CAPITOLO 14

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FLASHBACK

Mi lega i polsi con una cintura,non una qualsiasi,ma la sua,doppia e fredda di cuoio nero. Mi scaraventa sul letto e mi alza le braccia sopra la testa. Per un secondo non sento più il suo corpo pesare sul mio e alzo leggermente la testa scovandolo vicino al suo armadio,si gira e vedo che ha in mano un coltellino,non uno da cucina,ma quello svizzero. Si avvicina con passo lento e si toglie la maglia rivelando i suoi tatuaggi. Poggia le gambe piegate all'altezza del mio bacino incastrandomi. Mi dimeno già sapendo cosa vuole fare. Odio tutto questo,odio il fatto che sia così masochista,così dominatore e così stronzo ipocrita del cazzo. Mi chiedo cosa ci vidi in lui quando me ne innamorai....gia avete sentito bene,me ne innamorai,forse solo lievemente ma provavo qualcosa. Tremo sotto il suo tocco e inspiro bruscamente,le sue mani su di me provocano un senso di disgusto. Strappa tutti i miei vestiti e in poco tempo rimango esposta ai suoi occhi,alle sue maniere rudi. "Sei solo mia" sussurra al mio orecchio dopo averlo morso. Non posso fare altro che assistere alla sua tortura su di me,sono impotente sotto la sua forza. Vorrei non essere qui,vorrei che non lo avessi mai incontrato,vorrei che non mi avesse mai stregato con il suo fascino da bravo ragazzo. Semplice..avrei voluto che stesse alla larga da me e dalla mia vita. E invece no,doveva per forza scombussolare la vita di una diciassettenne,doveva per forza lasciare segni permanenti sulla mia pelle,sul mio corpo,nella mia anima.

-"Sei l'angelo più bello che io abbia mai visto"-. Dice facendo scendere la lama su tutto il mio petto. Si piega e mi posa un bacio al centro del petto,sul cuore. -"Ma devo farlo,è la mia natura,non posso cambiarla Niña"-.

Niña,sono la sua Niña. Mi ha sempre chiamato così,ma io lo odio. Affonda la lama nel fianco destro sotto l'osso del bacino e incide qualcosa. Trasalisco e serro gli occhi. Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?

-"Ti prego,fermati"-. La mia voce è poco più di un sussurro ma forte da riuscire a farglielo sentire. -"Basta"-.
Come se non mi avesse sentito,continua a sfreggiarmi la pelle e sento il sangue scorrere giù per le gambe. Ho gli occhi inondati di lacrime. Non ce la faccio a trattenermi quimdi singhiozzo,le lacrime scendono a rivoli sulle mie guance.

-"Shh"-. Mi poggia un dito sulle labbra che poco dopo viene sostituito con la sua bocca. Mi bacia come un ragazzo da evitare,tocca come un ragazzo di quelli da evitare. La sua bocca si muove lenta sulla mia,come se avesse paura di spaventarmi. Non posso fare altro che abbandonarmi a quel bacio senza dire niente,muta e legata come sono.

-"Cosa mi hai scritto?"-. Domando debolmente. La curiosità e la voglia di non saperlo sono in contrapposizione,ma prevale la curiosità in questo momento.

-"Una A,per ricordarti di me"-. Si alza dal letto ed esce dalla porta della sua stanza.
E questo fa...prima mi tortura e poi sparisce per ritornare qualche ora dopo a farmi qualche altra cosa.
Prima o poi questo dovrà finire.

Mi sveglio di scatto. Di nuovo lui. Di nuovo il diavolo. Sono tutta sudata e grondo d'acqua,meglio se vado a fare una doccia. Mi alzo dal letto e vedo che sono le 6 del mattino. Sospiro affranta,riuscirò mai a svegliarmi tardi una buona volta? La risposta è NO.

Cerco di fare meno rumori possibili per non svegliate nonna,è rimasta a dormire da me e ora si trova nella stanza degli ospiti.

Prendo una canottiera grigia e un leggins corto mettendoli sul mobiletto del bagno. Entro nella doccia e l'acqua fredda mi prende in pieno viso,che sollievo.

Quando esco mi asciugo e faccio due trecce ai lati della testa. Indosso i vestiti e torno in camera a riordinare la stanza. Scendo le scale e preparo il caffè per la mia dolce nonnina e per me.

-"Oh Grazie tesoro"-. Scende dopo una decina di minuti e mio dio,sapevo che le tigri stavano allo zoo.
Ha un pantalone leopardato che fascia le sue gambe snelle e una magliettina nera.
Mi escono gli occhi fuori dalle orbite ogni qual volta indossa queste cose oscene.

-"Nonna"-. La rimprovero. -"Perché ti ostini a mettere questi..cosi"-. Indico i pantaloni e lei sembra offesa.

-"Questa è moda,mia cara. Non capisci proprio niente"-. Borbotta stizzita

-"Sì forse andavano di moda negli anni 80"-. La ribecco sarcastica. Sbuffa facendo una smorfia orrenda,le sorrido.

-"Tesoro io vado da tua madre per salutarla,ieri sono venuta direttamente qua da te"-.
Prende la borsa fucsia fluo e la mette sotto spalla. Credetemi,se non l'avete davanti,non potrete mai capire quanto io soffra a vederla vestita così.
-"E non guardare male la mia borsa nuova,è una Valentino"-. Mi punta il dito.

-"E chi dice niente"-. Nascondo il sorrisetto con la tazzina di caffè che porto alle labbra. Mi riserva un'altra occhiataccia e poi se ne va a passo rapido.

Sospiro sollevata. Avevo proprio bisogno di una distrazione e la nonna è quella giusta,lo è sempre stata.

Sento la suoneria alla casella messaggi del telefono e con grande stupore noto che è qualcuno che non si è fatto sentire da una settimana. Voi direte,come sai che è lui? Io vi dico che riconoscere a kilometri i suoi modi. E poi oltre Antony e i miei genitori nessuno sa dove abito. Dato che Antony non si sveglia prima delle 12 quando ha il giorno libero e i miei genitori sono a casa loro,facendo due più due è il nonnetto. Ridacchio perché ancora lo chiamo così.

"Ciao splendore,sono qui fuori. Mi apri?"

Ma è scemo o cosa?

"No e poi come hai fatto ad avere il mio numero?"

La sua risposta non tarda ad arrivare

"Un uccellino mi ha detto che mi sarebbe servito,e non è stata una bugia"

È mia madre,ovvio. Non c'è dubbio.

"Questo non spiega il perché tu non ti sia fatto sentire"

Picchitto l'unghia sul marmo della cucina. Forse non avrei dovuto chiederglielo,ora penserà che io sia una disperata in cerca delle sue attenzioni.

"Perché ho pensato che fossi impegnata,o sbaglio?"

"Non hai sbagliato in effetti"

Io però non mi sono fatta problemi a pensarti ogni volta che mi veniva in mente,gli vorrei rispondere,ma credo non sia il caso.

"Ora mi fai entrare? Ho un pacco di muffin Red Velvet"

Cazzo!

Vado ad aprire la porta e lui è lì,bello più che mai con in mano il telefono e nell'altra una busta di dolci.
Quel sorrido felice e spensierato che amo vedergli indossare.

-"Non c'è niente da fare eh? Posso comprarti solo con i dolci"-. Mi dice sorridente.

Sorrido anche io e gli faccio spazio per entrare. So che vuole abbracciarmi,lo vedo dal suo comportamento del corpo,tutto grida "cazzo vorrei abbracciarti" ma sono grata che non lo fa. Non sono ancora riuscita a "superare" il fatto che qualcuno mi tocchi,ovviamente sapete la causa qual'è.

Inaspettatamente mi lascia un bacio sulla guancia e si avvia verso la mia cucina.

Perché lui così è.
È entrato dalla porta con la stessa rapidità in cui mi è entrato dentro.

A Policewoman - Nient altro di cui ho bisognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora