C'era una sola parola per descrivere quel tunnel: stretto.
Jonathan non soffriva di claustrofobia, ma probabilmente Abigail sì.
Per tutto il tempo, solo il respiro pesante della Shadowhunter strappava il silenzio come le forbici con la carta.
Il passaggio era illuminato dalla stregaluce che la ragazza teneva in mano davanti a sé, e Jonathan poté notare che non c'erano ragnatele o eccessiva polvere: qualcuno era già passato di lì prima di loro due.
Quel particolare gli diede i brividi.
Il tunnel era sempre dritto, basso, stretto e umido, e dappertutto risuonava il ticchettio lontano dell'acqua sul pavimento.
Jonathan non sapeva dire se odiava di più il caldo o l'umidità, però di una cosa era certo: non gli piaceva nessuno dei due.
Mentre la noia lo avvolgeva come una coperta la notte, il corpo tremante di Abigail faceva pensare che la ragazza avesse avuto paura.
Jonathan avrebbe voluto abbracciarla e dirle che andava tutto bene, ma si morse la lingua e chiuse le mani a pugni: forse la ragazza non avrebbe visto in quel gesto un'azione affettuosa ma piuttosto un segno della sua debolezza, e l'ultimo desiderio del ragazzo era avere una Abigail incazzata nera e impaurita.
Inoltre, anche se una parte di lui lo negava, pensava che la ragazza sarebbe potuta scappare via, lasciandolo smarrito per la piramide.
Si fidava di Abigail quando lei svoltava a destra o a sinistra, si fidava del suo sapere e della sua conoscenza della piramide, anche se tremava terribilmente e le gambe procedevano a scatti.
Iniziò a contare il ticchettio dell'acqua, regolare come un orologio svizzero e snervante; si arrese dopo il cinquecentonovantesimo.
Lì tutti i corridoi erano uguali: grigi, bui, sporchi, uguali.
Sto camminando in una tomba che potrebbe diventare la mia. pensò con orrore, ordinandosi di stare calmo.
Dopo una buona mezz'ora, ci fu una svolta talmente inaspettata che il ragazzo sbatté contro Abigail, facendola cadere come se fosse una foglia d'autunno.
Per un attimo rimase immobile, aspettando che lei si alzasse e continuasse ad andare avanti con il suo passo apparentemente sicuro e la stregaluce in mano.
Non si rialzò.
Qualcosa in lui scattò.
-Tutto bene?- le chiese, inginocchiandosi accanto a lei con il volto preoccupato e tirato.
La stregaluce illuminò il volto sofferente della ragazza, che sembrava in procinto per vomitare.
-Dannazione...lo prendo a schiaffi... quel bastardo...- borbottò Abigail, stringendo le mani sulle ginocchia e appoggiando la schiena al muro umido. La maglietta le si bagnò di acqua sporca, ma lei non se ne curò: sembrava sul punto di svenire.
Imprecò come un marinaio di porto, esattamente come aveva sentito dire a volte da Jace.
Quanto sono simili...
-Ti aiuto?- domandò Jonathan, ma già l'aveva presa per mano e la stava facendo alzare, mentre lei si muoveva a scatti e tremava.
Pensò che forse doveva farle aria, ma come poteva quando erano chiusi in un passaggio buio e polveroso sotto strati e strati di roccia?
-Claustrofobia...di merda.- imprecò Abigail, poggiando la testa sul petto di lui. Aveva il respiro mozzo e la pelle talmente pallida che Jonathan avrebbe giurato che fosse stata sul punto di vomitare.
-Se non te la senti di continuare...- cominciò Jonathan, passando un braccio sulle spalle della ragazza per stringerla leggermente a sé. Il cuore gli batteva forte e, se lì dentro non ci fosse stato tutto quel buio, si sarebbe preoccupato che la ragazza avesse potuto vedere quant'era diventato rosso.
Svegliati. Abigail sta male: non è il caso di pensare a certe cose!
-No...senti, sto bene, okay?- disse Abigail, anche se non si tolse dalla stretta di Jonathan; anzi, si appoggiò letteralmente a lui.
Il suo cuore batteva forte e sperò che Abigail non lo sentisse: il suo corpo piccolo era caldo contro il suo.
Jonathan cominciò a camminare lentamente, cercando di evitare sbalzi o passi troppo veloci perché Abigail - anche se tentava di nasconderlo - stava davvero male.
-Gli buco i polmoni...poi li brucio e lego il corpo ad un palo in mare...- stava borbottando a denti stretti lei, il viso mantido di sudore.-L'ha fatto apposta...lui sa che sono claustrofobica!
-Lui chi?- le chiese Jonathan, praticamente trascinandosela dietro.
-Fratello Zaccaria.- rispose lei.-Dovevamo incontrarci qui due settimane fa...ma, visto cosa è successo, non sono venuta.
-E vi siete dati appuntamento oggi?- Jonathan cominciava a temere che Abigail stesse per svenire: era pallidissima come un cencio.
Si sistemò meglio il braccio della Shadowhunter sulla spalla e aumentò il passo.
-Sì, in un certo senso.
-Come in un cert...
-Fermati! Qui, ecco!- Abigail gli indicò un punto su una parte del muro e, un po' zoppicando, si allontanò da Jonathan e sfilò lo stilo dalla cintura.
Il ragazzo la affiancò, attento per qualsiasi movimento strano, ma il suo sguardo fu catturato dalle cicatrici della Shadowhunter: sembravano molto più scure della pelle stessa, eppure le conferivano un'aria molto saggia e piena di rispetto.
Possibile che Sebastian odiasse le cicatrici sulle ragazze? pensò Jonathan, decidendo mentalmente di lasciare quel nome per quella parte della sua vita che aveva vissuto come schiavo del sangue di Lilith. Io...io le trovo carine. Su di lei.
Arrossì violentemente, proprio quando Abigail si voltò per mostrare dietro di sé una porta comparsa dal nulla; si rimise lo stilo nella cintura con un gesto fluido.
-Te l'avevo detto che...- cominciò lei, alzando la stregaluce davanti a sé per vederlo meglio; aggrottò la fronte, aggiungendo:-Sei tutto rosso.
-Io...
Un rumore secco li fece voltare.
-Corri!- urlò Abigail, varcando la porta con passo malfermo.
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Shadowhunters: Città Dei Dimenticati
FanfictionFinita la Guerra Oscura, Jonathan Christopher Morgenstern - conosciuto come Sebastian -, dopo aver passato diciassette anni sotto il controllo del sangue di demone, quando crede finalmente di poter morire e dare sollievo a tutti con la sua morte, si...