-Perché?- chiese solamente.
Tutti quei discorsi nella sua mente, tutte le sue domande, tutti i suoi dubbi...scomparvero quando vide Abigail.
La ragazza aveva i capelli biondi sciolti sulle spalle in una cascata d'oro e il viso aveva ripreso il suo colore abbronzato; indossava la stessa divisa della sera precente che sembrava un po' stropicciata, ma a lei parve non importare.
E i suoi occhi...quei meravigliosi occhi dorati non erano più lucidi di febbre, ma grondanti di ostinazione.
Jonathan si chiese come fosse potuta guarire così in fretta dalla febbre, ma si disse che probabilmente erano le Rune.
Sul collo poteva intravedere le Rune di Velocità, del Silenzio, di Guarigione e molte altre, e Jonathan represse a stento la voglia di toccarle.
Le braccia erano coperte dalle maniche più lunghe della divisa, ma altre Rune erano visibili sulle sue mani che stringevano una tazza di tè caldo.
La sua cintura era poggiata sul tavolo e vi erano appese due spade angeliche e due pugnali che sembravano allontare un po' i Nascosti che passavano di lì.
Quel particolare lo fece quasi sorridere.
-Hai visto anche tu Lilith?- gli chiese Abigail, alzando lo sguardo stanco su di lui: sembrava tesa.
O più di tutto stanca.
Jonathan non ne fu stupito: Abigail aveva già parlato con Lilith.
Perché il demone non avrebbe dovuto rimostrarsi alla Shadowhunter, casomai per spaventarla?
Chissà cosa le ha fatto vedere... pensò, ricordando il suo, di sogno.
Rabbividì.
Comunque annuì, portandosi le mani sui capelli, e chiese, giusto per chiedere:
-Anche tu?
Abigail annuì come aveva pensato, sbadigliando un po'.
Una fata cameriera si fermò davanti al loro tavolo, chiedendo con voce squillante:
-Volete qualcos'altro?
Jonathan alzò lo sguardo su di lei.
La fata aveva la pelle di un giallo limone che rompeva i colori spenti dell'agriturismo; non era bella, perché aveva delle lentiggini blu sputate sulla faccia e due canini che superavano le labbra carnose di un colore rosa stonato.
Accetabile, forse. Forse se non avrebbe avuto dei capelli color polvere acconciati in un tuppo malfatto.
Jonathan guardò Abigail, in attesa che lei dicesse qualcosa, ma lei restò in silenzio a fissare la sua tazza.
Decise di fare da sé.
-Un tè per me e...sapete dove possiamo trovare un taxi?- chiese alla fine, osservando come più guardava il volto stravagante della fata e più quello si trasformava in un teschio con addosso qualche fiorellino secco.
Sentì un brivido lungo la schiena: okay, quella fata era decisamente brutta.
-Un taxi?- ripeté la cameriera, sconcertata: i canini le si alzarono con le labbra in un sorriso ironico e rivoltante.-Pensavo che voi Shadowhunters poteste viaggiare con quei vostri giocattolini...com'è che li chiamate? Ah, Portali.- e lanciò un'occhiataccia ad Abigail, che guardava la sua tazza come se fosse stata la cosa più importante di quella sala.
-Non penso debba interessarti, signorina.- ribatté Jonathan, mentre la fata lanciava più occhiate a lui e ad Abigail, in modo...ehm, brutto.
Come se già la sua faccia non bastasse.
-Voi due mi sembrate familiari...- mormorò infine la fata, mentre allungava una mano ramoscello verso il viso di Jonathan.
Abigail sbatté la tazza sul tavolo, provocando un grande rumore.
La fata si immobilizzò.
Così come il resto dei Nascosti in quella stanza.
-Dicci dov'è questo santissimo taxi, fata, oppure dovrò arrestarti per aver rubato delle armi a quei Licantropi laggiù e per aver infranto la Legge.- disse la Shadowhunter, fissando con espressione dura la mano della fata che stava quasi per sfiorare la guancia di Jonathan.-E allontanati da lui, o ti uccido seduta stante. Un altro tè anche per me, grazie.- terminò esibidendosi in uno smagliante sorriso.
Jonathan si sentì rincuorato da quel gesto: forse...forse lo stava facendo per lui, perché forse in fondo teneva a lui.
La fata la riguardò con espressione disgustata - non si è mai guardata allo specchio, allora. pensò Jonathan - e girò sui tacchi, sparendo dietro il bancone rosso.
L'espressione di Abigail si rilassò.
Rivolse a Jonathan un mezzo sorriso e alzò le spalle, chiedendo come se fosse la cosa più normale del mondo:
-Okay, allora di cosa mi volevi parlare?
Quella Abigail...ti ha mai detto perché scappa ancora, anche ora che è finita la Guerra Mortale? Ti ha mai detto perché non si è mai rivelata al fratello? Ah, e ti ha mai detto da cosa sta scappando?
-Io...no, niente.- sorrise, mentre Abigail alzava le spalle.
La ragazza puntò i suoi occhi dorati su quelli verdi di Jonathan, e a lui sembrò sciogliersi sotto quello sguardo: non lo stava fissando in chissà quale modo, ma...gli piaceva.
Mi vuoi bene? Tieni a me? le avrebbe voluto chiedere, ma ebbe la compiacenza di stare zitto.
Abigail spezzò quello sguardo guardando oltre la spalla di Jonathan.
Il suo volto restò impassibile, ma Jonathan notò uno strano luccichio nei suoi occhi dorati.
Si chiese se avesse dovuto aver paura.
Abigail poggiò la sua tazza sul tavolo con un movimento fluido, quasi normale, e mormorò, muovendo a stento le labbra:
-Jonathan, al mio tre prendi la tazza, girati e spaccagliela in testa.
Jonathan restò sorpreso.
Abigail però sorrideva.
-Aspetta, cosa?- chiese ad occhi sgranati, ma lei aveva già iniziato a contare.
-Uno...
Dietro di sé Jonathan poteva sentire la gente scansarsi o spostare le sedie per alzarsi.
Non capiva cosa stava succedendo: vedeva solo gli occhi di Abigail, calmi e quieti, sui suoi.
Questa ragazza è una calamita per i guai.
-Due...
Qualcuno urlò.
Per l'Angelo, morirò.
-Tre!
Aiuto.
Jonathan prese la tazza per il manico e, alzandosi e girandosi alla velocità della luce, la calò con potenza sulla testa di...
-Una fata!?- esclamò sorpreso, ma prima che potesse dire altro un gruppo di fate arrabbiate gli si presentò davanti.
Ora, le fate non sono quei piccoli esserini magici che volano per i prati a cavallo di uccellini o farfalle, ma piuttosto uomini tarchiati con le orecchie a punta e ali spaventose: e non erano certo belli con quei teschi in bella vista sul volto.
Jonathan ebbe appena un momento per emettere un lamento che le fate andarono loro addosso.
Era stupendo vedere come una bella situazione potesse diventare schifosa in pochi minuti, secondo Jonathan.
Cambiò subito idea.
Abigail, pronta come sempre, prese la cintura dal tavolo e, facendola roteare per aria, mandò a terra due fate che la stavano per prendere.
Jonathan si abbassò in tempo per evitare le mani di una fata protese verso di lui e afferrò il gambo della sedia, sbattendola sulla faccia del Nascosto: inutile dire che la fata cadde a terra come una bambolina di pezza.
Per un attimo, Jonathan fu orripilato di aver fatto una cosa del genere, ma quando vide che Abigail non era certo più indulgente si rilassò e fu invaso da un piccolo senso di soddisfazione.
Lo sto facendo per difendermi. pensò. Anche Abigail lo fa. Va tutto bene.
Ma dentro si sentiva rodere il rimorso.
Si sentì afferrare per la mano e si girò, evitando per un pelo la lama di una fata.
La mano di Abigail era stretta sulla sua: calda e sicura.
Jonathan la prese per la vita e, proprio nel momento in cui una fata femmina stava correndo verso di lei con un pugnale sguainato, le diede una potente spinta: i piedi di Abigail centrarono in pieno petto la Nascosta, che cadde a terra con un urlo lancinante.
