Capitolo IV

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Jonathan non aveva mai provato cibo messicano piccante, ma comunque non aveva mai pensato che potesse essere così piccante.
Gli bruciava l'intera bocca con esofago e organi annessi compresi, gli lacrimavano gli occhi come se stesse per diventare una fontana e sentiva che avrebbe potuto cacciare fumo dalle orecchie.
Quel piccante era così...forte.
Talmente forte che Jonathan si sentiva strappare l'intero stomaco a morsi incandescenti.
Si alzò in preda alle lacrime nere e corse verso la cucina, mentre Abigail rideva a crepapelle.
Non pensò a come sembrava ridicolo, perché sennò si sarebbe complimentato da solo per la sua figuraccia, e immerse la bocca sotto il getto d'acqua del rubinetto, risciacquandosela per quattro o cinque volte, finché il fuoco che si sentiva dentro non fu spento.
Tremante e sudato tornò in salotto e lanciò un'occhiataccia alla ragazza che era caduta dalla poltrona rossa dalle risate.
Ride bene chi ride ultimo. pensò.
Si risedette sul divano, guardando male il burrito piccante mezzo morsicato.
-Non hai più fame?- gli chiese Abigail, asciugandosi le lacrime dalle troppe risate. Riprese posto sulla poltrona, prendendo il suo tachos extra piccante e addentandolo, alzando un sopracciglio quando Jonathan si mise a osservarla con una smorfia sul volto.
La ragazza non diede nessun segno della piccantezza del suo cibo.
-Ma taci.- sbottò Jonathan, stiracchiandosi e sbadigliando, un po' infastidito.

-È molto tardi.- gli fece notare Abigail, guardandolo negli occhi con aria seria.
Aveva finito di mangiare e aveva messo a posto tutto quanto assieme a Jonathan che, visto il suo essere sbadato, era inciampato più volte sui piedi della Shadowhunter nella piccola e stretta cucina.
E si era guadagnato delle occhiatacce indegne da Abigail.
-Già.- rispose solamente Jonathan, appoggiandosi allo schienale del divano con fare indifferente. Non aveva mai pulito piatti in vita sua e ancora lo infastidiva l'odore del detersivo sulle mani.
-E hai intenzione di rimanere qui?- gli chiese la ragazza, sciogliendosi la coda con un gesto disinvolto.
Jonathan aveva visto molte volte delle persone veloci, ma mai come Abigail: era aggraziata in tutte le cose che faceva.
-Se non ti do fastidio.
-Mi dai fastidio, Jonathan.- puntualizzò lei, scrocchiandosi le dita della mano: lo scricchiolio si diffuse per l'appartamento silenzioso.
Jonathan arricciò il naso.
-Be', non ho un posto dove andare.- si difese, aggrottando la fronte.
-In questi ultimi giorni avrai pur dormito da qualche parte.- ragionò Abigail, stringendosi nelle spalle.
-Sì, su un prato.- ribatté Jonathan, esasperato.
Cosa le costa farmi rimanere qui? si chiese, cocciuto. Gli Shadowhunters non dovrebbero aiutarsi a vicenda quando sono in difficoltà?
-Ecco, penso che non si sposterà da lì.- aggiunse Abigail, incrociando le braccia al petto.
Cocciuta. la nominò mentalmente Jonathan. Altro che Abby, questa di simpatico non c'ha niente.
-E neanch'io.- la sfidò, incrociando a sua volta le braccia: voleva la guerra? E che guerra sarebbe stata.
-E neanche la porta.- attaccò lei, sorridendo con gli occhi.
Jonathan sentì un senso di vuoto allo stomaco: si disse che non era niente.
-Mi stai cacciando?- le chiese, anche se il suo tono da duro ebbe un'inclinazione verso l'acuto, quasi fosse preoccupato.
-Mmm non lo chiamerei "cacciare", quanto più "dire gentilmente di levarsi dai piedi".- disse lei, portandosi due dita sotto il mento per far finta di pensare.
Mi sta prendendo in giro.
-E se venissi attaccato da un demone?- le chiese, alzando le sopracciglia.
-Sopravviverai.
-Mi hai dato da mangiare.- osservò Jonathan, osservando le cicatrici delle rune sulle braccia della ragazza: erano davvero interessanti, quasi fittissime.-Dammi anche un posto dove passare la notte, dai.
-Non sono mica un orfanotrofio.
-Hey, non sono orfano.- ribatté lui, aggrottando la fronte.
-Allora hai una famiglia dove andare a passare questa benedetta notte.- concluse lei, indicandogli con fare sbrigativo la porta.
Jonathan la osservò, riluttante, poi chiese:
-Ti hanno mai detto che sei cattiva?
Abigail non ci ragionò molto che subito rispose:
-Mmm sì, "cattiva" sta subito dopo l'aggettivo "bellissima".
-Di sicuro nel tuo vocabolario non esiste la parola "modestia".- disse Jonathan, abbassando lo sguardo per guardarsi le mani: callose, dalle lunghe dita; mani da pittore.
-E nel tuo la parola "intelligenza" non è mai stata neanche nominata.- sbadigliò Abigail, stiracchiandosi come un gatto.
Jonathan si alzò e si diresse verso la porta, il cuore in gola, quando Abigail gli disse:
-Dormi sul divano, però.
Jonathan avvertì gli angoli della bocca sollervarsi e si girò verso la ragazza che, indifferente, osservava la foto di quando era adolescente.
-Grazie Abby.

Shadowhunters: Città Dei DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora