Dopo tre ore di fila di lezioni, finalmente ho una pausa. Ne apprffitto per prendere un caffè al Starbucks qui vicino e sedermi sotto un albero leggendo il mio libro preferito. Non ho neanche finito la prima pagina che un'ombra e per la precisione un'ombra che detesto si posiziona di fronte a me. Come accaduto il giorno precedente, chiudo di scatto il libro.
"Cosa vuoi adesso?" ribatto più scorbutica che mai.
"Ascolta, credo davvero che abbiamo cominciato col piede sbagliato e non fare battutine di nessun genere. Penso che dovremmo chiarire i malintesi e provare ad essere amici." davvero ha un cervello quest'essere davanti a me? Ma non gli credo più di tanto. Stará architettando qualcosa. Magari poi mi chiederá di seguirlo da qualche parte e mi verserá qualche sostanza disgustosa in testa davanti a tutta la popolazione studentesca di questo college per poi farmi diventare lo zimbello della scuola. No, tesoro, non ci casco. Penso nella mia mente.
"Ah. Ah. Dov'è la fregatura?"
"Nessuna fregatura. E comunque sono Tyler."
Lo guardo con un sopraciglio aggrottato.
"Non mi dici il tuo nome?"
Emetto un sospiro. "Kari."
"Bene, Kari. Sei arrivata quest'anno?"
"Non sono affari tuoi. Senti, se vuoi essere sul serio mio 'amico' -dico mimando le virgolette sulla parola 'amico' - "devi fare due cose: tenere il volume basso alle tue feste e non rompermi le scatole. Allora si che diventeremo anche migliori amici." dico l'ultima frase chiaramente ironica.
"Spiritosa. Mi piace il tuo senso dell'umorismo."
"Il tuo fa cagare."
"Ma davvero non puoi essere più gentile?"
"No." rispondo con tono piatto. Ritorno al libro sperando che capisca che è un modo molto gentile da parte mia per dirgli di togliersi dalle palle, ma lui mi mette le dita sotto il mento facendomi alzare la testa e costingendomi a guardarlo negli occhi. In quegli occhi magnetici.
Ma guarda, la poetessa si è risvegliata.
A quanto pare anche la mia coscienza. Perchè non te ne torni a dormire?
"So che è tutta una parte." dice Tyler.
"Cosa?" chiedo palesemente confusa. Ma di che cacchio sta parlando? Ma è scemo o cosa?
"Tu, tu che fai la dura. So che non sei così."
"E tu che ne sai?" rispondo io con tono di sfida. Mi dá fastidio il fatto che pensi di conoscermi dopo quanto? Tre giorni? Ma perfavore!
"Ho avuto a che fare con ragazze come te. Fate tutte le scontrose, le menefreghiste. In realtá volete solo attirare l'attenzione."
"Attirare l'attenzione? Attirare l'attenzione!" esclamo cominciando a vedere rosso dalla rabbia.
"Io non voglio attirare l'attenzione proprio di nessuno. Sei tu che mi giri attorno come una mosca senza darmi tregua, io voglio solo stare per i cazzi miei, capito? Non ti voglio attorno e tanto meno non ti voglio come amico! Lasciami in pace!" ormai mi sono alzata e anche lui ha fatto lo stesso. Mi guarda con un espressione che sta a dire: 'ma questa da quale manicomio è scappata?' ma non me ne importa più di tanto, basta che mi lascia in pace sul serio e, fargli credere di essere pazza potrebbe essere una buona ragione per farlo.
Non aspetto una sua risposta, nè niente, vado spedita verso la mia macchina con l'intenzione di tornare a casa. Ancora per una volta sto infrangendo le regole che mi ero imposta. Posso dire addio alla facciata da studentessa modello, mi sono fatta prendere troppo dall'istinto senza pensare alle conseguenze delle mie azioni...proprio come quella sera. Ho combinato un disastro. Dovevo sopportare quella musica, ho giá dato troppo nell'occhio. Ora l'istinto mi dice di scappare. Così, dall'oggi al domani raccogliere tutte le mie cose e andare da un'altra parte e provare a ricominciare un'altra volta, ma la mia testa mi dice che devo restare. Che non posso sempre scappare dai problemi, ma che devo affrontargli. Mi dice anche che devo rilassarmi perchè sono abbastanza lontana e ragazze con un carattere come il mio non sono rare. Non posso fuggire per tutta la vita. Non devo essere una codarda.
Sono quasi arrivata all'appartamento quando noto un cane randagio sul ciglio della strada. È accasciato e ha una zampa insanguinata. Lì per lì penso solo di dispiacermi e tirare dritto, ma incontro i suoi occhi doloranti e supplicanti. Sento salirmi un groppo in gola. Non me ne accorgo neanche che rallento fino a fermarmi completamente. Scendo dalla macchina e lo raggiungo. Cautamente lo prendo in braccio e ahimè pesa proprio un sacco. Lo carico nel bagagliaio e inserisco sul gps la strada più breve per una clinica veterinaria.
Dopo un quarto d'ora arrivo e col cane in braccio entro nella reception della clinica.
"Come posso aiutarla?" mi chiede una ragazza dietro al bancone. Ma è scema o cieca. Non vede che ho un cane morente in braccio? Cercando di non scoppiare a piangere le dico del cane trovato sul ciglio della strada.
"Da questa parte." la seguo in una stanzetta. Mi fa appoggiare il cane su un tavolo metallico e chiama il dottore.
Passano un paio di minuti poi sento la porta aprirsi.
Riconoscerei quei maledettissimi occhi verdi dappertutto. Ma che ci fa lui qui?
"Che ci fai qui?"
"Sono il dottore." bhe effettivamente indossa il camice e il resto.
"Il dottore?"
"Si, sono all'ultimo anno di medicina con specializzazione veterinaria. Posso gestire qualcosa del genere. Allora che abbiamo qui?"
Per il bene del cane e dei miei poveri nervi, spiego brevemente a Tyler come ho trovato il cane eccetera dopodichè comincia a esaminarlo.
"Dunque, ha una zampa fratturata ed è sottopeso. Insomma niente di grave se te ne prendessi cura."
"Cioè? Intendi dire che dovrei adottarlo?"
"Qualcosa del genere."
"Posso farti una domanda?"
"Prego."
"Come fai a studiare medicina se sembri un cretino?"
"Hai detto bene, sembro. Kari, anche se studio medicina, sono pur sempre un ragazzo. Non cambio il mio essere solo perchè studio qualcosa di così impegnativo."
"Giusto, hai ragione domanda stupida. Allora dovró prendermene cura?"
"Direi di sì. Così avrò una scusa per venire a trovarti." la sua voce è divertita. Come se non vedesse l'ora di darmi il tormento.
"Scordatelo." stavamo andando piuttosto bene fino a quando non è ritornato a fare il cretino.
"Uhmm...un'ultima domanda."
"Spara."
"È maschio o femmina?"
Tyler alza delicatamente una zampa al cane.
"Maschio."
"Mi è andata bene."
Scoppia a ridere. "Come?"
"Una femmina sarebbe stato troppo impegnativo. Immagina me e lei col ciclo. Nha, preferisconun maschio."
"E se fosse stata femmina?"
Lo guardo negli occhi. Pensa davvero che avrei rifiutato il cane anche se fosse stata femmina?
"Me ne sarei presa cura lo stesso."
C'è un attimo di silenzio.
"Vieni stasera alla festa?"
"No."
"Devo supplicarti?"
"No."
"Allora verrai?"
"No."
"Risponderai mai 'si' a qualche mia domanda?"
"Dipende...se mi chiedi se puoi toglierti dalle palle risponderei 'sii' e aggiungerei anche 'all'istante'."
Finge un sorriso. "Grazie mille."
Non lo riconosco. Il camice bianco ha il potere di trasformarlo in un'altra persona.
"Pensaci per stasera. Prova a venire e se ti annoi, abiti proprio di fronte. In un attimo sarai a casa tua."
"Organizzi una festa ogni sera?"
Un sorriso malizioso gli compare sul volto. "Quando mi va. Di solito si, però."
"Quindi per ora ti va di disturbare la nuova vicina, eh?"
"Sei tu che disturbi me quando cominci a fare l'isterica."
"Non sono isterica. E ora, abbiamo passato fin troppo tempo insieme per i miei gusti quindi ora prendo Lucky e me ne vado. Grazie e ciao."
"Lucky eh?"
"Bhe, direi che è stato fortunato quindi si chiamerá Lucky e non dirmi che nome devo dare al mio cane."
"Non stavo dicendo che nome dovevo dare al tuo cane."
Sbuffo e prendo Lucky in braccio. Barcollo un pò e per un attimo perdo l'equilibrio. Ecco, ora arriva la figura di merda. Io schiacciata per terra dal mio cane. Ma non va come previsto. In due secondi due mani, le sue mani, sono attorno i miei fianchi e involontariamente, il mio corpo aderisce perfettamente al suo. Non so stabilire esattamente cosa provo, forse il mio cervello si rifiuta di volerlo ammettere, so solo che è un momento di tensione. Come se tutto fosse a rallentatore. Come se le sue braccia sono attorno i miei fianchi da un sacco di tempo. E io sento praticamente tutto di lui. Gli addominali che immagino siano ben definiti, duri come la roccia, ma non solo quelli...
Mi sento arrossire all'istante. Cosa che non succedeva da un sacco di tempo. Cerco di riacquistare l'equilibrio dopodichè Tyler mi lascia.
"Forse dovrei portarlo io."
"No, ce la faccio."
"Ma peserá su per giù 50kg."
"Non importa, ce la faccio."
Lo sento mormorare: "testarda."
Arrivata all'auto lo infilo nel bagagliaio stando attenta a non toccare la zampa ingessata, dopodichè ingrano la marcia e parto verso casa mia senza neanche salutare Tyler.
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By Chance
RomantizmKari: una ragazza di diciotto anni che scappa dalla sua vecchia vita e dal passato che ne costituisce. Il college può essere l'occasione giusta. Apparentemente menefreghista, senza peli sulla lingua, deve sempre avere l'ultima parola. Tyler: il cla...