La Shadowhunter si girò verso di lui con un sorriso a trentadue denti, felice come non mai: si stava divertendo.
È la ragazza più straordinaria che io abbia mai incontrato. E anche la più pazza.
Jonathan stava per riprenderle la mano, colto da un improvviso senso instintivo, quando i suoi occhi colsero un guizzo alla sua destra: la cosa fu talmente instantanea che Jonathan a malapena se ne accorse.
Si abbassò e Abigail rotolò sulla sua schiena, un caldo e veloce contatto contro la sua maglietta, lanciandosi sopra ad una grossa fata tarchiata brandendo una spada angelica.
Così com'era apparsa, la fata scomparve in un mucchietto di polvere argentata.
Una folata di vento lo spazzò via.
Abigail si girò, arricciando il naso.
Jonathan sorrise alla ragazza, anche se lei si teneva premuto il braccio come se fosse stata ferita.
Senza troppe storie, la ragazza gli riprese la mano e insieme sgusciarono fuori dalla stanza, diretti verso la porta.
Intanto, dietro di loro il caos.
Abigail lo guidò fuori dall'agriturismo prima che qualcun'altro decidesse di attaccarli, anche se lì dentro era già scoppiato il casino più totale: Jonathan riuscì a vedere dalla grande finestra le sedie e i piatti che volavano, così come i corpi delle fate.
Gli altri Nascosti si erano ribellati alle fate e ora combattevano come forsennati: licantropi, vampiri e anche uno stregone contro una quindicina di fate.
Inutile dire chi avrebbe vinto.
E...
Strike!
Una fata si spiaccicò sulla finestra come una zanzara.
Che brutta fine.
Abigail lo trascinò dietro l'edificio, verso la piazza, borbottando delle frasi in greco antico e continuandosi a tenere il braccio con la mano libera.
-Hey, non si dicono queste cose!- la richiamò ridendo, quando capì l'ultima frase che la ragazza aveva pronunciato.
Una frase molto inadatta a chiunque. Chiunque.
Abigail si calmò un attimo, guardandolo pensierosa.
Jonathan non sapeva cosa aspettarsi: lo avrebbe richiamato? Urlato contro? Forse abbracciato?
Un altro abbraccio non mi dispiacerebbe affatto. si ritrovò a pensare, gli occhi incatenati sulla ragazza.
Era sudata, ma bella e accattivante allo stesso tempo.
Lei non fece nessuna di quelle cose. Semplicemente, scoppiò a ridere, piegandosi su se stessa.
Era una risata cristallina, molto più musicale di quanto mai Jonathan avesse pensato.
Ora che ci pensava, era la prima volta che sentiva ridere Abigail.
Si sentì ricuorato da quel dolce suono: tutte le preoccupazioni sembrarono scivolare via dalla sua mente.
Jonathan ne fu più sconcertato della rissa con le fate.
-Tu...io...oh, per l'Angelo!- rise Abigail, stringendosi una mano al petto per il troppo ridere e asciugandosi le lacrime di gioia con il dorso della mano libera.
Quella risata...quella risata gli fece venir voglia di baciarla, stringerla a sé e...
Era assolutamente perfetta.
Jonathan non l'aveva mai vista così...allegra.
Era persino più bella del solito.
-Hai visto come...e poi quella...e la loro faccia!- continuò a ridere, girandosi intorno come fa una bambina nel vedere un gattino.-Oh, che squadra che formiamo, Jonathan! Che squadra!
Quelle parole fecero battere forte il cuore di Jonathan: erano una squadra.
Il ragazzo aspettò che lei si calmasse, ma Abigail gli gettò le braccia al collo e lui la fece girare, mettendole delicatamente le mani sulla vita: sembrava troppo bello per essere vero.
Ma era vero.
Abigail era lì, stretta a lui.
Jonathan riusciva a percepire il calore del suo corpo, i suoi capelli biondi che gli sfioravano le spalle e il suono della sua risata che gli percuoteva le orecchie.
Sembrava tutto così perfetto...
Era tutto dannatamente perfetto.
Se quello era amore, allora sì, Jonathan amava Abigail.
