Respirai a pieno quell'ottimo profumo, come se dovessi mai scordarmelo.

Immerse il viso tra i miei capelli << Devi entrare >> ripeté con un lamento.

Ridacchiai << Si dobbiamo lasciarci >>

Sciolse la presa su di me trafiggendomi con il suo sguardo. I suoi denti furono subito sul labbro, che spesso martoriavo, iniziando a mordicchiarlo in modo quasi vergognoso.

<< Ma non sarà per sempre >> sussurrò poi allontanandosi.

<< Eh? >> borbottai confusa, ancora travolta dal suo attacco.

Mi sorrise in modo impertinente << Buonanotte >>

Lo osservai impettita senza sapere bene cosa diavolo pensasse. Ogni volta mi sembrava di giocare a rebus con lui.

Proprio come la prima volta, lo seguì con lo sguardo e sempre come allora, non mi decisi ad entrare dentro casa fino a quando non divenne un puntino quasi invisibile.

Con un sospiro misi piede in salotto. Con un fremito ansioso mi guardai intorno camminando a passi felpati. Tutto, era immerso nell'ombra più totale, anche il divano con la tv era nel completo buio. Feci un sospiro di sollievo. Per fortuna non avrei visto Tate e Dion che potevano essere benissimo scambiati per Santa Inquisizione.

Salì le scale fino alla mia cameretta, richiudendomi la porta alla mie spalle.

Osservai le parete dipinte in bianco come se le guardassi per la prima volta. Un tempo, prima che mi trasferissi, quella stanza era praticamente vuota e non sapendo cosa farne la utilizzavano come sgabuzzino, ma le cose erano davvero poche. Toccai la federa del cuscino e sorrisi tra me e me.

John era davvero fantastico, forse anche troppo....

Non era abituata a tutte le attenzioni che lui mi regalava, nessuno mi aveva mai trattato con tanta tenerezza e gelosia, proprio come se tra le mani avesse un diamante dei più preziosi.

Con un sospiro mi buttai sul letto a pancia all'aria.

Forse non era carino come mi stavo comportando, come se John fosse un rimpiazzo di Dion ma ora ero quasi convinta che fosse il contrario, perché ero davvero felice con lui, in un modo che non lo ero neanche con Dion...

E se Dion rappresentava una reminiscenza del passato?

Chiusi gli occhi.

Qualsiasi cosa fosse ora non importava più perché ormai mi dovevo concentrare su un'unica persona. Con un sorriso ripensai alle ore che avevo appena passato e l''ultimo pensiero che feci prima di addormentarmi era proprio sul sorriso dolce di John.

La mattina seguente quando scesi le scale mi ritrovai in cucina quei due modelli, ognuno che mi fissava. Tate con sguardo allegro, Dion.....

Bé Dion .... con uno sguardo da martire.

Scambiai con loro, o meglio con mio fratello, solo qualche parole, scappando come una gazzella a lavoro. Preferivo essere di gran lunga in anticipo che sentire ancora addosso gli occhi del mio gran bastardo del mio primo amore.

Non riuscì a vedere le mie amiche ma ci mettemmo d'accordo via messaggi di incontrarci nella sala riunioni, visto che rimaneva sempre libera, durante l'ora di pranzo. Mentalmente pregai con tutto il cuore che la White, la stronza della mia capa, non mi desse il tormento, in un modo o nell'altro ci tenevo davvero a quel lavoro e non volevo perderlo per dei suoi capricci.

Appena entrai nel mio reparto pensai di aver sbagliato posto.

Guardai confusa intorno a me. La vetrata c'era ancora, come l'unica finestra all'angolo, come anche il quadro di una mela, neanche fossimo in una azienda Apple.

Aggrottai le sopracciglia e niente, la scrivania con quel mazzo di rose rosse sembrava davvero la mia.

Titubante e con il cuore a mille mi ci avvicinai.
Osservai rapita quei fiori .... potrebbe essere che si erano sbagliati scrivania?

<< Sono arrivate poco fa >>

Sussultai e mi vidi alle spalle la mia collega "la donna dai canotti".

<< Rose mi hai spaventato >> balbettai portandomi una mano sul petto.

Sembrava come uno di quei personaggi dei cartoni animati che ti arrivano silenziosamente alle spalle, quasi fluttuassero nell'aria.

Ridacchiò << Te li manda il fidanzatino? >>

Feci una smorfia << Non ho un fidanz.... >> le parole mi morirono in bocca e fissai nuovamente il mazzo.

Notai subito il bigliettino bianco e quasi non lo stropicciai per quanto velocemente lo presi. Sentì la presenza di Rose come quella di un avvoltoio.

Mi girai dandole le spalle in modo che non potesse sbirciare.

Una rosa per ogni pensiero su te.

J.

Mi si illuminarono gli occhi.

John .....era..... era..... meraviglioso......

Strinsi a me il biglietto mentre portavo il mio naso tra quei fiori stupendi.

Dovevano essere ad occhio e croce una trentina ed erano tutte per me, ogni pensiero che aveva avuto su di me. Il cuore mi si riempì di commozione nel vedere quella sua nuova prova di attenzione nei miei riguardi.

<< Allora? >> chiesi impaziente la mia collega << Chi te li manda? >>

Fatti i cazzi i tuoi.

Le sorrisi rimanendo però muta e ciò non sembrò per nulla gradire.

Tirai fuori il mio cellulare dalla tasca e scrissi veloce un messaggio.

Nessuno sa sorprendermi come sai fare tu

grazie.

K.


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