Capitolo 3

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Stavo facendo zapping alla tv, ma era chiaro come la luce del sole che la mia mente era rivolta verso altro: Lucy.

Mi consolai pensando che mio fratello ancora non la conosceva e quindi la sua opinione fosse un po' troppo prematura. Sospirai, che situazione del cavolo. Ma perché i ragazzi erano così difficili ?! Chi volevano come fidanzata? Una ragazza remissiva che magari aveva un fisico da top model e senza neanche un minimo di intelletto?! Lucy era stupenda! Corpo da urlo a parte, aveva un viso a dir poco bello! Gli occhi chiari, una bocca sensuale e gli zigomi alti che facevano invidia a tutte quelle donne che si rivolgevano ai chirurgi plastici. Insomma non capivo proprio come facesse Tate a non trovarla attraente!

<< Stupidi maschi >> borbottai.

All'improvviso sentii una risata bassa che mi fece scattare sull'attenti e quando mi voltai non fui sorpresa di vedere Dion. Dopo tutti questi anni ancora mi ricordavo della sua risata. Era appoggiato allo stipite della porta, in una posa che ricordava tanto le foto delle copertina di moda e che trovai, proprio per questo, ancora più irritante. Rimasi immobile, ero stata così persa tra i miei pensieri che non mi ero minimamente accorta che era rientrato a casa ed ora era troppo tardi per scappare...o forse no!?

<< Mi dispiace ma voi donne dovete mettere in conto quanto stupidi noi siamo >> disse lui con il "suo" sorriso sghembo, quello da cuore a mille ma che ormai non mi faceva più alcun effetto.

Senza rispondergli, mi voltai per spegnere la televisione. Quando il brusio delle pubblicità cessò, si creò un silenzio pesante, carico di tensione, così, con il desiderio di correre al più presto nella mia camera, mi alzai dal divano a testa alta. Proprio quando gli passai accanto, così vicini che potei percepire il suo corpo proprio come se lo toccassi, lui sospirò. Mi prese per il polso. Gli lanciai un'occhiataccia, ma era come se non lo avessi fatto perché lui sembrò non curarsene del mio astio.

<< Possiamo parlare? >> chiese puntandomi quegli occhi azzurro – ghiaccio a cui era facile cedere.

<< Non ho niente da dirti >> dissi dura.

Feci per andarmene ma la sua presa era troppo resistente, obbligandomi per questo a rimanergli accanto.

<< Beh io si >> ribatté acido.

Alzai gli occhi al cielo << Che vuoi? >>

Mi lasciò il polso e si portò, come sempre faceva quando era nervoso, i capelli indietro che ovviamente ricaddero nuovamente difronte agli occhi. Il suo viso con un'aria, in un certo modo, severa, si sciolse lentamente in un espressione desolata che mi fece rizzare i capelli per il disgusto.

<< Volevo chiederti di perdonarmi per come mi sono comportato >> sussurrò.

Non riuscii a trattenere una smorfia << Non ho bisogno di sentire le tue scuse >>

Lo vidi stringere la mascella << Io invece sì! >> urlò pieno di rabbia.

Sgranai gli occhi con il cuore a mille, sorpresa di vederlo così infuriato. Fece un sospiro per calmarsi ma dalla rigidità del suo viso capii che era ancora turbato.

<< Devo dirtelo ... Sono anni che me lo tengo dentro >> mormorò rialzando il suo sguardo su di me.

Sussultai quando nei suoi occhi vi lessi struggimento. Perché? Perché mi guardava così ?!

<< Mi dispiace così tanto Kaila >> sussurrò con voce incrinata.

Il cuore mancò di un battito. Le sue scuse mi colpirono in modo giusto e sbagliato allo stesso tempo. La ragazzina sciocca che a volte c'era ancora in me, diceva che fosse sincero e quindi avrei potuto perdonarlo, l'altra invece non riusciva a farla così facilmente, perché dimenticare il passato era qualcosa di impossibile.

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