Poi Abigail si staccò, continuando a sorridere e a guardare Jonathan con...
Amore!?
Era uno sguardo dolce, estraneo alla figura di Abigail, ma era sincero: gli zigomi le si colorarono persino di un tenero rosso!
Jonathan scosse la testa, dicendosi che sarebbe stato troppo bello per essere vero: perché...non era vero, no?
Abigail lo amava? Per davvero?
-La stregaluce!- esclamò d'un tratto Abigail, il sorriso che gli lasciava il volto e le mani sui capelli: tutta quell'aria carica di magia, amore e intimità si ruppe in meno di un secondo, sostitutito dallo sguardo incredulo della Shadowhunter.
-Devo averla lasciata sul tavolo, merda!
La ragazza si girò verso l'agriturismo, fulminea, ma prima che potesse fare anche un solo passo...
...un taxy le si materializzò davanti, comparso così velocemente che Jonathan per un attimo pensò non fosse reale.
Poi, il silenzio.
Come taxy sembrava normale: giallo come quelli di New York e abbastanza...vecchio. Molto vecchio.
Un modello degli anni '80?
-Ma che cos...- stava dicendo Abigail, immobile a pochi centimetri dal veicolo giallo, ma fu interrotta da una voce squillante alle sue spalle.
Jonathan si girò: la stessa fata dalla pelle gialla dell'agriturismo stava in mezzo a loro, con un sorriso che le faceva piegare i canini in un'angolazione spaventosa.
Rieccola.
-È il vostro taxy.- annunciò la fata, incrociando le braccia.-Quello che avevate richiesto, no?
Jonathan lanciò un'occhiata furtiva ad Abigail: la ragazza sembrava sconcertata e dubbiosa nello stesso momento.
-Pensavo stessi con quelli della tua razza.- disse infine la Shadowhunter, sospirando.
La fata sembrò arrabbiata e indignata solo per un istante, poi calmò i muscoli tesi del collo e rispose:
-Quelli non sono fate: o almeno, non più. Chiunque infrangi la nuova Legge è bandito dalla Corte Unseelie e da quella Seelie a prescindere dalla tua famiglia e da tutto.
-Be', allora grazie...- la ringraziò Jonathan, passandosi una mano tra i capelli arruffati.
-Atlis. Mi chiamo Atlis.- completò per lui la fata, alzando gli angoli della bocca in un sorriso terribile; riposizionò gli occhi su Abigail, che aveva incrociato le braccia, e disse:
-Herondale, ti conviene stare attenta: il tuo segreto si sta diffondendo tra il Mondo Invisibile, e anche molto velocemente.
Abigail tremolò leggermente, come una candela quasi spenta.
Riprese quasi subito il controllo del proprio corpo.
-C-cosa?- balbettò, spalancando gli occhi dorati.-Come fai a saperlo?
-Non so chi sia, ma colui che ne parla si fa chiamare "Il Messaggero" o...- rispose Atlis, osservando a lungo Jonathan con la lingua tra le labbra sottili.-..."Il Messaggero di Lilith". Diffonde anche la voce sul tuo ritorno, biondino: il suo spietato e mezzo demone figlio Sebastian Morgenstern.
-Non sono suo figlio.- ribatté acido il diretto interessato, quasi sibilando le parole.-E mi chiamo Jonathan.
La fata fece spallucce.
-Andate, Shadowhunters.- fece, sventolando una mano in direzione del taxy dietro di loro.-La rissa là dentro si sta facendo seria ed è il momento sia mio che vostro di togliere il disturbo. Ci rivedremo presto.- e scomparve.
POOF!
Jonathan restò a fissare il punto dove Atlis era sparita.
Le fate sapevano molti trucchi.
Ci rivedremo presto. aveva detto.
Ma quando?
E perché?
-Su, andiamo Jonathan.
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Shadowhunters: Città Dei Dimenticati
FanfictionFinita la Guerra Oscura, Jonathan Christopher Morgenstern - conosciuto come Sebastian -, dopo aver passato diciassette anni sotto il controllo del sangue di demone, quando crede finalmente di poter morire e dare sollievo a tutti con la sua morte, si...