Ogni bacio era un fremito.
Ogni bacio ne trasportava un altro.
Ogni bacio, ognuno, era come droga.
Abigail rise nel bacio quando Jonathan riposò nuovamente le labbra sulle sue, premendogli le mani sul petto.
L'amaca su cui erano adagiati dondolava leggermente, come se avesse avuto paura di disturbarli.
Ma Abigail aveva occhi solo per Jonathan e lui solo per lei: era una sensazione così strana, così...
...così bella, rilassante. decise lei, mentre Jonathan la guardava con desiderio ma anche con paura, paura che lei si sarebbe ritirata.
Abigail lo guardò in quegli occhi verdi che amava tanto: solo a quella breve distanza si era accorta che in un occhio Jonathan aveva una pagliuzza di verde scuro e nell'altro due macchioline di bruno chiaro.
Sorrise.
Alzò leggermente la testa per strofinare le labbra sulle sue, le braccia allacciate al suo collo: con i polpastrelli delle mani poteva sentire le cicatrici che avvolgevano la schiena di Jonathan come serpenti.
Un segno lasciato da Valentine.
Jonathan si immobilizzò, Abigail che continuava ad accarezzare le cicatrici.
Ma più che cicatrici, si accorse dopo un po', erano veri e propri solchi nella pelle: come se qualcosa gli avesse scavato nella pelle, riducendola a strati di cute staccati tra loro.
-È stato Valentine?- gli chiese, ma fu appena un sussurro, l'ombra di una domanda: per lui era doloroso parlare del passato, ma Abigail voleva che non ci fossero più state barriere tra loro.
Abigail voleva conoscere nel profondo quel ragazzo che tanto amava.
-Sì...scusami, so che sono orrende e che...- cominciò Jonathan, cercando di toccarsi con la mano libera la schiena ruvida.
La ragazza gli afferrò la mano prima che riuscisse nel suo intento e la strinse nella propria.
Il ragazzo allora la guardò.
Abigail se la mise sulla guancia: la mano di Jonathan era calda, ruvida ma soffice; era la mano di un guerriero; era la mano di una persona che aveva vissuto troppe cose brutte per la sua giovane età.
-Sei perfetto così come sei.- gli mormorò, facendo un mezzo sorriso.
Jonathan sorrise, gli occhi che gli brillavano; si abbassò su lei, le mani poggiate vicino ai suoi fianchi, i corpi che combaciavano come se fossero i pezzi di un puzzle, e la baciò.
Ogni bacio era un fremito.
Ogni bacio era vita.
-Ti amo.- mormorò Abigail mentre affondava le mani nei capelli platino di lui: aveva ancora i riccioli, i riccioli che all'inizio gli aveva fatto proprio lei.
Jonathan le infilò quasi timidamente la mano sotto l'orlo della maglietta, cercando contatto con la pelle nuda di Abigail: era un bisogno strano, come quando hai bisogno di ossigeno dopo aver trattenuto il respiro troppo a lungo sotto l'acqua.
Lei si sentiva così: aveva bisogno di Jonathan.
-Vedi che alla fine ci sono riuscito a farmi baciare da te volontariamente.- le sussurrò lui all'orecchio, facendole scorrere le dita sulle braccia nude: un tremito avvolse le terminazioni nervose di Abigail, facendola rabbrividire.
L'aria era umida eppure calda e il sole stava sorgendo pian piano, come se non avesse avuto fretta di interromperli.
Abigail rise e si mise su un fianco, guardando con sguardo divertito Jonathan che stampava il bacio che doveva darle al vento.
-Ora non ti montare la testa, Morgenstern.- gli disse, assumendo per un attimo un'aria da superiore: giusto per infastidirlo un po', si riabbassò la maglietta.
-Non ho mai insinuato questo, Herondale.- le rispose, avvicinandola a sé con un braccio e baciandole una spalla.
Restarono abbracciati per quello che per loro parvero solo pochi minuti, trascorrendo il tempo a parlare di banalità e a baciarsi, come una coppia normale: era una bella sensazione.
Sembro quasi una ragazza qualsiasi, senza l'enorme peso che mi porto addosso. pensò Abigail, mentre con il dito disegnava delle Rune invisibili sul braccio di Jonathan.
Un iratze per curarlo, sempre.
Una Runa della Forza, per rinforzarlo.
Una Runa Silente, per tenerlo al suo fianco.
Una ragazza normale. ripensò, corrugando la fronte.
Ma lei non era normale.
Non lo era e mai lo sarebbe stata: perché stava sognando cose che non sarebbero mai accadute?
Lei, con i suoi segreti e la sua maledizione.
Lei, con nessuna famiglia.
Lei...che aveva Jonathan e Jonathan soltanto.
Stupida! si rimproverò.
-Che c'è?- le chiese lui, recuperandola dai suoi pensieri: aveva la voce impastata dal sonno, le palpebre pesanti e quasi socchiuse.
-Mmh?- fece lei, scuotendosi.-No, niente, stavo solo pensando.
Jonathan sorrise provocante.
-E a cosa, se si può sapere, signorina Herondale?
-Al fatto che dobbiamo partire presto, se vogliamo arrivare a Shangai prima di mezzogiorno.- gli fece la linguaccia e si alzò sui gomiti, sbadigliando.
Cercò di nascondere l'ansia nella voce: dire una bugia, seppur minima, era un male?
Lui lasciò cadere la testa sull'amaca.
Possibile? Possibile che mi faccia male mentirti, Jonathan? Tengo davvero così tanto a te? rimurginò Abigail, celando sotto un sorriso gli occhi tristi.
Gli voleva così bene, come non aveva mai provato per un'altra persona.
Jonathan era il suo tutto.
E lei era il suo per sempre.
Quando fece per alzarsi, Jonathan la avvolse in un abbraccio e la ritirò giù con lui, sussurrando:
-Ancora cinque minuti.
Il contatto con il suo corpo era caldo, talmente caldo da scaldarle anche il cuore; sorrise, ora per davvero.
Ancora cinque minuti. ripensò lei.
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Shadowhunters: Città Dei Dimenticati
Fiksi PenggemarFinita la Guerra Oscura, Jonathan Christopher Morgenstern - conosciuto come Sebastian -, dopo aver passato diciassette anni sotto il controllo del sangue di demone, quando crede finalmente di poter morire e dare sollievo a tutti con la sua morte, si...