Capitolo V

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La sabbia sotto di lui era ruvida.
Si coprì il volto con la mano, mentre un vento afoso gli sbatteva in faccia.
Non riusciva a vedere niente oltre al suo naso, ma avvertiva il vento potente premergli sul corpo, spingendolo indietro.
Tutto era giallo sabbia e il cielo era quasi invisibile sotto quei lustrini del deserto.
Puntò i piedi nella sabbia cercando di fermarsi, di bloccarsi, ma non ci riuscì.
Il vento era troppo forte, e si alzava sempre di più.
Qualcosa - o meglio, qualcuno - gli cadde addosso e Jonathan finì a terra, con la sabbia cocente in bocca.
Si girò sulla schiena e si trovò faccia a faccia con Abigail: la ragazza aveva il volto esangue, privo di qualsiasi colore oltre al bianco pallido, e le labbra le tremavano.
I suoi occhi dorati erano spenti.
Mentre vedeva il corpo della ragazza scivolare dal suo, la afferrò e la mise delicatamente sdraiata, con la testa sulle sue ginocchia.
-Abigail? Hey, su!- la scosse per una spalla, ma lei ebbe solo un fremito.
Stava tremando, benché ci fosse un caldo afoso.
Jonathan percorse il corpo di Abigail con lo sguardo, finendo per arrossire: si scosse, tanto non stava facendo niente di male.
Voleva solo vedere se era ferita.
E sì, Abigail era ferita: il suo piede destro era un ammasso di vescichette nere e verdi, attraversato da spasmi e orrendamente palpitante.
Per l'Angelo!
-Dov'è lo stilo? Abigail!- le prese il volto fra le mani e la costrinse a tenere gli occhi aperti, poi le richiese: -Dov'è lo stilo?
La Shadowhunter, lottando per tenere gli occhi aperti dal dolore, mormorò qualcosa di incompresibile e indicò debolmente la tasca sinistra dei suoi pantaloni.
Jonathan, sopprimendo la vergogna, estrasse lo stilo dai pantaloncini di Abigail e lo impugnò in mano: il vento si stava facendo più forte e la sabbia si stava alzando.
La ragazza scosse la testa, mossa da un tremende formicolio, e chiuse gli occhi, il volto contratto dal dolore.
Jonathan non ci pensò due volte e poggiò la punta sulla spalla candida e ora non più abbrozata di Abigail, ma rimase fermo: odiava ammetterlo, ma non ce la poteva fare.
Non ricordava.
Non...non riusciva a fare un irazte.
Quando era mezzo demone, le rune del Libro Grigio non gli erano mai servite e non le aveva mai imparate a fondo: casomai, le copiava da una copia di quel libro, ma non le aveva mai memorizzate.
Si sentì impotente, stupido.
Come poteva salvarla?
-Abigail...- mormorò con gli occhi spalancati dal terrore, mentre la ragazza chiudeva definitamente gli occhi e il suo corpo veniva scosso dagli spasmi.
Jonathan non pensò: agì.
La sua mano cominciò a muoversi, il polso slanciato e veloce, le dita ferme e precise: il mondo sembrò perdere importanza.
C'erano solo lui e lo stilo.
Sentiva la forza lasciarlo mano a mano che si avvicinava a completare la runa di guarigione, ma non gli importava.
Quando la finì, sudante e stremato,  si accorse che non era proprio un iratze: era più fine, più slanciata ed esprimeva la guarigione completa, la fine di tutti i dolori, l'inizio della felicità.
Il vento soffiava e gli seminava sui capelli biondi la sabbia, ma lui rimase lì in ginocchio, tenendo Abigail sulle sue ginocchia e coprendola dalla tempesta di sabbia, facendole da muro contro quell'intemperia.

Abigail era in uno di quegli strani sogni che odi fare ma che non sono propriamente incubi: era come rivivere la realtà, solo che ora non poteva scappare.
Non poteva correre, non poteva fare niente: davanti a lei c'era una casa e da lì provenivano tremendi pianti e lamenti.
I lamenti di una donna.
Si avvicinò alla finestra, premendo le mani sul vetro, e osservando dentro: una donna con il pancione e il volto pieno di lacrime e dolore stava prendendo un coltello.
Lo puntò verso sé stessa, guardando forse per l'ultima volta il suo pancione, poi sussurrò qualcosa e stava per affondare la lama verso il suo ventre quando...
Qualcuno dalla porta cominciò a bussare, gridando qualcosa che Abigail non riuscì a sentire: forse un nome o forse un'implorazione.
Gli occhi dorati della Shadowhunter erano interessati solo a una cosa: la donna con il coltello.
Si vedeva che era una Shadowhunter anche lei dalle rune sul collo e sulle braccia, ma era talmente addolorata e furente che sembrava avesse scordato una cosa importante del codice degli Shadowhunter: se ti suicidi, non potrai mai essere sepolta nella Città di Ossa, dove darai sostegno per la città per sempre.
La donna mormorava un nome quasi con disgusto. Corse verso la porta e ci trascinò sopra uno degli arredi della stanza: la casa fu scossa dal rumore della caduta.
Abigail cercò di aprire la finestra, ma era inutile: era bloccata dall'interno.
Allora urlò, ma la donna non la sentì; sbatté le mani sul vetro, ma finì per ferirsi da sola.
La donna che aveva i capelli biondi scuri e gli occhi dorati riprese in mano il coltello e urlò qualcos'altro rivolto alla persona fuori dalla casa, poi si tagliò le vene in un gesto velocissimo: il suo sangue crollò insieme a lei sul pavimento.
Abigail urlò, ma non riuscì a muoversi: era bloccata sul posto, obbligata a vedere.
Rimase sbalordita.
La donna...
-Vedi, piccola Shadowhunter...- disse una voce, una voce che scaturì dalle labbra della donna morta: il cadavere si alzò e puntó lo sguardo su di lei, osservandola con un sorriso losco sul volto e gli occhi neri come un pozzo. Si avvicinò alla finestra, mentre il sangue usciva ancora dalle vene strappate.
Abigail desiderò con tutta se stessa di poter svegliarsi.
-Non puoi scappare.- continuò il cadavere, la voce dolce e smielata come quella di una signora amorevole.
Ma il suo sguardi era tagliente e spigoloso, desideroso di farle del male.
-Non sto scappando.- ribatté Abigail, cercando di indietreggiare: non riusciva a muoversi, era impantanata sul posto.
-Sì, invece.- annuì il cadavere, guardandosi le vene gocciolanti simili a tubicini rotti.
Abigail cercò di ribattere, ma sapeva che non poteva: quello che stava dicendo il cadavere della donna era vero.
Stava scappando.
Ma non poteva dargliela vinta.
-Stai scappando da chi sei, dal tuo destino.- continuò la donna, poggiando le dita bianche sul vetro che le separava.-Prima in Russia, poi in Algeria, in Francia, in Italia, in Antartide e infine in Messico. Tu non ti rendi conto che io so sempre dove sei.
-N-non è vero...- sussurrò Abigail, cercando di muovere i piedi: niente da fare.-Tu non sai chi sono: tu non mi conosci, non sai cosa sto facendo e non vuoi neanche saperlo.
-Oh, ma certo che voglio saperlo.- disse con voce dolce la donna.-Pensi che questi sogni siano casuali? Pensi che i Fratelli Silenti ti proteggerebbero se tu non fossi ciò che sei? Ammettilo, Abigail, che neanche tu pensi che Jonathan sia capitato per caso vicino a dov'eri tu: hai gusti strani per scegliere il Messico, comunque.
La donna si girò e osservò la stanza dov'era chiusa, immersa nei propri pensieri. Poi si girò e non aveva più il volto della donna Shadowhunter, bensì il volto di una demone.
-Fino a tutti questi anni...sia gli stregoni del Labirinto a Spirale sia i Fratelli che Sorelle di Ferro ti hanno nascosta bene. E Jonathan... be', l'hanno trasformato in ciò che sarebbe stato se Valentine non gli avesse dato da bere il mio sangue.
-Va' via, Lilith.- sputò acida la ragazza, guardando il demone con aria infuriata.
-Oh, ma che sgarbata che sei...- Lilith immerse la mano nel vetro e lo oltrepassò, stringendo la gola di Abigail con forza.
La ragazza si sentì mancare il fiato e ripensò a Jonathan: anche lui doveva essersi sentito così.
-Ricorda bene, stupida Shadowhunter: non puoi salvare tutti.- la avvertì la demone, sorridendo a tutti denti aguzzi.-Io sto tornando più forte che mai e non puoi evitare che la guerra infuri.
La lasciò e Abigail cadde a terra.
Stava per andarsene, forse annoiata da quella situazione, quando aggiunse:
-Ah, e non ti affezionare molto a Jonathan: se il suo corpo non accetterà più il mio sangue dentro di lui, lo ucciderò. Non è più mio figlio.
Poi lei sparì e la casa parve schiantarsi a terra come un budino.
Tutto si fece confuso, tranne un unico e potente grido che le rimbalzava nelle orecchie:
-ABIGAIL!

Jonathan si allontanò si botto dalla ragazza quando lei si mise seduta.
La Shadowhunter aveva il respiro irregolare e osservava tutto intorno a lei come se le fosse estraneo, o come se fosse pericoloso.
I suoi occhi ripresero mano a mano consistenza e sicurezza e il suo viso riacquistò il color abbronzato.
-Abby?- la chiamò Jonathan, osservandola preoccupato.
Si aspettava di tutto: che lei gli urlasse contro, che gli facesse una battuta ironica, che gli chiedesse di andarsene...
Ma non che lo abbracciasse.
Jonathan rimase per un attimo paralizzato dalla sopresa, poi l'avvicinò a sé e la strinse, immergendo il volto nei suoi capelli profumati di cannella: era un buon profumo, che le si addiceva.
La Shadowhunter gli allacciò le mani al collo e rimase così per un po' di secondi, che a Jonathan parvero un tempo infinitamente bello.
-Hey Abigail, tutto bene?- chiese lui, passandole una mano sui capelli.
La ragazza si sciolse dall'abbraccio e annuì, allontanandosi da Jonathan per osservare l'immensa distesa di sabbia che li circodava.
Jonathan perse lo sguardo guardando il volto contratto dalla concentrazione di Abigail, poi però si scosse e le chiese:
-Per caso sai dove ci hai portati?
-Sì, in Egitto.- rispose lei, aggiungendo quando Jonathan alzò un sopracciglio:-Hey, quando stavo aprendo il portale pensavo a come fosse bello l'Egitto e...
-Ah sì, perché tu ovviamente quando sei attaccata da dei demoni che ti stanno per uccidere pensi a un luogo bello?!- disse Jonathan, gesticolando con le mani.
Erano lì da circa due ore e il ragazzo cominciava a risentire tutta l'ansia e il caldo che lo affaticavano: voleva solo stare in un posto riparato e magari bere un po' d'acqua.
-Almeno ti ho salvato!- ribatté lei.
-Eh!? Ma se io ti ho salvata da una probabile morte per avvelenamento del sangue!- disse lui, esasperato.
-Be', allora grazie!- esclamò Abby.
-Non c'è di che!- esclamò lui.
Abigail si alzò e disse, quasi fredda:
-Bene, ora ognuno di noi può proseguire per la propria strada. Non ho bisogno di un peso in più e ho molte cose da sbrigare.- si girò e cominciò a camminare.
Qualcosa dentro al petto di Jonathan fece uno strano rumore e il ragazzo saltò il piedi, il cuore che gli batteva all'impazzata.
Abigail era similissima a lui.
L'ironia, la pelle, i capelli, gli occhi...
Ecco chi le sembrava.
-Abigail, torna indietro!- urlò, cominciando a correre.
La ragazza non si fermò e aumentò il passo, il piede perfettamente funzionante.
Dannazione, la prossima volta le trancio il piede invece che guarirla!
-Abigail!- urlò di nuovo e la sua voce percorse tutta la landa desertica.
La Shadowhunter non si voltò.
Jonathan si stava incazzando.
Abigail era identica a lui: era anche cocciuta come lui.
-ABIGAIL!- urlò di nuovo.
Niente.
Gli restava un'ultima possibilità.
Se era vero ciò che aveva pensato, allora lei si sarebbe girata o, per lo meno, si sarebbe fermata.
Tentar non nuoce.
-ABIGAIL HERONDALE!- urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
La ragazza si fermò.
E anche Jonathan, in attesa che lei facesse qualcosa, qualunque cosa.
Abigail si girò e, con gli occhi dorati pieni di lacrime, mormorò:
-Jonathan Christopher Morgenstern.
-No, solo Jonathan.- sorrise lui.
Poi corse da lei e la sostenne mentre lei si accasciava al suolo a piangere.



Spazio autrice:

Ciao Nephilim!☆

Come avete potuto notare, mi piace molto Shadowhunters e, parlando tra me e voi, ci sono rimasta malissimo quando Jonathan è morto:(

Tutti a dargli la colpa...e io non sono d'accordo!
Cioè, poverinoooo: diciassette anni sotto il controllo del sangue di demone, sotto l'odio e il rancore e, una volta che può essere davvero se stesso, muore.

Boh, okay.

Allora, visto che mi faccio molti film mentali, ho pensato che forse Lilith sarebbe tornata e lo avrebbe salvato in quanto suo "figlio" e visto che ho anche molti problemi mentali *sbaglio o tutte le fangirl ce li hanno? Lol* ho pensato che forse Jace non era l'unico erede degli Herondale e...

Tadaaaaaaaaa
*mostra il suo lavoro svolto*

Ho in mente di far incontrare Jonathan e Abigail con...

Aspettate, non ve lo dico:D
*risata malvagia*

Se vi piace come sta continuando la storia, lasciate un Morgenstern *stella del mattino, sclero Ü* e...

Boh, cercate di non morire: i demoni stanno per tornare!
*musichetta da trailer*

Shadowhunters: Città Dei DimenticatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora