Capitolo 7

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Alcuni giovani cavalieri cominciarono a prendere in giro Sibbe fin dalla mattina del giorno successivo e lei si sentì così affranta che non riuscì a dare il meglio di sé. Inoltre successe un fatto preoccupante: Kiri si accorse che le redini e la sella della giumenta erano state tagliate di netto. Poi altri piccoli episodi spiacevoli ma non gravi si accumularono durante la giornata e Kiri si stava facendo sempre più preoccupato: alcune frecce della faretra di Sibbe erano state limate e l'arco era sparito. Dovette far correre un servo alla tenda per poterne prendere uno nuovo. Hroar andò su tutte le furie dando la colpa ai servi di non aver vegliato sulle loro cose e divenne intrattabile.

Per fortuna la seconda giornata si concluse velocemente dopo quegli episodi, e Sibbe riuscì ad ottenere una buona posizione nonostante tutti i disagi, ma non era ancora sufficiente per vincere. Hroar si mostrò contrariato e la incitò a fare di meglio, mentre Kiri fu pieno di lusinghe e di incoraggiamenti, Sibbe scese da cavallo con le gambe che le tremavano per l'emozione, ma era felice. Gli altri partecipanti la guardavano con astio e risentimento, soprattutto quelli che avevano ottenuto un punteggio inferiore al suo.

Il giorno successivo nella tenda dei concorrenti, Hroar la lasciò sola per andare a controllare come mai il servo tardava tanto a portare la puledra. Sibbe si sentì subito gli occhi di tutti puntati addosso. Fino a quando l'enorme fratello era stato al suo fianco nessuno aveva osato dire nulla, ma quando fu sola uno dei giovani concorrenti le si parò davanti con aria spavalda.

–Non è il posto per una donna questo, dovresti rinunciare al torneo.

–Non ci penso neanche, mi hanno permesso di iscrivermi e parteciperò fino alla fine.

Altri concorrenti si erano avvicinati e anche loro iniziarono a protestare.

–Ehi lasciatela in pace! – Intervenne Kiri. L'uomo aveva assistito alla scena da lontano ed era corso da lei per salvarla. –Avete paura che possa battervi?

–E tu chi saresti? Il suo promesso? – Disse uno di loro.

–Vogliamo risolvere la questione da uomo a uomo visto che non posso di certo sfidare la fanciulla! – Disse un altro estraendo la spada e brandendola davanti al viso di Kiri che si ritrasse.

–Non sono armato messere e non ho comunque intenzione di accettare la sfida.

–Sei un codardo, ha più fegato la tua donna di te! – Disse qualcuno facendo ridere tutti gli altri.

Hroar arrivò in quel momento con la spada sguainata e la usò per allontanare la lama dall'amico.

–Vigliacco, è facile affrontare un uomo non armato. Provaci con me se ne hai il coraggio. – Tuonò Hroar. Quando aveva visto la scena aveva lasciato le redini della giumenta al servo ed era corso a difendere l'amico con il cuore in gola.

Un uomo anziano, padre del ragazzo che aveva sguainato la spada, disse al figlio di lasciare perdere e che avrebbe fatto meglio a vincere sul campo e a smetterla di parlare. Poi si scusò con i tre vichinghi e si accomiatò. La discussione lasciò a Kiri una preoccupazione più forte, si chiese fino a dove sarebbero arrivati quei giovani arroganti pur di vincere. Fino ad ora non avevano agito contro Sibbe o la giumenta, ma negli occhi dei ragazzi che si era trovato a fronteggiare aveva visto qualcosa che non gli era piaciuto e che prometteva vendetta.

Tenne d'occhio il gruppo durante la giornata e li vide spesso confabulare tra di loro mentre guardavano Hroar e Sibbe sul campo, il suo istinto sentiva che stavano organizzando qualcosa e si sentiva sempre più preoccupato. Quando la gara volse alla fine, seguì Hroar nel recinto dei cavalli e lo affrontò deciso a ottenere quello che voleva.

–Hroar, devi chiedere udienza al re e chiedere a lui di intervenire se non vuoi che accade niente a Sibbe.

–Credi che la cosa sia così grave? Non ti starai preoccupando troppo?

–Hroar, ti fidi di me? – Gli posò una mano sul braccio e lo guardò dritto negli occhi. Gli occhi di Hroar erano di un azzurro caldo e coraggioso, in essi vedeva tutto il peso della sua posizione.

–Mi fido, – gli disse con voce sommessa dopo un po'. Il tono della sua voce e il modo in cui lo dissero gli fecero sentire un brivido lungo la schiena. –So che vuoi bene a Sibbe.

–Sì, le voglio bene come se fosse mia sorella e in questo momento temo per la sua incolumità, ti prego, andiamo dal re a chiedere il suo aiuto. – La mano ancora appoggiata al suo braccio continuava a bruciare.

–Lo farò domani mattina.

–Stanotte dormi con lei nella tenda, io starò attento al recinto con un servo, non vorrei che cerchino di fare qualcosa alla cavalla. – Kiri lasciò riluttante la presa e fece per allontanarsi, ma l'amico lo richiamò.

–Kiri? – Questa volta fu Hroar a prenderlo con una presa salda al braccio e con l'altra mano gli porse la sua spada. –Stai attento!

–Sicuro, – rispose allungando la mano sulla sua, mentre i loro sguardi restarono inchiodati per più di un minuto. Nessuno dei due voleva muoversi, ma l'urgenza della situazione li costrinse a farlo.

Kiri e Hroar si separarono entrambi preoccupati per la svolta che avevano avuto gli eventi. Per fortuna la notte passò tranquilla, anche se nessuno dei due uomini riuscì a dormire molto, un po' per colpa della preoccupazione e un po' per il turbine di emozioni che stava nascendo tra di loro. Hroar soprattutto, era incredibilmente scosso, non aveva mai provato sensazioni così dolorose nel suo cuore, era sicuro di essere stato geloso quando aveva visto, l'atteggiamento troppo intimo di Kiri e Sibbe, era turbato dalla mano dell'amico sul suo braccio e dalla voglia di protezione che lo aveva preso quando aveva visto quel giovane puntargli la spada alla gola. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Non riusciva a capire bene quei sentimenti che stavano nascendo in lui e non riusciva neanche a capirne la ragione, conosceva Kiri da una vita e solo ora era confuso e allo stesso tempo felice di averlo accanto.

Al contrario dell'agitato fratello, Sibbe dormì fiduciosa sapendo che il fratello vegliava su di lei e Kiri vegliava sulla sua giumenta.

L'amante del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora