CAPITOLO 3

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Mi alzo di prima mattina per andare a fare una corsetta,mi mantengo sempre in allenamento,lo so sembra un'ossessione ma mi piace prendermi cura del mio corpo ora.

Qualche anno fa non avrei mai potuto dirlo,mi sarei messa a ridere da sola.

Percorro il parco e varie stradine nei dintorni,ho sempre amato questa città, sempre piena di persone allegre,che anche se non ti conoscono ti salutano.

Guardo il mio polso destro Dove ho un orologio che calcola il battito cardiaco e i passi e vedendo che ho raggiunto i 10 km decido che è ora di tornare a casa.

Faccio una doccia veloce e dato che ho la giornata libera,rimango a casa per sistemare un po.

Non sono mai stata molto ordinata,da ragazza io e mia madre litigavamo sempre per la cameretta sempre in disordine.

Preparo la colazione che consiste in un frullato energetico,come sempre,di yogurt bianco con pezzetti di banana e poi aggiungo qualche spicchio di mela. Frulla tutto e aspetto qualche secondo,lo prendo e vado a sedermi sul divano prendendo il Mac.

Trovo delle email di lavoro e una di mia madre,dice che oggi dovrei andare da loro per il pranzo di lavoro di mio padre.

A proposito,mio padre è un amministratore delegato,è un uomo di bell'aspetto alto e con un fisico da ragazzo nonostante la sua quasi mezza età. Ha degli occhi grigi come il mercurio e capelli scuri, io ho preso da lui sono che ho i capelli un po più chiari,niente a che vedere con mia madre,bassina con occhi castani e capelli castani. È la fondatrice di una marca di vestiti famosa,la D&M ovvero le iniziali dei cognomi dei miei genitori,Dyer e Moore,spesso organizza sfilate con i vestiti creati da lei e a volte mi ha chiesto di partecipare ma non ho mai accettato,non fa per me.

Rispondo all'email dicendo che ci sarò e chiudo il Mac posandolo sul tavolino di vetro davanti al divano,vado verso lo stereo e metto un CD fatto da me.

Parte LOVE YOURSELF e sorrido sentendola, perché un po alla volta ho imparato a farlo,da sola,quando non vedevo altre vie d'uscita da questa società.

Canticchiando sotto voce vado al secondo piano e prendo un jeans stretto chiaro con una maglietta di quelle corte all'ombelico bianca a mezze maniche che fa vedere parte del mio fisico e le xz flux nere e bianche.

Vado in bagno e metto uno strato di mascara e faccio il counturing al viso,sposto i capelli tutti dalla parte destra e faccio una treccia a spina di pesce lasciando qualche ciocca fuori.

Metto il mio profumo preferito,il Tom Ford,e scendo. Prendo la borsa nera grande di pelle della Calvin Klein e ci metto dentro il cellulare ed altre cose a caso che potrebbero servirmi ma lascio la pistola in cassaforte. Prendo le chiavi della mia Mercedes e vado a casa dei miei che dista una mezz'oretta.
**
Non vedo nessuna macchina a me sconosciuta quindi deduco che non siano arrivati ancora.

Busso e sento un 'Arrivo' da mia madre che mi apre la porta in tutta la sua eleganza.

Ha uno Chignon ordinato con un tailleur giacca e pantaloni nero con una camicetta velata color glicine,ai piedi porta un paio di décolleté non troppo alte.

-"Tesoro entra"-. Mi fa entrare e subito me la ritrovo addosso. -"Mi sei mancata"-.

-"Anche tu mamma"-. La abbraccio e mi conduce in sala.

Mi metto comoda mentre lei va a chiamare mio padre chiuso nel suo ufficio probabilmente.

Osservo in giro e vedo che hanno fatto qualche cambiamento,le tende della finestra che da al giardino prima erano color panna mentre ora sono sul grigio perla,il divano su cui sono seduta anch'esso prima era panna e ora è un color ghiaccio che sta benissimo con i colori del soggiorno.

-"Bambina mia"-. Sento la voce profonda e familiare di mio padre,subito mi alzo e lo vado ad abbracciare.

-"Tutto bene papà?"-. Domando una volta staccati.

-"Sì non potrebbe andar meglio,e te?"-. Domanda un po preoccupato.

So fin dall'inizio che a mio padre non è mai piaciuto il lavoro che faccio. Avrebbe voluto avermi nella sua azienda.

-"Sì Va avanti"-. Dico sorridendo.
Mi accarezza la guancia.

-"L'importante è che tu stia bene"-.

-"Sempre papa"-.

-"Vedo che hai fatto dei bei muscoli eh?"-.

Cambia discorso è mi da un pizzicotto al braccio.

-"Gia li avevo pà"-. Rido e comincia un discorso su quanto sia importante la difesa personale.

Mio padre è mia madre sanno di Angel e di tutto quello che mi ha fatto,ho cercato di nasconderlo ma non mi piace dire bugie.

Lo abbiamo denunciato ma non dimenticherò mai le sue ultime parole "Questa non è la fine". In quel momento tremavo ma ora Sentirle di nuovo nella mia mente non mi provoca niente,solo ribrezzo.
È stato condannato a qualche anno ma ora non ricordo di preciso quanto.

Dixo che vado un attimo di sopra nella mia vecchia stanza.

Salgo le scale e apro la porta tutta di azzurro entrando in quattro mura blu notte,con il soffitto costellato di piccole stelle.

Amavo sdraiarmi sul letto e restare a fissarlo per tutto il tempo che volevo finché non mi addormentavo.

Desideravo una vita migliore,che io fossi migliore.

Prendo il pupazzo che mi regalo mio padre al mio 5 compleanno,un husky bianco con gli occhi azzurri e lo stringo tra le mie braccia.

Quando ero piccola lo abbracciavo la notte quando non riuscivo a dormire o quando facevo brutti sogni.

Mi alzo dal letto e vado nella mia bacheca di foto,ne sono poche e per la maggior parte sono con i miei genitori,ai tempi del liceo non avevo molti amici,solo conoscenti ma comunque li ringrazio ler avermi aiutata in alcuni momenti di debolezza.

Ora però non ho più contatti con loro, abbiamo preso strade diverse.

Vengo distratta da alcuni suoni al piano di sotto,suppongo siano venuti gli amici dei miei genitori.

Esco dalla camera e chiudo dietro di me una parte dei ricordi della mia vita.

Quando arrivo nel salotto vedo una donna e un uomo. Tutti e due di bella presenza,l'uomo è alto con due occhi neri,sembrano familiari,la donna è bassina come mamma e due occhi verdi come smeraldi.

Cavolo sono bellissimi,ho sempre avuto un debole per gli occhi verdi.

-"Questa è nostra figlia,Meredith"-. Mi presentano e io vado verso di loro per salutarli.

-"Piacere mio"-. Do la mano a tutti e due.

-"Tesoro loro sono Annabeth e Malcom,nostri vecchi amici"-. Dice mia madre e le faccio un sorriso di circostanza.

-"È veramente una bella ragazza"-. Mi dice Annabeth e io ringrazio e le sorrido.

-"Dovrebbe entrare a momenti anche nostro figlio,ha dovuto rispondere ad una chiamata,sxusatelo"-. Dice la donna.

-"Oh non ti preoccupare cara"-.

Cominciamo a parlare di qualcosa ma io non sto ascoltando nulla.

La mia mente ora pensa solo a questo loro figlio,ci mancava solo questo! Chisa com'è. Spero non sia una peste di adolescente in calore e che mi tocca fare da babysitter.

Sento aprire la porta e alzo lo sguardo per vedere questo presunto figlio.
Non lo avessi mai fatto!

-"Che ci fai tu qui?"-. Domandiamo insieme,guardo il suo viso ed è scioccato quanto il mio.

La sfortuna non vuole proprio smetterla di seguirmi, ora mi trovo in casa dei miei genitori ad una pranzo di lavoro e con il nonnetto come figlio di quella buona donna che ho vicino.

A Policewoman - Nient altro di cui ho bisognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora