Sentii un grosso peso schiacciarmi lo stomaco, tutti i miei incubi, le mie paure, le mie preoccupazioni, si erano rivelate reali. Ma il suo sguardo mi fece capire che c'era dell'altro, aveva un'espressione contratta, sembrava che mi chiedesse perdono con lo sguardo.
Poi aprì la bocca e la richiuse senza proferire parola e si portò una mano al petto.
-Mi dispiace davvero, Hellen. Tornerò dal Signore Oscuro, in fondo, sono sempre stato uno di loro no?
Per quanto fossi consapevole di quello che gli avrei sentito dire, non volevo credere alle sue parole.
Non potevo credere che avrebbe avuto il coraggio di farlo, di ucciderlo.
Lo guardai negli occhi e scossi lentamente il capo
-Ti prego...ti prego non farlo, non sei costretto.
-mi dispiace
Io continuavo a guardarlo incredula, ma ben presto la rabbia si fece spazio dentro di me e presi la bacchetta in mano per poi puntagliela contro.
-Ti ha accolto cone un figlio, Piton! Non puoi ucciderlo!
Sputai con tutto il fiato che avevo in gola, la voce rotta dai singhiozzi.
-Mi dispiace, ma è la sua volontà. Ho fatto una promessa.
Disse, poi sparì in un turbine di fumo nero.
Mi sedetti sul pavimento freddo e iniziai a piangere, ma non sarei dovuta essere seduta lì, avrei dovuto seguirlo, fermarlo. Ma dov'era ora? Io non avevo mai visto tutto il castello dall'interno, mi sarei persa al primo corridoio di sicuro.
Mi alzai da terra asciugandomi le lacrime, ormai non c'era più niente da fare. Non mi restava che stare lì ad aspettare che qualcuno mi trovasse.
Camminai in tondo per tutto l'ufficio, sfiorando con le dita gli aggeggi argentati che Silente conservava su degli scaffali. Diedi un'occhiata veloce ai libri che avevo letto tante volte e alla scrivania a cui Silente si sedeva quando incontrava professori o studenti a cui parlava con un amore e una gentilezza fuori dal normale.
Arrivai davanti alla "vetrina proibita" di Silente, quella dove nascondeva tutti i ricordi riguardanti Voldemort.
Una fiala in particolare attirava la mia attenzione da fin troppo tempo, una fiala con su scritto "morti".
La estrassi dalla vetrina e ne versai il contenuto nel pensatoio: le immagini di tutti le uccisioni compiute da Voldemort sfilarono davanti ai miei occhi, immagini crude, terribili.
Un brivido mi percorse tutta la schiena quando vidi i miei genitori cadere a terra dopo un forte flash di luce verde, la luce verde provocata da quell'incantesimo, quello fatale, quello che non ti da nessuna possibilità di sopravvivere, quello che ti assicurava una morte istantanea, quello che è rimbalzato sulla mia spalla provocandomi la strana cicatrice a forma di saetta:
avada kedavra.
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