Capitolo XII

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Abigail sembrava apparentemente sicura di cosa stesse facendo, ma dentro era frastornata come non mai.
Sentiva ancora il sapore delle labbra di Jonathan sulle proprie: avevano il sapore del miele, stranamente troppo dolce sulle sue labbra salate e screpolate.
Si avvicinarono all'Istituto con passo veloce e il cuore di Abigail fece una capriola quando Jonathan le prese spontaneamente la mano.
La Shadowhunter non aveva mai provato emozioni così...strane.
Era abituata a pensare solo a se stessa e, a volte, a Fratello Zaccaria che per lei era come un padre.
Perché?
Perché aveva paura di essere ferita.
Sua madre era morta per amore, ma lei non voleva morire.
Non voleva morire perché aveva paura di cosa ci fosse dall'altra parte, ovvero la morte.
Odiava non sapere le cose: si sentiva vulnerabile.
Il sapere è meglio del potere, perché il cervello batte l'idiozia. era il suo motto, o almeno anche quello di Fratello Zaccaria e Tessa.
Però non c'era niente di certo su come fosse morire o la morte.
Era come un uomo dalle ali di piume nere, come i Greci la descrivevano? O era una figura misteriosa con una falce, che mieteva le anime dei morti?
Quando scendeva in battaglia, una piccola parte di sé temeva sempre di poter essere ferita mortalmente. Di poter vedere la luce.
Di poter morire.
Eppure uno Shadowhunter non avrebbe dovuto avere paura di niente: ma lei era diversa.
Il sangue dorato, le nuove Rune, la velocità...tutto riportava ad un unico, grande, pericoloso segreto, che solo i Fratelli Silenti e Tessa conoscevano.
Ma da quando aveva conosciuto Jonathan, un ragazzo così dolce e che non faceva niente che le potesse dare fastidio, che le sorrideva anche nei momenti in cui lei era chiusa in se stessa, che le prendeva la mano per stringerla forte e per farle da ancora in un mare di pensieri, che le faceva dimenticare tutti i suoi problemi, che stava scappando dal passato come lei...la morte non sembrava aver più tanto significato.
A volte avrebbe voluto solo essere stretta dalle braccia di Jonathan e lasciarsi cadere dalle spalle tutti i pesi, tutte le preoccupazioni, tutti i doveri...
-Abby?- la voce di Jonathan la riportò alla realtà, mentre i suoi pensieri volavano via soffiando.
Abigail alzò lo sguardo dal terreno - non si era accorta che stava camminando a testa bassa - e davanti a lei si trovò una chiesa gotica dalle vetrate colorate.
Le guglie, alte montagne sospese in cielo, si slanciavano dalla facciata a salienti e disegnavano archi sull'azzurro mentre il sole li rendeva splendenti come arcobaleni.
Cuspidi, guglie e pinnacoli, archi rampanti e contrafforti si ergevano come soldati contro il cielo ovattato.
Lo stile Gotico slanciato e delicato bagnava il cielo di colori, e le dita di Abigail pizzicarono per la voglia di disegnarlo.
Si girò verso il ragazzo dai capelli rossi e le servì meno di un secondo per ricordarsi che era Jonathan.
-Tocca il portone: quelli degli Istituti si aprono al tocco di uno Shadowhunter.- gli disse distrattamente, perdendo lo sguardo sul portone intagliato in legno scuro e dai pomelli a forma di dragoni celtici.
Le piaceva l'Irlanda, con i suoi colori verdi spenti ma risplendenti nella nebbia argentata e l'aria piacevolmente frizzante.
-Perché non lo fai tu?- le chiese, ma già si stava avvicinando al portone, superando gli scalini consumati in meno di qualche secondo.
-Ehm...lascia perdere, fallo e basta.- rispose in un sussurro, mentre lo sguardo le si soffermava sulle sue mani sfregiate dalle Rune.
Abigail sentì qualcosa provenire da dentro l'edificio, ma si scosse quando Jonathan le rivolse uno sguardo preoccupato - che con il suo nuovo volto sembrò una prugna secca.
Soffocò una risata.
Jonathan poggiò una mano - diversa da quella del suo proprio corpo: era più callosa e dura, con le unghie corte a mezzalune bianche - sul portone e la serratura scattò, mentre questo si apriva cigolando.
E subito, davanti a loro, si disegnò un casino.

Due ragazzini di dodici anni stavano litigando a gran voce per qualcosa nella navata centrale, mentre un ragazzo e una ragazza dell'età di Jonathan e Abigail cercavano di dividerli.
Tutta la chiesa sembrava stata investita da un uragano: le colonne era sporche di terra, le panchine di legno erano state sbattute a terra e un tappeto rosso era messo all'angolo, stropicciato e tagliuzzato; il pavimento era coperto da quella che sembrava marmellata.
Un bambino di sei anni passò loro accanto strillando, mentre una bambina di sette cercava di afferrarlo; quello inciampò nella marmellata e cadde rumorosamente a terra, mentre la bambina gli saltava addosso.
Sull'altare, invece, piangeva un bambino di quattro anni che piangeva forte e che indicava i quattro ragazzi più grandi come per incolparli. I candelabri e le candele erano finite a terra, con la cera che fumava ancora.
-Ridammelo!- gridò uno dei ragazzini che litigava, quello con i capelli rossi scompigliati che indossava degli occhiali sugli occhi scuri.-L'ho preso prima io!
-Non è vero!- strillò l'altro, identico al primo solo senza occhiali.
Sono gemelli. pensò Jonathan, mentre evitava per un soffio che qualcosa gli andasse in faccia: un vaso di fiori.
L'aveva lanciato quello di sei anni contro la sorellina, ma lei l'aveva agilmente evitato.
-Non è di nessuno dei due!- gridò il ragazzo coetaneo di Jonathan: aveva una zazzera di capelli biondi-rossicci dalle punte azzurre e gli occhi azzurrissimi e sembrava pronto per scoppiare come la centrale di Cernobyl.
-Finbar, Ronan sta piangendo!- esclamò esasperata la ragazza, che aveva i capelli color nocciola intrecciati in una treccia elaborata.
-L'ho notato, Rosh.- sbuffò Finbar, urlando ai due gemelli:-Tomas e Tad Aldertree, smettetela subito!
-HA COMINCIATO LUI!- gridarono contemporaneamente i due gemelli, cercando di divincolarsi dalla presa dei fratelli maggiori.
Jonathan guardò di sott'occhi Abigail, ma la ragazza stava osservando con curiosità la piccola famigliola: chissà a cosa stava pensando...
-Roooooooosheen! Shannon non mi lascia giocare con la marmellata!- il bambino di sei anni, quello rincorso dall'altra bambina, si aggrappò alla maglietta della sorella maggiore.
-Non è il momento, Liam.- brontolò Rosheen, prendendo per i capelli i due gemelli; loro strillarono all'unisono, ma lei non mollò la presa.-Dov'è Giada?
Il fratello, Finbar, fece spallucce e prese in braccio il piccolo Ronan, sollevandolo dall'altare, e il bambino smise all'istante di piangere.
Solo allora tutti quanti i fratelli si girarono verso Jonathan e Abigail, confusi e rossi dalla vergogna.
Jonathan cercò di mettersi nei loro panni: dovevano essersi vergognati molto, visto che due perfetti estranei aveva visto il casino della loro famiglia.
E non era una cosa da andarne fieri.
Dopo qualche attimo di teso silenzio - rotto solo dai borbottii confusi dei due gemelli che parlavano in irlandese-, Finbar disse corrugando la fronte:
-Non sapevo che mamma e papà aspettassero qualcuno oggi. Eppure ho letto tutte le loro lettere...
-Cosa che non avresti dovuto fare.- gli ricordò Rosheen, mentre la sua presa sui capelli dei fratelli rallentava fino a mollare del tutto i gemelli; poi arrossì leggermente mentre lo sguardo di Jonathan si posava distrattamente su di lei.
Tad e Tomas si rimisero in piedi, sistemandosi i vestiti a vicenda.
-Dettagli.- ribatté il fratello, andando verso Jonathan per stringergli la mano.-Piacere, comunque, io sono Finbar Aldertree. E questi sono mia sorella Rosheen, i miei fratelli gemelli Tad e Tomas, come forse tu avrai già sentito, Shannon, Liam e Ronan.
-Chris Youngblood.- rispose Jonathan, ricambiando la stretta.
Finbar mosse gli occhi in direzione di Abigail e sorrise in un modo che diede abbastanza fastidio a Jonathan; poi le porse la mano e gliela strinse, sempre avendo sul volto quel sorriso da ebete.
-E tu...- stava chiedendo Finbar, ma Jonathan lo interruppe.
-Lei è la mia ragazza, Ester Whitelaw.- disse in tono acido, afferrando la mano libera di Abigail.
Lei, seppur con un sussulto, non si infastidì.
-Piacere nostro.- sorrise Rosheen, girandosi verso i due gemelli e dicendo:-Con voi due farò i conti più tardi, scostumati.
-Di sicuro avrai fatto cose peggiori che prendere in prestito un dente di vampiro.- le fece notare uno dei gemelli, quello con gli occhiali, forse Tad, dirigendosi con il fratello verso Abigail e Jonathan; strinsero le mani ad ognuno, e Tad disse:-Be', benvenuti a Belfast. Io sono Tad, il più intelligente, e il babbuino qui vicono a me è Tomas.
Abigail rise, scompigliando i capelli rossi di Tomas quando lui corrugò la fronte, arrabbiato.
-Avevamo deciso che era Liam il babbuino...- borbottò Tomas, strusciando i piedi a terra.
-Ehi!- esclamò Liam, scuotendo i riccioli color cioccolato a cavatappo; era una copia piccola di Finbar con i capelli castani.
-Vi serve qualcosa?- chiese loro Rosheen, interruppendo i fratelli prima che cominciasse un nuovo litigio, e Jonathan notò come Abigail la fulminò con lo sguardo.
-Vorremmo parlare con i dirigenti dell'Istituto.- spiegò Abigail, mentre la piccola Shannon scivolava nuovamente sulla marmellata; Jonathan le andò incontro e la cacciò fuori dalla pozza di frutta, prendendola in braccio visto che pesava come una piuma.
-Fhéachann cosúil le pluma.- gli disse la piccola, scuotendo le codine rosso scuro; aveva due occhioni scuri come Tad e Tomas e una piccola cicatrice sul labbro inferiore.
-Ehm...sì, anche per me è un piacere conoscerti.- rispose Jonathan incerto, facendole un buffetto sulla guancia.
-È urgente.- aggiunse Abigail in quel momento, lanciando un'occhiata divertita a Shannon e facendo l'occhiolino a Tomas visto che il gemello la fissava con gli occhi a cuoricini, come quelli degli emoticon.
-Peccato, i nostri genitori sono fuori città.- disse Finbar con tono noncurante, aggiungendo:-Però potete dirlo a noi, se è tanto urgente.
-Preferiremmo parlarne con i vostri genitori o, almeno, con qualcuno di maggiorenne.- ribatté Abigail, facendo un falso sorriso amorevole in direzione del rosso dalle punte azzurre.
-Ma io sono quasi maggiorenne.- il ragazzo corrugò la fronte.
-Lascia perdere Fin, lui non è normale.- lo interruppe Rosheen, sorridendo a Jonathan ma parlando ad Abigail.-Mamma e papà torneranno domani mattina, verso l'ora di colazione.
-E quando sarebbe l'ora di colazione?- le chiese Jonathan, alzando un sopracciglio: certo, Rosheen era carina, ma non era il suo tipo.
-Ag ocht.- rispose Liam, buttandosi a pancia in giù sulla marmellata e scivolando lungo la navata centrale come un canotto sullo scivolo dell'acquapark.
Rosheen alzò gli occhi al cielo.
Shannon scese dalle braccia di Jonathan e corse dal fratellino, urlando qualcosa in irlandese: si accese subito una discussione molto animata in irlandese, da cui Jonathan si tenne bene alla larga.
-Alle otto.- tradusse Tad, scuotendo la testa in direzione dei fratelli più piccoli.
-Potete restare, però.- aggiunse subito Finbar, mentre Ronan ricominciava a piangere.
Jonathan osservò bene la rumorosa famiglia: Rosheen e Finbar, che sembravano tutti e due stanchi; Tad e Tomas, da lasciar perdere con le descrizioni; Shannon e Liam e Ronan, che fin'ora avevano fatto solo casino.
Ehm. pensò solamente, grattandosi la testa e lanciando delle occhiate a Abigail.
Lei sembrava perfettamente a suo agio, anche se un po' malinconica, quando chiese:
-C'è una biblioteca?
-Certo.- rispose Rosheen, piegando la testa da un lato, leggermente confusa.
-Be', allora per me va bene.- decise Abigail, gettando uno sguardo veloce a Jonathan.
Lui si sbrigò a rispondere:
-Sì, anche per me va bene.
-Se non diamo disturbo, ovviamente.- si affrettò ad aggiungere la ragazza, sorridendo a Finbar, che sembrava per ora il capo dopo i genitori.
-Certo che no!- esclamò subito lui, mentre le punte azzurre dei suoi capelli gli ricadevano sulla fronte.
Shannon riuscì finalmente a prendere un Liam urlante e lo trascinò fuori dalle navate, portandolo da qualche parte sopra nei dormitori.
-Già.- disse allora Abigail, dopo che Rosheen ebbe finito di dire qualcosa nella sua lingua natale, probabilmente qualche imprecazione.-Quindi..dov'è la biblioteca?
Abigail sembrava capire cosa gli altri dicessero in irlandese, mentre Jonathan non ci capiva un tubo.
Rosheen alzò le sopracciglia.
-Prima non vorreste cambiarvi?
-Mmh?- fece Abigail, abbassando lo sguardo sui suoi vestiti: in pratica, notò Jonathan, erano tutti sporchi e il bordo della maglietta era attraversato da buchi provocati dal sangue di demone e dalla battaglia con le fate.
Poi Jonathan guardò i suoi, di vestiti, e osservò come anche lui non era da meno.
-Ah, sì.- disse poi, e Abigail annuì.
-Su, seguitemi.- rise Rosheen, girandosi per raggiungere un paio di scale.

Shadowhunters: Città Dei DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora