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"Qual è il tuo nome?"
Chiede bisbigliando una volta che ha finito di pulire.
"Laila"
Rispondo.
Annuisce mettendosi affianco a me, spalle al muro ed entrambi con la paura che questa persona si presenti a noi.
"Tu?"
Chiedo interrompendo il silenzio.
Non ricevo risposte.
Mi limito a fissare il soffitto bianco dell'hotel, senza sapere che ore sono, con qualcuno, forse pericoloso, che si aggira per l'edificio e con un sonno addosso che cerco di trattenere pur di stare attenta a questa persona che si aggira in questo posto.
Solo dopo molto mi accorgo che la persona al mio fianco è magicamente sparita.
Menomale non dovevamo muoverci.
Comincio a guardarmi intorno, sospettando che la persona, che poco fa era al mio fianco, fosse un complice del sospettato che forse è qui, in questo hotel.
"C'-c'è qualcuno?"
Chiedo con voce terrorizzata.
Se non fossero state le 3 e qualcosa di notte, mi sarei messa ad urlare dalla paura.
Non ho timore a dirlo, anzi, lo ammetto, ho paura, molta paura.
Dopo tutto ciò che ho passato, non vorrei proprio che ci fosse di mezzo un'altro fatto, nella quale coinvolgermi.
Non so neanche che ore sono e sinceramente non mi neanche interessa.
Io voglio solamente tornare nella mia stanza, tra le braccia sicure di Stephan, a dormire.
Sono sempre più nervosa.
Il luogo che mi circonda sembra essersi rimpicciolito.
C'è un silenzio tomba e, a tratti, si sentono bisbigli strani e rumori di passi che sembrano, a mano a mano, essere sempre più vicini.
Lui o loro si avvicinano e la mia paura aumenta ad ogni suono di un passo che è sempre e sempre più vicino.
Vorrei urlare, vorrei scappare ma sembra che il mio corpo sia stato pietrificato, pietrificato dal terrore che sto avendo nel sentire la presenza di qualcuno, a me sconosciuto, vicino a me.
Dopo attimi di ansia, nell'edificio ricala un silenzio assurdo.
Tutti i rumori sono cessati, o meglio, quasi tutti.
L'unico rumore presente è quello del mio cuore che imperterrito batte ed io, terrorizzata.
E di nuovo dei passi.
Stavolta li sento vicino, troppo vicino a me.
Sono due.
Riesco a distinguerlo dai troppi passi che si sentono.
Sono due, due persone che potrebbero farmi del male.
Tutto finisce quando sento un respiro caldo sulla mia faccia.
Lo ho di fronte.
È buio, non distinguo il suo volto.
Sento delle braccia afferrarmi in vita e un'altro afferarmi per un braccio.
Immediatamente provo a mandarli via, emettendo urla strozzate mentre il ragazzo che prima mi aveva afferrato per un braccio, ora mi stava legando le mani.
L'altro continuava a tenermi ferma.
Invano tentavo di liberarmi dalla presa dei due...
Non so nemmeno come definirli.
Rapitori?
Ragazzi qualunque che avevano voglia di spassarsela?
Non ne ho idea, so solo che loro non mi avrebbero fatto nulla che mi sarebbe piaciuto, ma bensì, avrebbe fatto contenti loro.
Però, io, questa soffisfazione non devo dargliela.
Non devo essere debole e farmi fare tutto ciò che loro vogliono.
Il problema è che io sono una ragazza contro due ragazzi.
Non ho la minima speranza.

His Smile; Stephan El Shaarawy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora