Capitolo 38

567 27 1
                                    



–Sibbe, – le sussurrò in un orecchio senza ottenere risposta. Le sere precedenti l'aveva posseduta senza che lei emettesse un suono, l'aveva presa con rabbia, desiderio, voleva ferirla e umiliarla come lei aveva ferito e umiliato lui. Ma ora dopo la rivelazione di suo marito si sentiva solo un uomo orribile, un re non avrebbe mai dovuto abbassarsi a quei livelli eppure la gelosia e il rancore lo avevano quasi fatto impazzire.

Lei era sdraiata su un fianco, Sebastian la prese per le spalle e la fece mettere seduta, lei rivolse lo sguardo altrove cercando di sfuggire dal suo sguardo.

–Stupida donna, perché non me lo hai detto? – Le chiese dolcemente.

Sibbe alzò lo sguardo stupita.

–Dire cosa?

–Tuo marito e tuo fratello sono venuti e mi hanno raccontato tutto...

–Tutto? Tutto cosa? – Chiese lei cominciando ad agitarsi e cercando di divincolarsi dalla sua stretta e di allontanarsi da lui.

–Della loro... relazione.

–Oh mio Dio! Cosa gli hai fatto? Dove sono adesso? Non avrai osato... – aveva spalancato gli occhi inorridita e gli aveva afferrato la casacca con entrambe le mani.

–Non ho OSATO fargli nulla! – Adesso anche lui aveva il fiato corto, era venuto con i migliori propositi ma lei era riuscito a farla infuriare. Poi si costrinse a calmarsi.

–Non li hai arrestati e torturati? – Gli chiese incredula alzandosi dal letto e spostandosi sul lato opposto della stanza.

–Non ho mai fatto arrestare o torturato nessun sodomita... – Lui le si avvicinò.

–E quell'uomo? Sei anni fa io lo vidi con i miei occhi! Era in piazza, nudo frustato ed esposto agli occhi dei passanti per tre giorni, poi lo hanno portato sul patibolo e lo hanno impiccato. Dissero che eri stato tu a decidere la condanna, dissero che era un sodomita. Ti prego non mentirmi, loro sono la mia famiglia, è tutto quello che ho al mondo a parte mio figlio, ti prego dimmi che non hai fatto loro del male... – ora gli si era avvicinata di nuovo e lo aveva preso per la veste, i suoi occhi erano pieni di paura, Sebastian provò una tenerezza infinita per quella donna sulla quale non aveva nessun diritto tranne quello di sovrano e suddito. Era suo dovere proteggere il suo popolo, ma nei suoi confronti era solo riuscita a farle male e a ferirla. Lo avrebbe mai perdonato?

–Ricordo benissimo quell'uomo, fui io a condannarlo a morte, ma ti hanno informato male. Non era per sodomia. Si era macchiato di crimini ben peggiori, aveva molestato degli orfani, capisci? Non posso tollerare una cosa del genere, volevo dare un ammonimento a tutti.

Lei lo guardò, capiva perfettamente cosa voleva dire.

–Grazie, – Sibbe non riuscì far altro che mettersi in ginocchio davanti a lui.

–Sibbe alzati, – le disse prendendola per le mani e aiutandola a rimettersi in piedi. –Tu sapevi dal principio di tuo fratello e Kiri, è per questo che non me lo avevi confessato?

–Era contro la legge e avevo paura per loro.

–Hai accettato una punizione senza averne colpa e io stupido sciocco accecato dalla gelosia ti ho fatto soffrire. Potrai mai perdonarmi?

–Sebastian sei padre di mio figlio e l'unico uomo che abbia mai amato. – Il dolore per quei giorni e il sollievo perché lui finalmente sapeva erano un balsamo per tutto quello che era successo. Lui sigillò la bocca con la sua ma dopo un breve momento si ritrasse.

–Sibbe, sarebbe facile obbligarti a restare, basterebbe un ordine, ma non posso farlo, non ci riesco. Sei libera di tornare a casa tua. – D'un tratto Sebastian sentì tutto il peso di un regno sulle sue spalle e si sentì come un vecchio. Senza di lei si sarebbe sentito di nuovo solo, sopraffatto dalle responsabilità della sua carica.

–La mia casa è dove c'è mio figlio e dove ci sei tu, non mi allontanare.

Lui la strinse forte a se annusando i suoi capelli e sentendo il corpo di lei che si appoggiava a lui.

–Ti amo Sebastian, ma se il tuo amore per me è diminuito io capirò.

–Diminuito? Quando mi hai lasciato il mio cuore ti apparteneva e oggi è ancora così se mi vuoi. – Le scostò i capelli dal viso per guardarla in faccia.

–Cosa provi per tua moglie? Lei ti ama?

–No non mi ama e io non amo lei. Quando è arrivata lei... – oddio, non poteva dirle che il motivo per cui l'aveva lasciata andare era stato un inganno. Se lei fosse restata e avesse saputo di suo figlio, del suo vero figlio le cose sarebbero andate diversamente. –Lei è qui perché ci serve un alleato contro la guerra che stiamo per intraprendere e io non posso rinnegare il mio matrimonio anche se lo vorrei con tutto il cuore. È giusto che tu sappia cosa ti aspetta, non posso darti più del ruolo di amante, sei disposta a sopportarlo?

–Il mio corpo è tuo e anche il mio cuore, se posso restare con te non mi importa di niente altro. Ero disposta a farlo cinque anni fa e sono disposta a farlo ora.

Sebastian strinse a se l'unica donna che non meritava e lasciò che le lacrime si fondessero con quelle di lei come i loro corpi fecero subito dopo.

L'amante del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora