CAPITOLO 37

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Chiudo dietro di me la porta del negozio di tatuaggi. È da stamattina che non smetto di sorridere.

Ieri notte ho dormito come un neonato,non ho avuto nessun incubo grazie alla piccola diavoletta che è la mia ragazza. È bello dover dire "la mia ragazza",è una sensazione nuova che non ho mai provato e non pensavo fosse così dolce assaporare queste parole sulle proprie labbra.

Stamattina appena sveglio mi sono precipitato da Nhaym,è un amico di vecchia data ed è stato lui a tatuarmi,non mi fido di nessun altro.

Era giovanissimo quando ha iniziato a tatuare,essendo solo e senza genitori è stato affidato ad una famiglia adottiva che subito ha riconosciuto il suo talento per il disegno,lo hanno iscritto ad una scuola apposita e da lì in poi,cresciuto,ha aperto il suo primo negozio di tatuaggi.

È il più famoso in zona e vengono clienti da tutte le parti del mondo per farsi tatuare da lui. È una persona in gamba e merita tutto quello che ha creato,da solo tra l'altro.

I suoi lavori sono fantastici,sembrano opere dipinte a mano sul corpo e non disegni fatti con ago e inchiostro. Insieme a lui lavorano anche altri artisti. Mi ha raccontato che una volta è andato in giro nel mondo per trovare artisti ancora sconosciuti per prenderli sotto la sua ala e insegnare meglio il loro mestiere.

Con tutto quello che guadagna credo voglia aprire un altro studio per farsi conoscere ancora di più.

Dopo una lunga ramanzina del "dovevi prendere appuntamento" alla fine ha ceduto e ha preparato l'inchiostro per il tatuaggio. Dopo un'oretta e dopo aver fatto aspettare un altro cliente,ha completato l'opera.

Quando ha saputo cosa avevo in mente credo mi abbia preso per pazzo. Non è da tutti i giorni vedere ragazzi che si tatuano il nome della propria ragazza sulle nocche.

Guardo il tatuaggio ancora un po arrossato sotto lo strato di plastica trasparente e devo ammettere che è venuto bene.

Ho cominciato a parlargli di come ci siamo conosciuti e di tutto quello che è successo,da quando era tutto organizzato a quando lei è stata sparata.

Mi ha ascoltato e prima di finire il lavoro,che sarebbe stato il diminutivo del solo il suo nome,ovvero MERE,ha aggiunto due piccoli oggetti. Intorno ad una gamba della R ha disegnato delle manette che pendono e affianco una revolver simile a quella di Meredith che usa per lavoro e che mi ha insegnato ad usare. Andrà fuori di testa quando glielo farò vedere.

Prima di tornare a casa,però,ho da fare altre cose. Metto gli occhiali da sole e anche se siamo a fine settembre il tempo è ancora caldissimo e afoso.

Con la moto guido fino alla ferramenta più vicina e gli lascio il compito da svolgere. Camminando un po a piedi scorgo il negozio che fa al caso mio. Dopo aver preso quello che cercavo torno a casa per fare cambio di veicolo e per prendere l'ultima cosa per farle una sorpresa.

In auto arrivo in quel posto pieno di verde e da lontano vedo una macchia nera che corre nella mia direzione.

-"Hei Jimmy,amico mio"-. Fa le feste e lo accarezzo sulla testa. Mi sono preso la briga di scegliere il nome e spero piaccia anche a Mere.

Lo porto con me e lui non fa storie,scodinzola e mi imbratta tutto con la sua saliva,credo di dover fare una doccia. Per ora lo porto a casa di Mere e starà lì con noi fin quando non le dirò quello che ho pensato.

Gli metto la ciotola con l'acqua e quella con i croccantini. Senza dirlo a Mere,da quando è stata in coma,sono sempre andato a vedere come stava Jimmy e a portargli del cibo e farlo giocare.

Quando ha finito,lo porto fuori sul retro della casa in giardino e gli do una rinfrescata e comincio a lavarlo. Mi ha bagnato tutto con la sua mania di sbattere il suo corpo e non ho fatto altro che ridere quando prendeva tra i denti la pompa e correva via.

A Policewoman - Nient altro di cui ho bisognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora