//Capitolo 6

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Harry si svegliò parecchie ore più tardi, disturbato dalla luce del flebile sole newyorkese che entrava dalla grande vetrata, battendogli sul volto.

Subito non riconobbe il corpo caldo sotto di lui poi, non appena una dolce profumo di menta gli inondò le narici, si ricordò di tutto ciò che era successo quella notte. Dall'incubo a Louis che gli accarezzava la pelle e si addormentava con lui.

Louis che, in quel momento, dormiva ancora profondamente, stringendolo tra le sue braccia come se avesse avuto paura di vederlo scappare via, le gambe intrecciate sotto il piumone. Harry non aveva dormito così bene per settimane intere.

Completamente sveglio, dopo aver osservato per qualche minuto Central Park e i grattacieli newyorkesi inondati di luce, spostò lo sguardo sul giovane viso del maggiore. Si perse nell'osservare il modo perfetto in cui le sue ciglia gli accarezzavano gli zigomi e si chiese se quello volesse dire essere innamorati di una persona: sapere di poter passare intere ore a fissare ogni minimo dettaglio del suo volto, come se si trattasse della sua opera preferita.

Annoiato, Harry allungò una mano, passando delicatamente il polpastrello prima sul fine labbro inferiore di Louis, poi sulla barbetta ispida che iniziava a crescergli sulle guance. Non poté trattenere un sorriso quando Louis russò leggermente, sospirando per poi inclinare il viso verso di lui, stringendolo più forte.

Ignorando ogni singola cellula del suo corpo, che lo spingeva a premere le labbra su quelle dell'architetto, Harry si accoccolò nuovamente contro il suo busto, appoggiando il viso nell'incavo del suo collo.



Il suo leggero sonnellino venne interrotto dopo poco tempo, disturbato dal cellulare di Louis che vibrava rumorosamente sul comodino accanto al lato letto. Harry si sollevò con uno sbuffo, stropicciandosi gli occhi assonnato

«Lou» Mormorò, iniziando a scuotere delicatamente il maggiore per svegliarlo. «Lou, svegliati»

Quest'ultimo mugugnò qualcosa di simile ad un 'lasciami dormire ancora cinque minuti, mamma'. Il riccio trattenne una risatina per il modo infantile in cui Louis si era spostato, affondando il viso nel suo petto e tirandosi le coperte fino a coprirgli anche l'ultimo ciuffo disordinato di capelli.

Immobilizzandosi sul posto, mentre sentiva le labbra di Louis contro la pelle del suo petto, Harry non poté far altro che accarezzare i capelli del maggiore, infilando le dita tra le ciocche disordinate e districando leggermente i piccoli nodi.

Il telefono riprese a vibrare ed Harry sbuffò «Louis, ti stanno cercando»

«Rompipalle» Mugugnò Louis.

Invertì velocemente le loro posizioni con un colpo di reni, buttandosi addosso al corpo del riccio, spiaccicato sotto al suo, e affondando il viso nell'incavo del suo collo, strofinandoci un paio di volte il naso come se fosse un gatto.

Harry, intenerito dal comportamento di Louis, lasciò perdere quel suono fastidioso e portò nuovamente la mano tra quella zazzera di capelli lisci e fini color caramello, iniziando ad accarezzarli piano.

Louis non era mai stato un tipo da coccole, baci e fiori. Lui non dormiva con le persone con cui andava a letto e non permetteva a nessuno di toccargli i capelli—soprattutto di prima mattina, senza aver ancora bevuto il suo caffè starbucks—eppure in quel momento, con le dita lunghe di Harry ad accarezzargli la cute e a sciogliergli delicatamente i piccoli nodi, si sentiva così bene da essere pronto ad uccidere chiunque osasse disturbarli.

Non passarono nemmeno pochi minuti che qualcuno bussò alla porta della stanza. Solo sentendo la voce di Rosy, la donna delle pulizie ed ex tata di Louis, bussare alla porta si rese conto che fossero già le undici del mattino.

I see my future in your blue eyes || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora