Mio fratello Ottavio è il più grande di tutti noi, lui ha quindici anni più di me. Non vive con noi già da un po' perché vive all'accademia militare, vuole diventare un generale. Ottavio non è molto alto, ha i capelli ricci, ed un bellissimo viso, io e lui abbiamo gli stessi occhi nocciola. Con lui non parlo molto perché non viene a trovarci spesso, quando parla con me ha sempre il vocione alto ed a me alle volte mette paura, però gli voglio bene. Ha anche una fidanzata che si chiama Melissa qui a Milano, quando viene in licenza di norma va a casa sua. Mamma ci resta malissimo, ma quando viene da noi e si ferma a dormire finisce sempre che litiga con papà, ed allora, anche io penso che forse è meglio che resti a dormire a casa dei genitori di Melissa.
Pietro è il secondo, in casa è il più grande di tutti noi fratelli da quando Ottavio è andato via. Lui è alto, biondo, magro, con gli occhi verdi e ride sempre, ci fa ridere sempre. Ha un sacco di ragazze, ma la mamma non vuole che lui le porti a casa nostra.
Gioca spesso con me, mi fa sedere sulle sue ginocchia e mi chiede quanto bene gli voglio, io gli rispondo allargando le braccia e dicendogli - fino a due volte il giro del mondo- e lui - solo due?- poi mi abbraccia e mi fa vedere quanto è bravo a trattenere il respiro, o come il suo braccio diventa tutto bianco se lo tiene dritto, dritto, in alto per aria. Lui ha un sorriso come l'uomo della pubblicità del dentifricio, bellissimo, e i suoi denti sono bianchi e splendenti. Mi insegna delle canzoni, e alle volte mi fa fare cavalluccio sulle sue spalle, anche se dice che sto diventando grande.
Pietro ha quattordici anni, quasi quindici e lavora come tornitore in nero, non so di preciso cosa voglia dire, ma credo che per lavorare metta una tuta che poi diventa nera, la mamma infatti si lamenta sempre di quanto sia sporca. Lavora dal pomeriggio fino a notte, e torna a casa quando tutti noi dormiamo. Mamma gli conserva la cena dentro al forno, ma Pietro ama la pasta e molto spesso, oltre a mangiarsi le cose che gli prepara lei , lui si cucina anche questa. I miei genitori però non vogliono che lui si metta ai fornelli perché quando arriva a casa è stanco, mentre la pasta bolle lui va sempre nel salottino a guardare la TV, mamma e papà hanno paura che si addormenti.È sabato mattina, fuori è buio, ho male all'orecchio, mamma mi ha dato delle medicine schifose, ma il dolore non passa. Ho dormito veramente poco, la sveglia sul mio comodino dice che sono le tre. Sento una puzza strana e mi viene da vomitare, mi alzo e cerco di svegliare mia sorella ma lei mi sente appena, si gira dall'altra parte e continua a dormire. Vado in camera di Pietro ma lui non c'è, e Paolo dorme nel letto di sopra. Al buio non vedo niente ed ho paura di salire la scaletta di ferro del loro letto a castello. Arrivo in camera dei miei genitori, tocco il braccio a papà
- papà svegliati! Papà per favore, c'è puzza, mi gira tutta la testa e mi viene da vomitare!-
Lui capisce immediatamente, sveglia mia madre, le dice di aprire la finestra e di non accendere la luce.
Adesso mi ritrovo nel letto da sola, al buio e con la finestra aperta.
I miei genitori aprono tutte le imposte e svegliano i miei fratelli uno, ad uno, anche Edo che dorme nella sua camera e Pietro che dorme nel salottino. Scendo dal letto e al buio seguo mio papà che si dirige in cucina. Gira la manopola del fornello dove cuoceva la pasta; l'acqua nella pentola non c'è più e quest'ultima è rovente. Apre la porta finestra, adesso siamo tutti nel balcone.
Dopo tutto quel trambusto continuo ad avere la nausea, adesso è più forte, papà mi prende in braccio e mi porta in bagno, ma non faccio in tempo, e gli vomito sulla spalla. Lui si cambia e si lava, mamma con me fa altrettanto, ho la febbre alta, così mi becco un' altra supposta. Torniamo in camera, io dormo nel lettone con i miei genitori.Questa mattina per colazione tè zuccherato, la febbre sembra sia scesa anche se permane il dolore all'orecchio.
A colazione la radio è sintonizzata sui successi degli anni 50/60, una musica dolce suona ed un tizio parla sovrastando le note, non lo sento perché papà sembra arrabbiato. Mentre mia madre pulisce i fornelli, lui continua a fumare una sigaretta dietro l'altra. Dice che deve dare una lezione a Pietro. Sono le nove e mio fratello sta ancora dormendo in camera sua. Finisco di bere il tè velocemente, corro in camera di Pietro e lo sveglio.
-Pietro svegliati! Svegliati! Papà ti vuole picchiare!-
lui ha ancora gli occhi chiusi dal sonno ma si mette seduto, poi li apre, mi sorride, e dopo avermi dato un bacio sulle labbra mi risponde
- non preoccuparti, adesso vai in camera tua, chiuditi dentro e rimettiti nel letto, copriti la testa con il cuscino e se senti voci e rumori non uscire dalla tua camera per nessun motivo -Faccio come dice lui.
Sento dei piedi che corrono, è papà lo riconosco dalle ciabatte, è nella stanza di Pietro, ha chiuso la porta a chiave. Mamma corre nel corridoio anche lei e bussando violentemente grida a mio padre di non farlo. Paolo è dentro con loro, vorrebbe aprire ma papà gli dice di tenere chiuso.
Adesso la mamma piange, continua ad implorare papà di aprire la porta. Sento un rumore secco, come di qualcosa che colpisce qualcos'altro. Passano i minuti e questo rumore non smette. Mi copro la testa con il cuscino ma il rumore ed il pensiero di quello che sta accadendo sono più forti della mia volontà. Apro la porta della mia camera, sento le note di "Sleepwalk" provenire dalla cucina, mentre mia sorella corre verso il bagno, la porta dei ragazzi si apre. Mio padre tutto sudato si sta rimettendo la cintura nei pantaloni, mia madre e mio fratello Paolo piangono, ed ecco Pietro.
È nudo, ha le mani e le gambe aperte legate al letto a castello di metallo blu, il suo corpo forma una x. La sua schiena ed il suo fondoschiena sono gonfi, rossi di sangue e segni, questi ultimi sembrano tante lunghe strade interrotte, lo ha preso a cinghiate. Il capo esanime è rivolto in avanti con il mento che poggia sul suo petto, i capelli biondi legati alla nuca in un codino sono tutti scompigliati. Mamma adesso lo chiama, Pietro non risponde. Paolo prende un lenzuolo e mia madre lo copre, è arrivato anche Edo che si è svegliato per il trambusto, con Paolo gli slegano i nodi dalle caviglie e dai polsi. Pietro è sul letto, e mia madre è per terra in ginocchio accanto a lui, mia sorella le ha portato uno straccio bagnato, e con questo mamma gli bagna il viso. La finestra è aperta, c'è il sole, e dentro la stanza i suoi raggi formano nuvole di polvere di cipria, sudore, lacrime e sangue.
Pietro adesso apre gli occhi, sono gonfi di pianto, eppure non l'ho sentito piangere, non l'ho sentito gridare o implorare. Mia madre si rivolge a mio padre che sembra paralizzato anche lui ai piedi del letto
- mi stavi ammazzando un figlio, adesso te ne vai, non voglio più vederti-
Lui gira su stesso, mi guarda, aprendo un po' di più gli occhi per la sorpresa, quasi stupito che io sia li, accenna un sorriso, i suoi occhi si riempiono di lacrime , non dice niente e va via.
Adesso sono davanti alla porta, Pietro mi vede, le braccia sono distese parallele al suo corpo, io tengo ancora stretto tra le dita il mio cuscino, lui solleva la mano, mi saluta e sorridendomi dice
- piccolina vai a prendermi un po' di acqua?-
Io annuisco e gli sorrido, mi sento risollevata, butto il cuscino e vado in cucina a prendergli l'acqua ma quando torno la porta è chiusa, e mia sorella mi dice di andare in camera nostra a dire una preghiera.Prego un Dio che non conosco perché faccia finire tutto questo, lo prego di perdonarmi Perché Pietro è stato colpito per colpa mia, lo prego perché faccia stare meglio mio fratello, lo prego affinché papà resti con noi, lo prego di non far piangere più la mamma, e come promessa gli do la mia vita, gli prometto che sarò più buona, che non sarò più disubbidiente, che mangerò le verdure e mi laverò i denti tutte le sere.
Il male all'orecchio è andato via.
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Lontano dal sole
General FictionOgni cosa che vivi corre il rischio di scappare via. È anche vero che a volte il ricordo porta dolore. Non puoi nasconderti, in ogni caso lui ti troverà, ma per quel dolore non vale la pena di stare lontano dal sole