Capitolo 8

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Il mattino dopo si recarono al castello con il giudice del torneo e chiesero udienza al re. Sebastian era curioso di sapere il motivo della richiesta e li accolse subito nella sala del trono.

Il re ascoltò paziente i loro timori poi si consultò con il conte Wessex, sempre senza staccare gli occhi dalla giovane donna. In mezzo a quei due giganti sembrava ancora più piccola e fragile, anche se aveva dimostrato il contrario. Il re si chiese che tipo di rapporti ci fossero tra loro: i due fratelli si assomigliavano molto, ma il terzo uomo, non doveva essere un loro parente, altrimenti avrebbe partecipato lui alla giostra. Kiri, così si chiamava, suscitò nel re parecchia curiosità, soprattutto per il fatto che sembrava avere molta familiarità con Sibbe, lo capì dal modo in cui le toccò il braccio, cercando di rassicurarla.

–Posso solo promettervi che manderò uno sceriffo ad indagare sui fatti che mi avete esposto, e per il momento posso solo offrire una stanza al castello per Lady Sibbe. Qui sarà al sicuro.

Kiri e Hroar si guardarono sopra la testa di Sibbe e annuirono reciprocamente, la soluzione sembrava la migliore, inoltre Sibbe avrebbe dormito in un vero letto dopo settimane.

–E la mia giumenta? – Chiese Sibbe.

Il re la guardò perplesso, sembrava che temesse più per l'incolumità della sua cavalla che non per la sua e questo ai suoi occhi fu un enorme pregio. Lui come guerriero sapeva quanto fosse importante il cavallo per un cavaliere.

–Potrà stare nelle stalle reali, sarà protetta e accudita come se fosse uno dei miei cavalli.

–E metterete un soldato di guardia? – Chiese di nuovo Sibbe guardando il re con occhi supplichevoli.

Il re sorrise per la sua audacia e per quegli occhi azzurro trasparente e brillanti di vita in cui rimase immerso un attimo più del necessario, prima di rispondere.

–E sia se vi fa sentire più tranquilla.

Diede disposizione ad Alexander, il suo fedele vassallo, prima di recarsi al campo per dare inizio alla quarta giornata di torneo.

Sibbe quel giorno non doveva partecipare a nessuna gara, così con l'aiuto di Kiri spostò le sue sacche da viaggio al castello. Un servo gli venne incontro nell'atrio e le prese in consegna. Il vassallo del re, Alexander andò loro incontro per condurli al piano superiore. Sir Alexander era un uomo poco più basso di Kiri ma molto più massiccio, aveva i capelli castano scuro e gli occhi nocciola, si presentò mentre mostrava al stanza alla giovane:

–Io sono Alexander, qualsiasi cosa abbiate bisogno sono a vostra disposizione. Il re ha disposto che alloggiate qui, è la camera di uno dei suoi migliori cavalieri, ma per il momento lui non c'è, tutta l'ala del palazzo è vuota perché, come saprete, tutti i cavalieri sono in missione. – spiegò.

–Quindi sono sola?

–Sì, ma questo corridoio è il posto più sorvegliato del castello, in fondo ci sono le scale che conducono all'appartamento reale e sono sempre presenti due guardie.

Le lasciò delle candele di scorta e poi si congedò.

–Avrò paura Kiri qui da sola. – Disse Sibbe preoccupata.

–Non sei sola, hai sentito che ci sono le guardie? Avanti ora ti lascio disfare i bagagli, vedrai che non c'è nulla di cui avere paura, qui sei al sicuro. –Cercò di consolarla.

Più il sole tramontava, più il castello sembrava diventare più spaventoso e terrificante, Kiri l'aveva rassicurata dicendo che passare la notte al castello sarebbe stato meglio che dormire sul giaciglio della tenda, ma Sibbe aveva molti dubbi al riguardo. Quell'ala del castello era praticamente deserta, era difficile incontrare qualcuno di giorno, figuriamoci di notte.

Sibbe girovagò per la stanza cercando di distrarsi e curiosando il mobilio, non ne aveva mai visto di così bello e raffinato. Il letto intarsiato con baldacchino e drappeggianti tende colorate di un rosso rubino, dominava il locale insieme all'enorme camino di pietra. Il pavimento di legno pregiato era coperto da enormi tappeti e il soffitto di travi di legno era riccamente decorato con motivi geometrici dorati. C'era inoltre una panca, una scrivania con una sedia e una serie di bauli. Le sue sacche con i vestiti erano appoggiate sopra. Si obbligò a disfare i bagagli, riponendo in uno dei bauli i pochi vestiti che aveva portato. Quando le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere contro l'impannata [panno di tela imbevuto d'olio o spalmato di cera utilizzato prima dell'utilizzo del vetro. N.d.A.], aprì la finestra e si affacciò per respirare un po' d'aria fresca. Il cielo era nero e non prospettava niente di buono, quando vide il primo lampo, seguito da un tuono, chiuse velocemente la finestra e tirò i pesanti tendaggi. Accese due candele e si assicurò che fossero sufficienti per illuminare la stanza per tutta la notte. Aveva paura dei temporali, anzi ne era terrorizzata, soprattutto perché si trovava da sola in un posto sconosciuto e la sua vita era stata minacciata solo poche ore prima.

Prese il pugnale che il fratello le aveva dato prima di lasciarla andare al castello e lo mise sotto il cuscino. Si tolse gli abiti indossò la camicia da camera di lino e si infilò nel letto coprendosi con la coperta di pelliccia fin sopra la testa, mentre il temporale si faceva sempre più rumoroso.

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L'amante del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora