Capitolo XIII

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Essere innamorati è una cosa buona? si chiese Abigail, quasi all'infinito, mentre Jonathan la stringeva nell'ombra della notte.
Essere innamorati e non accorgersene è un male?
Il respiro regolare del ragazzo stretto a lei spaccava l'ampolla di silenzio del fulcro della notte fredda.
Prese a disegnare linee invisibili con il dito sul braccio nudo di Jonathan: disegnare la calmava, come se avesse potuto racchiudere un attimo di gioia in un pezzo di carta.
Erano le cinque del mattino, ma Abigail non riusciva a dormire, neppure con le braccia di Jonathan strette al suo corpo.
Una parte di lei era a disagio con tutto quel contatto caldo, mentre l'altra provava solo sollievo.
-Cosa si prova ad essere innamorati?- aveva chiesto una volta a Fratello Zaccaria, prima che questo partisse per andare a trovare Tessa in un loro posto segreto; ci andava ogni anno, lo stesso giorno, ed era proprio in quei momenti che Abigail lo aveva visto sorridere o preoccuparsi di cosa indossasse.
Una volta, l'aveva visto persino a preoccuparsi delle nuove Rune sul volto o degli occhi cuciti, tanto che aveva borbottato qualcosa contro la Confraternita, cosa rarissima.
Fratello Zaccaria si era immobilizzato, la penna premuta contro il foglio su cui stava scrivendo una lettera per Tessa.
Tessa, Tessa, Tessa.
Fratello Zaccaria pensava sempre a Tessa; solo una volta nei pensieri di Abigail si era diffusa l'immagine di un ragazzo invece di Tessa.
Un ragazzo dai capelli neri e gli occhi color cielo di cui Zaccaria non aveva voluto parlarle.
Si era girato verso di lei - all'epoca aveva undici anni - e aveva risposto nella sua mente:
Non lo so precisamente neanch'io. So solo che ti senti così felice che il mondo ti sembra più leggero e meno pesante da sopportare, se siete in due a sorreggerlo.
-Come Atlante con il cielo?- gli aveva domandato, sedendosi sul giaciglio di Zaccaria: la sua stanza era praticamente una cella, solo con una scrivania e molti libri.
È molto più complicato di così. le aveva risposto, mentre per la stanza si diffondeva il pensiero di una risata. Atlante era da solo contro il cielo: era una maledizione peggiore dello stare da solo, perché almeno stare da solo non significa rimanerlo per sempre.
-Tessa ti ama?- aveva azzardato a chiedere Abigail, dopo un momento di riflessione, ma Fratello Zaccaria non aveva risposto e si era rimesso a scribacchiare sul foglio con la sua calligrafia illeggibile ma elegante.
Abigail non aveva neanche azzardato a chinarsi per leggere la lettera: sapeva che, anche se Fratello Zaccaria le voleva bene, a volte gli doveva lasciare il suo spazio.
E i suoi segreti.
Dopo un momento infinito, il Fratello Silente si era alzato e le aveva toccato la fronte con il palmo della mano segnato dalla Runa sbiadita della Vista, sorridendo leggermente.
Carpe diem. le aveva detto, prima di uscire e lasciarla da sola nell'oscurità della cella.
-Carpe diem.- aveva sussurato, allora come adesso nell'oscurità.
Cogli l'attimo.
Girò il volto verso quello addormentato di Jonathan: era stranamente calmo, come se non avesse pensato a niente in quel momento tranne che per il riposo; il suo volto in generale, normalmente affilato, ora sembrava più dolce e con curve più armoniose.
I riccioli biondi chiari gli ricadevano sulla fronte come una pioggerella d'oro bianco, toccandogli la fronte come una carezza.
Abigail allungò una mano e li spostò di lato, rabbrividendo. O stava tremando?
Carpe diem.
Due parole le premevano dentro il petto, due parole, ma, per quanto desiderasse pronunciarle, sentiva le labbra sigillate su se stesse in un groviglio di frasi non dette.
Chissà cos'avrebbe fatto Jace al mio posto...
-Jonathan...- mormorò con la voce impastata dal sonno: però non voleva addormentarsi.
Ogni volta che si addormentava, sognava qualcosa di spregevole: la sua morte, la morte dei suoi genitori, ultimamente la morte di Jonathan...tutte causate da Lilith.
Il demone le entrava nella mente e le sussurrava modi spregevoli che avrebbe usato per uccidere tutti quanti, oppure...
-Sai perché disprezzo tutti gli Shadowhunters?- le chiese una voce pungente dietro di lei.
Abigail non si girò.
Non voleva girarsi.
Strinse i denti.
-Perché si credono migliori di tutti, mandati dagli Angeli per proteggere gli altri...- continuò Lilith, scivolando vicino a Jonathan e toccandogli il viso con le mani nere artigliate.
Lilith sarebbe anche potuta essere bella, senza tutte quelle cicatrici sul volto.
Cicatrici pagate con il sangue per la stregoneria.
-Abbiamo scoperto chi è il tuo Messaggero.- le disse Abigail, minacciosa; o almeno sperava di essere abbastanza lucida da essere minacciosa quanto bastava.
-Ah certo, chiamatemi quando la trovate.- rise Lilith, solleticando la guancia di Jonathan con i suoi artigli lunghi.-Sai quanti streghe esistono su questo e altri mondi? Dubito che riusciate anche solo ad indovinare chi sia.- e, detto questo, avvicinò il suo corpo a quello del ragazzo, in modo provocante.
-Lascialo.- le ordinò Abigail a denti stretti, alzando leggermente la testa per guardarla in faccia: quella bruttissima faccia pallida attraversata da ferite aperte nere da cui si intravedevano occhi di diversi colori.
È solo un sogno. si disse, sudando freddo.
L'aria si era fatta più fredda.
-Perché? Sono sua madre.- le rispose acida la demone, mentre piantava leggermente i suoi artigli nella pelle di Jonathan: lui si mosse nel sonno.-O almeno, lo risarà quando sarà il momento.
-Non è tuo figlio.- sibilò la Shadowhunter, mettendo una mano sopra quella del ragazzo.-E non lo sarà mai.
-Ti avevo detto di non innamorarti di lui, angioletta.- le ricordò Lilith, mentre una fiamma di divertimento si andava accendendo nei suoi occhi quando Abigail sbiancò.-Oh sì, io so il tuo segreto, Abigail Herondale...e non esiterò a dirlo a tutti, una volta che conosceranno la tua vera identità. Sai, non è una cosa da tutti i giorni trovarsi di fronte ad un angelo: ce l'hai ancora quel tatuaggio, vero?
Abigail arretrò di una spanna, toccandosi la spalla sinistra con la mano destra: il punto da cui partiva il tatuaggio, o per meglio dire la sua "Maledizione Celeste".
Lilith rise.
-Esser stata al cospetto di Dio mi ha insegnato molte cose...prima fra tutte di non credere mai a nessuno.- continuò, percorrendo la stanza e ignorando lo sguardo di Abigail puntato su di lei.-Jonathan non è mai vissuto davvero: il mio vero figlio, colui che tutti chiamavano Sebastian, tornerà. Jonathan è praticamente perduto; è inutile che tu lo ami.
-Io...io non...- balbettò Abigail.
Ma le parole non uscivano.
Non volevano uscire.
Perché erano false, troppo false.
È solo un sogno...
-Dai, dillo.- la incitò Lilith, divertita.-Dì quelle parole, angioletta, quelle due parole che ti rovineranno la vita: l'amore è acido, egoista, ti imprigiona in una ragnatela di emozioni non provate e di lacrime versate.
Abigail guardò il soffitto.
Essere innamorati è una cosa buona? si era chiesa prima, con la mente lucida.
Inspirò.
Espirò.
L'aria fredda le pungeva la pelle.
Si girò verso il volto di Jonathan, vicinissimo al suo, e senza pensarci due volte poggiò le labbra sulle sue: una piccola scintilla di calore esplose dal loro contatto.
Abigail indietreggiò, il fiato mozzo.
Jonathan aveva aperto gli occhi, confuso e ancora mezzo addormentato.
Il cuore di Abigail stava battendo troppo forte.
È solo un sogno. si ripeté, ma Lilith rise.
-Non è un sogno, Abigail.- le disse, prima di scomparire in una nube nera.
Ma Jonathan non la vide, aveva occhi solo per Abigail: quei stupendi occhi verdi, i capelli spettinati, lo sguardo impastato dal sonno...
-Jonathan?- lo chiamò, mentre lui riappoggiava la testa sul cuscino, come se non si fosse accorto che Abigail l'aveva baciato.
-Mmh?- fece lui, prima di chiudere le palpebre stanche; il suo respiro si fece regolare, il petto che si alzava ritmicamente.
-Ti amo.- mormorò Abigail, mordendosi subito il labbro inferiore: ne sgorgò una punta di sangue dorato, come se avesse voluto prenderla in giro dopo il suo discorso con Lilith.
Sangue dorato... pensò, mentre fuori dalla finestra cominciava a sorgere il sole.
Un caldo sole, di cui però Abigail non sentì il calore.

Shadowhunters: Città Dei DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora