Capitolo 9

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Kiri sdraiato nella sua tenda ascoltava la pioggia scrosciante e il vento impetuoso che strapazzavano la tela, per fortuna, Sibbe era al sicuro al castello e anche il suo cavallo. Sapeva che la sua amica aveva una paura terrificante dei temporali e spesso durante quelle notti andava a dormire con Hroar. Ma avrebbe dovuto smetterla con quel vizio, era ormai una donna in età da matrimonio e quando avrebbero ottenuto dal re il titolo e le terre dello zio, sarebbe diventata una dama e il passo successivo di Hroar doveva essere quello di trovarle un buon marito. Stava pensando al futuro quando vide la sua tenda aprirsi, restò sorpreso quando si trovò davanti Hroar, completamente bagnato.

–La mia tenda si è distrutta, posso dormire qui?

Kiri si mise seduto, gli fece cenno di entrare e cercò un telo da passare all'amico perché si asciugasse. Hroar cominciò a togliersi la veste bagnata e rimase con le brache. Ebbe un attimo di esitazione, poi si tolse anche quelle e restò nudo. Non avrebbe dovuto vergognarsi di Kiri, dopo tutto avevano fatto il bagno insieme per anni quando erano giovani, eppure sentiva i suoi occhi su di lui e non poté fare a meno di arrossire. Si sdraiò sul giaciglio di paglia, borbottando qualcosa e tirandosi addosso la coperta, poi si girò su un fianco dando le spalle a Kiri.

Il giaciglio era troppo piccolo per due, soprattutto perché Hroar ne occupava più della metà, ma Kiri decise di non dar peso alla cosa. Si sdraiò dandogli la schiena a sua volta e coprendosi con un'altra coperta. Quando le loro schiene si appoggiarono Kiri sentì un brivido, per cercare di non pensare troppo al suo calore disse:

– Chissà Sibbe come se la cava, ha paura dei temporali.

–Starà benissimo al castello, ora dormiamo ho sonno! – Disse seccato Hroar, soprattutto perché non riusciva a capire perché si sentiva incredibilmente eccitato.

Sibbe scoprì che se cominciava ad urlare subito dopo il lampo, non avrebbe sentito il tuono che cadeva così forte sulla terra. Il giorno dopo si sarebbe trovata senza voce, ma non poteva certo correre fuori dal castello per cercare la tenda di Hroar nella notte. Ormai aveva quindici anni, doveva farcela da sola.

Sebastian stava tornando in camera sua dopo aver congedato Alexander e aver dato ordini per il giorno dopo. Quando arrivò al primo piano dove si trovava la camera della sua ospite, sentì il suo grido e estraendo il coltello che portava sempre alla cintura, si precipitò all'interno, abbattendo quasi la massiccia porta. Non vedendo nulla di insolito, si avvicinò al letto e vide un rigonfiamento sotto la coperta. La scostò con un rapido gesto e non si sarebbe mai aspettato di trovare Sibbe che gli puntava un pugnale davanti agli occhi.

–Calma donna, sono solo entrato perché ho sentito le tue urla, che diavolo succede?

–Ho paura! – Sibbe, dopo aver riconosciuto il re abbassò l'arma.

–Ahah una donna forte come te che teme un innocuo temporale? – Le disse togliendole di mano il pugnale e posandolo sul comodino.

Sebastian scostò completamente le coperte e restò a guardare la ragazzina raggomitolata su se stessa che tremava dalla paura. Lo pervase un istinto di protezione e senza neanche pensarci ritornò sui suoi passi e chiuse la porta con il catenaccio. Quando si avvicinò di nuovo al letto Sibbe aveva gli occhi chiusi e le mani sulle orecchie per ripararsi dal rumore. Spense la candela che aveva in mano e si tolse gli stivali, poi senza spogliarsi si sdraiò davanti a lei accarezzandole i capelli d'oro. Quando le passò un braccio intorno alle spalle lei si irrigidì, Sebastian non vi badò e l'attirò vicino al suo corpo mettendosi più comodo.

–Fidati Sibbe, hai la mia parola che non andrò oltre, la mia parola di re. Cerca di rilassarti e dormire, domani hai un'altra gara e il temporale andrà avanti per tutta la notte.

Sibbe cercò di rilassarsi, ma la vicinanza del corpo del re non le rese le cose facili e ad ogni tuono sobbalzava e si innervosiva sempre di più. Aveva il capo appoggiato al suo petto e tra i loro corpi solo le sue gambe piegate.

Sebastian sorrise contro la sua nuca e le prese il viso con le mani, alzandole lentamente il volto verso di lui. Quando un lampo illuminò la stanza lui si chinò a baciarla dolcemente. Quando il tuono cadde con un rombo fortissimo scuotendo la terra, lei non se ne accorse neanche. Le labbra del re erano morbide e calde e il suo profumo era irresistibile. Poi il re si staccò e aspettò un altro lampo, ad ogni bacio Sebastian si sentì sempre più attirato dalla bocca sempre più arrossata e dal suo profumo di fiori, ma con una grande forza di volontà riuscì a ritrarsi.

–Rilassati Sibbe, il temporale si sta allontanando. – Le sussurrò ad un orecchio.

–Come fai a saperlo?

–Tra un tuono e un lampo passa sempre più tempo, vuol dire che l'epicentro del temporale si sta spostando più lontano. Presto ci sarà solo la pioggia.

Guardò gli occhi trasparenti della donna e vi si perse per un lungo istante. Si chinò sfiorandole la fronte con le labbra, lei alzo il viso verso di lui. Quell'innocente gesto di offrirsi, gli fece perdere la testa, quando lei chiuse gli occhi lui li baciò e poi si impossessò di nuovo della sua bocca. Questa volta voleva di più e la invitò a socchiudere le labbra, la sua lingua entrò con un gemito e cercò la sua avvolgendola e guidandola. Sebastian approfondì il bacio e prendendole la testa tra le mani si chinò ancora di più verso di lei facendola sdraiare sul materasso e sovrastandola quasi completamente.

L'amante del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora