//Capitolo 32 - parte I

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I won't let these little things slip out of my mouth
But if I do, it's you, oh it's you, they add up to
I'm in love with you and all these little things
(One Direction - Little Things)

L'aereo atterrò ad Alghero, in Sardegna, esattamente alle dieci di sera.

Distrutto dal fuso orario, dopo aver passato ore ed ore a rimuginare su tutto quello che era successo con Aisha, Louis si limitò a scattare in piedi non appena uno steward diede loro il permesso, recuperando il suo bagaglio a mano dalla cappelliera e scendendo dall'aereo il più velocemente possibile.

Era semplicemente stanco di tutto quello. Dopo tutte quelle menzogne, dopo mesi passati a cercare di dimenticare la sua persona e dopo aver quasi abbracciato l'idea di diventare padre, tutto il mondo gli era crollato addosso e lui, in quel momento, sentiva solamente il bisogno di correre da Harry, stringerlo tra le sue braccia e dirgli di amarlo più di qualunque altra cosa.

Louis si accese una sigaretta non appena fu uscito dall'aeroporto, respirando a pieni polmoni la fresca aria di mare e guardandosi attorno. Trovò subito un autonoleggio e, nel giro di un quarto d'ora, si trovò sulla strada verso la casa del riccio, grato del fatto che i giovani proprietari del posto parlassero perfettamente inglese.

Inserì subito nel navigatore l'indirizzo che Niall gli aveva mandato e iniziò a guidare superando tutti i limiti di velocità del posto, con il cuore che gli batteva forte nel petto. Durante il volo si era preparato un lungo discorso da fare al minore, di cui si ricordava solo poche parole, ma andando avanti di quel passo iniziava a dubitare persino di ricordarsi come parlare.

Quando Louis arrivò nella via indicata, quaranta minuti dopo, la prima cosa che vide fu un grande centro commerciale all'aperto, la cui piazza centrale era colma di gente che ballava e cantava canzoni in italiano a lui sconosciute. Parcheggiò lì vicino, guardandosi attorno divertito prima di tirare fuori il cellulare. Inserì il numero civico dell'appartamento di Harry sull'applicazione 'Maps' e lasciò la borsa di Burberry e la giacca del suo completo sul sedile del passeggero, prima di chiudere la macchina ed allontanarsi.

Si avvicinò alla prima, piccola palazzina nelle vicinanze, stupendosi del fatto di riuscire a sentire il rumore delle onde tra un brano e l'altro. Si accostò al cancello che delimitava il grande cortile buio, guardando il numero civico prima di aprire di nuovo il messaggio di Niall, giusto per sicurezza. Poi lesse i citofoni.

"Appartamento 13: 'Styles'. Merda".

Louis si stava guardando attorno, indeciso se suonare da lì o se provare a scavalcare la recinzione, quando si rese conto che il cancelletto era solo appoggiato. Lo aprì, seguendo un cartello illuminato da un vecchio lampione, e andò verso il lato più a destra, salendo due rampe di scale all'aperto e arrivando su un pianerottolo diviso da una bassa recinzione in legno, messa lì per separare gli ingressi di due appartamenti.

Il primo, quello davanti a Louis, era il numero 13.

L'architetto non perse tempo, sentendo le mani tremare mentre si avvicinava alla massiccia porta in legno bianco. Senza neanche pensare a qualcosa da dire, Louis semplicemente batté alcuni colpi, spinto solamente dall'immagine di un paio di profondi occhi verdi.

«Harry. Harry, sono io, sono Louis. Aprimi, ti prego» Disse ad alta voce.

Appoggiò l'orecchio al legno, non riuscendo a sentire nessun tipo di rumore che indicasse la presenza di qualcuno nella casa.

«Non è in casa» Rispose una voce, in italiano.

Louis si voltò di scatto, osservando l'uomo appoggiato alla bassa recinzione. Questo, leggermente robusto, con un ciuffo biondo tirato su con del gel e un'aria affabile, gli sorrise gentilmente, accendendosi una sigaretta.

I see my future in your blue eyes || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora