Capitolo 43

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Sibbe si addormentò inebriata dall'amore e dalla stanchezza, Sebastian rimase con lei fino all'ora di cena poi si rivestì e la lasciò dormire tranquilla. Aveva molte ore di sonno da recuperare e diede disposizioni alla serva di non svegliarla per nessun motivo e di tenere sempre il fuoco acceso perché non prendesse freddo.

La serva entrava e usciva dalla camera in silenzio, portò la colazione il giorno dopo e il pranzo, ma la padrona dormiva ancora e non dava cenno di svegliarsi. Quando tornò a portare via il vassoio ancora intatto si bloccò subito vedendo che nella stanza c'era il re chino su di lei.

–Non si è ancora svegliata? – le chiese preoccupato.

–No vostra maestà, ma credo che stia dormendo in pace. – Disse congedandosi.

Sebastian restò con lei per mezz'ora, lei continuava a dormire tranquilla e chinatosi per baciarla poi uscì. La serva era fuori dalla stanza e le disse che voleva essere avvisato subito appena lei si fosse svegliata.

Sibbe dormì senza sosta fino alle cinque del pomeriggio, quando si svegliò fuori era buio, lei era nuda sotto le lenzuola ma il camino era acceso e la camera era calda. La serva entrò appena sentì la donna che si alzava e le chiese se voleva fare un bagno. Sibbe si fece portare la tinozza e si immerse nell'acqua fumante e profumata.

–Per favore puoi passarmi un pettine? – chiese alla serva.

Ma la mano che glielo passò era di Sebastian, lei si coprì istintivamente il petto facendolo ridere.

–Amore, non coprirti, non devi. Lascia che ti guardi, – le disse inginocchiandosi davanti a lei e guardandola con amore e tenerezza. – Sibbe, cominciavo a preoccuparmi, il sole ha completato il suo giro nel cielo. – le baciò i capelli e ispirò a fondo il suo profumo. – Quanto mi mancherà il tuo profumo, amore.

Le accarezzò il viso e lo voltò verso di lui poi si avvicinò per baciarla. Quando si ritrasse Sibbe aveva gli occhi tristi e pieni di lacrime.

– Sei così bella, resterei qui a guardarti tutto il giorno.

Accarezzò il viso del suo re, la barba leggera sotto le sue mani le graffiava i polpastrelli, poi gli passò la mano nei capelli mentre lui l'attirava a se e la baciava con passione.

Sibbe sarebbe partita tra qualche giorno. Sebastian aveva disposto una carovana degna di una regina e una scorta. I rapporti con la Scozia erano cambiati. Il fratello di Edith che doveva succedere al trono era stato ucciso e un altro aveva preso il suo posto. I trattati di pace dovevano essere rinegoziati, ma il nuovo Re non voleva cedere su nulla. Il Regno si stava preparando a una guerra e Sebastian temeva per la sua incolumità.

–Se scoppierà la guerra tu dovrai andare a combattere? – Gli chiese preoccupata Sibbe.

–Farò di tutto perché non succeda.

Lei non ci credeva e preparò le sue ultime cose con il cuore in gola. La sua serva le aveva detto che i cavalieri erano tornati nei loro feudi per preparare l'esercito. Edith andò a trovarla mentre stava rifacendo un baule.

–Scusa se mi sono comportata con te in modo duro. – Le disse. –Sono in debito con te per aver salvato mio figlio.

–Non potevo permettere che morisse se c'era anche solo una piccola possibilità.

Sibbe andò a un baule e prese un sacchettino con le erbe.

–Questo è il preparato per fare il decotto contro la febbre. Te ne manderò altro da Derby.

Edith lo prese con le lacrime agli occhi.

–C'è qualcosa che posso fare per te?

–Potresti tenere d'occhio Sebby? Pensa di essere un uomo ma è ancora un bambino. Gli altri lo prendono in giro per colpa mia.

–Farò in modo che non succeda più. Sono la regina e userò tutta la mia influenza.

–Grazie.

Sibbe sarebbe partita più sollevata sapendo che Edith avrebbe vegliato su Sebby.

Salutare il figlio fu doloroso, ma lui le promise che sarebbe andato a trovarla in primavera. Le promise che sarebbe diventato un cavaliere e che avrebbe servito sempre il suo Re. Poi Sibbe partì senza guardarsi indietro.

L'amante del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora