Capitolo 17

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I giorni passavano lenti e Hroar divenne sempre più irascibile mentre aspettava l'udienza con il re. Inoltre di notte non riusciva a riposare bene. Kiri e Sibbe in genere si ritiravano presto, ma lui restava alla locanda a bere e si trascinava a letto solo dopo diverse pinte di birra. Kiri dormiva già quando lui arrivava. Hroar si spogliava e si sdraiava nudo dandogli le spalle per sprofondare in un sonno veloce e artificiale.

Quando Kiri lo sentiva rientrare in camera si svegliava, aspettava che il sonno del vichingo diventasse regolare e rumoroso e poi si girava verso di lui. Dopo due notti passate ad ascoltare i suoi respiri Kiri aveva allungato una mano e aveva percorso la schiena muscolosa dell'amico. Faceva caldo nella camera e Hroar non sopportava le lenzuola. Quella notte mentre lui gli accarezzava piano i muscoli, l'amico si mosse. Kiri ritirò subito la mano ma continuò a fissarlo mentre si girava supino. Trattenne un respiro e si morse il labbro. L'erezione di Hroar era evidente e appoggiata sopra le cosce muscolose. L'addome piatto sul quale erano evidenziati muscoli simili al guscio di una tartaruga e i capezzoli chiari e ritti come spilli. Allungò una mano verso di lui accarezzandogli il ventre, sapendo che Hroar non si sarebbe svegliato gli sfiorò la pelle liscia dell'erezione. Il pene si contrasse e lui emise un gemito.

Oh Odino, che cosa meravigliosa!

Sapendo che però era sbagliato si costrinse a girarsi e tornare a dormire nonostante riprendere sonno fu quasi impossibile. Dalla prima notte in cui Hroar lo aveva stretto in un abbraccio soffocante non era più successo nulla. Ma era giusto così e lui doveva farsene una ragione. Il suo gigante biondo lo rispettava e gli era amico, ma non sarebbe mai riuscito ad amarlo. Probabilmente dopo essere diventato il signore della contea dello zio avrebbe cercato una moglie. Hroar aveva avuto molte storie sull'isola di Visby ed era popolare tra le donne, non ci avrebbe messo molto e lui ne avrebbe sofferto. Certo del suo triste destino finalmente si addormentò quando ormai il sole stava albeggiando.

Hroar sbadigliò rumorosamente per poi stirarsi con le braccia e le gambe sul letto. Quando la sua mano toccò il fondo schiena dell'amico si bloccò e la ritrasse immediatamente. Aveva una dolorosa erezione e aveva bisogno di trovare uno sfogo. Kiri dormiva e lui sarebbe uscito a cercare una donna. Forse la serva della locanda per qualche moneta poteva aiutarlo. Si girò verso Kiri che gli dava le spalle. Aveva addosso le brache, lui non dormiva mai nudo, ma durante la notte si erano abbassate scoprendo la parte alta del sedere. La linea delle natiche era in bella mostra e il sole si stava riflettendo sopra rendendola quasi marmorea e lattea.

Deglutì pensando di averla toccata per sbaglio. Era davvero liscia oppure no? Era fredda o calda? Allungò la mano non poteva non saperlo. La pelle era liscia e calda e gli fece uno strano effetto, cercò di soffocare l'impulso e il bisogno di toccarlo di nuovo. Da dove gli era cresciuto quella curiosità? E perché? Si alzò e andò a cercare la serva. Era proprio arrivato il momento di mettere a tacere quelle stupide reazioni.

Kiri e Sibbe si ritrovarono alla locanda il mattino dopo a mangiare pane e frutta.

–Dov'è Hroar? – Chiese Sibbe.

–Non lo so, stamattina quando mi sono svegliato era già uscito.

–Non ti vedo molto felice è successo qualcosa? Ti ha trattato male? Ultimamente è più insopportabile del solito. 

–No, non è successo nulla. Non può succedere nulla. – Sussurrò sottovoce e arrabbiato.

–Mi dispiace, non volevo intromettermi. – Rispose lei rattristata.

–Non è colpa tua, prima ce ne andremo da Londra prima sarà meglio per tutti. – Disse l'amico.

–No! Io voglio stare qui! – Affermò Sibbe infiammandosi.

–Cosa? – La guardò stupito.

–Oh Kiri, sono innamorata e non voglio lasciare Londra.

–Di chi sei innamorata Sibbe? – Osservò le guance rosse della ragazza e gli occhi che le brillavano d'amore. Perché non se ne era accorto prima? Era stato troppo occupato dai suoi problemi per vederlo. Il terrore si fece strada in lui mentre aspettava la risposta.

–Del... di Sebastian. – Sussurrò talmente piano che fece fatica a sentirla.

Per Odino!

–Di lui? Del re? – Sussurrò ancora più piano Kiri mentre si guardava intorno per essere sicuro che nessuno li stesse ascoltando.

–Sì, viene da me ogni notte, dorme con me e mi fa stare bene.

Cosa aveva in mente quell'uomo? Perché approfittare di una ragazza così innocente? Voleva farne la sua amante? No era già successo: ne aveva fatto la sua amante senza pensare alle conseguenze.

–Oh Odino! Non puoi innamorarti di lui! – Questa volta fece molta fatica a trattenere la rabbia.

–Perché no? Tu sei innamorato di Hroar e io non posso amare un re? – Sibbe lo guardò altrettanto furiosa.

–Sibbe tu non capisci, io sono consapevole che tra noi non ci potrà mai essere niente, ma tu? Lo sai vero che qualsiasi cosa ci sia tra voi prima o poi dovrà finire?

–Perché? Se anche lui mi ama perché dovrebbe finire? – Chiese confusa e sempre più arrabbiata, perché il suo amico le stava rendendo la giornata orribile?

–Sibbe lui è un re! – Affermò Kiri come se questo spiegasse tutto.

–E allora? Io ti ammiro Kiri e mi fido di te ma questa volta ti stai sbagliando.

Kiri stava per replicare quando intravide Hroar uscire dalla cucina della locanda, la serva gli era appiccicata dietro ed entrambi erano rossi in viso. Sul volto dell'amico non scorse nessuna emozione ma la serva sembrava felice e riconobbe subito lo sguardo adorante di una donna soddisfatta. Guardava il suo vichingo e sentì una stretta al cuore. Non è mio. Un senso di malessere lo pervase, ma come sempre lo ricacciò indietro. Guardò Sibbe con grande tristezza, anche lei avrebbe provato presto la sua stessa sofferenza, era inevitabile, ma lei era giovane e più fragile, avrebbe dato tutto se stesso per proteggerla ma ormai era troppo tardi perché il danno era fatto.

–Mi dispiace Kiri, – disse la ragazza posandogli la mano sulla sua.

Dispiace anche a me avrebbe voluto rispondergli ma Hroar si sedette tanto vicino a lui sulla panca che le loro cosce si appoggiarono. Quell'uomo era un'eterna sofferenza.

–Sibbe non vedi mai il re al castello? – Chiese Hroar appena la serva si fu allontanata con la sua ordinazione.

–Bè sì, – rispose lei diventando rossa.

–Allora perché non gli parli della nostra situazione?

–Lo sai Hroar che le donne non devono parlare di cose da uomini, qui a corte ci sono delle regole da seguire. – Intervenne Kiri.

–Con tutta questa etichetta dovremmo restare qui per un anno prima che si decidano di darci quello che ci spetta di diritto. – Ringhiò Hroar.

Quando la serva arrivò con la sua birra la bevve tutta d'un fiato poi si alzò dicendo che aveva da fare e che sarebbe tornato verso il tramonto.


Alle lettrici:

Intanto grazie per la lettura e spero che la storia vi stia piacendo.

Vorrei sapere se preferireste leggere di più la storia di Kiri e Hroar oppure di Sibbe e Sebastian? 

Mi raccomando fatemi sapere così posso regolarmi di conseguenza!

Alice Vezzani

L'amante del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora