Gennaio 1978 da un mese ho compiuto sette anni, frequento la seconda elementare, mi sento più grande perché finalmente dopo mesi e mesi mi sono spuntati gli incisivi superiori. Adesso ho due denti da grandi come tutti i miei compagni di classe.
In questa settimana mi ha fatto male un molare, sono stata dal dentista, lui voleva curarmi il dente cariato ma papà gli ha chiesto di toglierlo, dato che è un dente da latte, quindi domani che è sabato torneremo da lui.
Questa sera il dente mi fa male da impazzire, papà non vuole darmi nessuna pillola perché è un po' contrario ai medicinali, però poi mi guarda e dice
- senti tanto dolore?-
- si pa'-
- Mely quanto ti fa male da uno a dieci?-
gli rispondo
- almeno nove!-
Allora mi scioglie mezza aspirina nell'acqua e me la fa bere. Non ho cenato, ho bevuto solo un po' di latte caldo prima dell'aspirina altrimenti papà non me l'avrebbe fatta prendere. Non voglio piangere perché non voglio fare preoccupare mamma. Tutti hanno finito di cenare, voglio stare in braccio con lei e finalmente mi fa sedere sulle sue ginocchia.
Le apro la camicia e poggio la mia guancia che scotta sul suo petto proprio sotto al collo. È fresco e mi dà sollievo, mi piace stare in braccio a lei. Lei è molto tesa lo sento, non capisco se è perché le do fastidio o perché è preoccupata... Papà le dice che non è niente di grave e finisce che per la sera mi addormento tra le sue braccia.
È sabato mattina, mi sveglio nel lettone. Con papà e mamma andiamo dal dentista, questo mi strappa il dente, papà mi compra un gelato alla crema e me lo fa magiare per
forza perché il sangue non smette di uscire. A me a vedere quel gelato sporco di sangue mi viene da vomitare, ne mangio un po' e poi mamma lo butta. Il sangue ha smesso di uscire e andiamo al mercato a fare la spesa.Nel pomeriggio vedo Marco e gli racconto la mia avventura... Ma sembra una stupidata in confronto a quello che ha passato lui.
Seduti sulla panchina in giardino mi dice che lui è nato così, ed aveva anche un buco nella schiena, più precisamente dove abbiamo l'osso sacro, dice che questo buco è stato coperto con un po' di pelle del suo sedere. E per la sua malattia ha già fatto dieci interventi. In effetti le cicatrici delle gambe le avevo già viste in estate quando portava i tutori di metallo e i pantaloncini corti, alla mia domanda su cosa si era fatto aveva risposto che era stato investito da una macchina, ed aveva raccontato una storia stupenda dalla quale ero rimasta affascinata e alla quale avevo creduto.
Adesso però trovo stranissimo il fatto di questa nuova cicatrice e sono curiosa, vorrei vedere questo buco nella sua schiena ma non glielo chiedo, non mi sembra giusto.
Continuiamo a parlare e gli racconto di me
- quando sono nata stavo per morire, il latte di mia mamma non era buono, ed ho avuto una forte gastroenterite che mi ha fatto vomitare tantissimo, mi ha fatto dimagrire e soprattutto mi ha fatto fare la diarrea-
Lui non sembra colpito, così continuo e
- stavo morendo veramente Marco! mamma stava in ospedale di giorno, papà ci stava la notte, e quando mamma arrivava gli portava le cose per lavarsi ed i vestiti... Io dovevo morire, ma papà ha detto che ha mandato via il prete, e quando questo ha cominciato a lamentarsi, lui gli ha risposto che Dio non avrebbe preso un altra sua figlia... Così lui la notte mi faceva da guardia.
Pensa che la mia diarrea era talmente calda e acida che mi ha bruciato tutto il sedere, è anche per questo che sono finita in ospedale e ci sono rimasta due mesi interi.-
Lui adesso mi guarda strano ed io
- hai mai visto qualcuno con la pelle bruciata? Hai presente che ha tutte quelle onde?-
- si!- mi risponde lui un po' perplesso
Ed io - adesso ho una cicatrice ma non sul sedere, papà dice che siccome sto crescendo questa si sposta, adesso è sopra la coscia, dietro, appena sotto al sedere. Vuoi vederla?-
Lui sgrana gli occhi e mi risponde subito
- si certo!-
- però se io ti faccio vedere la mia bruciatura tu mi fai vedere il buco che hai nella schiena?-
Lui dice
- prima facciamo un patto di fratellanza, dovremmo farlo con il sangue, ma dato che non siamo stati bene né io né tu evitiamo.
Basterà uno sputo-
Ognuno di noi sputa nella propria mano e stringe quella dell'altro, e ad alta voce diciamo
-fino alla fine! Sempre fratelli, il tradimento non toccherà mai né i nostri cuori né le nostre labbra. -
Io ripeto le parole dopo che le ha dette lui, ma è una cosa fortissima.
Adesso Marco mi dice di seguirlo. A differenza dei nostri portici nei suoi c'è uno stenditoio, adesso viene usato per le biciclette, ognuno ha una chiave, e lui la sua la tiene sempre nel mazzo di chiavi di casa. Entriamo e ci chiudiamo dentro.
Adesso ho un po' vergogna ma non posso deluderlo.
Mi metto davanti a lui, tolgo il cappotto, tiro giù la calzamaglia di lana, e alzo da dietro la gonna. Poi mi chino in avanti dandogli le spalle, lui dice che non vede niente, allora mi abbasso un altro po' e gli dico di seguire la mia mano con la sua mano mentre con il braccio tengo sempre la gonna alzata.
Adesso la sente e la vede, tira indietro la mano e mi tiene la gonna alzata
- posso toccarla Mely?-
- lo hai già fatto, ma puoi toccarla ancora, non mi fai mica male, anzi potresti anche pizzicarla io non sentirei niente, non sento niente in tutta quella fascia di pelle-
-Mely è bellissima, sembra una ferita di guerra, magari ne avessi una così anche io...-
Sorridendo, quasi un po' fiera mi tiro su la calzamaglia e mi rimetto il cappotto, mentre lui mi riabbassa la gonna.
Adesso tocca a me ed ho un po' paura.
Lui si tira su il montgomery e reggendosi ai braccioli della sedia, si porta in avanti. Ha la tuta da ginnastica come sempre, mi dice di allontanare il pantalone dalla schiena. Lo faccio, e mentre la scosto mi rendo conto che dopo le mutandine, attaccato alla pelle c'è qualcos'altro e mi fermo. Lui subito
- non preoccuparti Mely puoi spostare anche quell'affare di plastica-
così lo faccio, e lo vedo. È come un tappo di sughero ma grosso quanto il mio pugno. Mi fa un po' impressione è richiudo immediatamente.
Lui mi dice
- ti piace?-
- Marco ti fa male?-
- no! Anche per me quella è una zona insensibile.-
Così mi spiega che lui non sente niente dall'ombelico fino ai piedi, ed è anche per questo che porta un pannolino che lo fascia tutto. Mi ha anche detto che alle volte mette un catetere per fare uscire la pipì, ma la cosa può durare ore ed ore ed allora alle volte la mattina non viene a scuola.
Io gli dico che certe notti faccio la pipì a letto senza accorgermene, ed è per questo che mia sorella e i miei genitori non vogliono che dorma con loro. E poi
- la tua cicatrice è più bella della mia,
Sembra più della mia una ferita di guerra, Marco sembra ti abbiamo sparato-
Lui mi sorride e mi spinge verso di lui in un abbraccio veloce e mi dice, che ho un odore buono, come di biscotto.
Adesso siamo fuori dallo stenditoio, abbiamo preso la sua palla che era dentro e giochiamo a pallavolo, lui nonostante sia piccolo di statura ha delle spalle grandi, e braccia lunghissime e fortissime, fa dei lanci stupendi, ed io tra me e me penso che potrebbe essere un bravissimo giocatore dì pallavolo. E ridendo con lui penso ancora che io e lui saremo amici per sempre.Questa sera prima di cena Ottavio è tornato a casa con il suo amico Giovanni. Hanno entrambi la divisa, Giovanni è più alto di Ottavio, è biondo con gli occhi azzurri ed a me è molto simpatico. Tutte le volte che viene a casa nostra, mi offre sempre una o due caramelle ma prima, chiede il permesso a mamma. Quando Ottavio e Giovanni arrivano a quest'ora mamma dice sempre ad entrambi di fermarsi a cena,
Giovanni tira fuori dalla tasca due caramelle, guarda mia mamma, ma questa sera lei gli risponde di no per via del dente che mi hanno appena tolto, dice che mangerò in brodo e basta. Giovanni mi guarda e le risponde
- signora Miriam io gliele lascio comunque due caramelle per Melina, gliele darà lei quando sarà guarita. -
Io gli sorrido e gli dico grazie.
Ottavio mi saluta chiedendomi come vado a scuola.. Prima di riuscire a rispondergli lui ha già detto
- a scuola vai a piedi!-
Ridono tutti, inizialmente anche io pur non avendo capito che è una battuta scherzosa. Poi mi chiede se gli porto uno dei miei quaderni, io credo voglia vedere i miei pensierini ed i miei disegni. Corro a prenderlo con gioia, tutta emozionata. Lui è in piedi, poggiato con una spalla allo stipite della porta della cucina, Giovanni è accanto a lui, io guardo mio fratello dal basso, gli sorrido e gli consegno il mio quaderno. Ottavio inizia a sfogliare le pagine che ho scritto, poi comincia a leggerle ad alta voce. Ci sono tutti tranne papà e Pietro. Mentre legge sottolinea tutti i miei errori, rimarcandoli a voce alta. Tutti ridono, e sorrido anche io, in effetti non so perché rido ma è divertente fino a lasciarmi senza fiato..
Lui continua a leggere, e ridono ancora tutti, adesso sono un po' confusa, non so se sta' scherzando o se sta parlando seriamente. Lui mi prende in giro perché la sua voce alle volte è dura e severa. Tutti continuano a ridere di me, anche mamma, anche io, solo che mentre rido, piango e cominciano ad uscirmi delle lacrime che mi bagnano il viso. Adesso non rido più, mi sento triste e il pianto e l'umiliazione vincono sulle risate. Gli dico
- adesso basta, per favore mi ridai il mio quaderno?-
Ma lui continua. Papà entra dalla porta di casa in quel momento, io adesso sono seduta per terra che piango con le mani davanti al viso. Papà saluta Giovanni e Ottavio, poi vede che piango, guarda mia madre e lei gli risponde - niente, Ottavio ci stava facendo ridere con il quaderno di Melina-
Lui le dice - che si mangia questa sera?-
Io mi alzo, prendo di corsa il quaderno e corro in camera sbattendo la porta.
Mamma entra in camera e mi dice che Ottavio stava scherzando, dice di non fare la stupida e di tornare in cucina che Giovanni è venuto anche per me.
Le rispondo che mi fa male il dente che non c'è più e voglio dormire.
Lei chiude la porta e torna in cucina. Poi arriva papà, mi tocca la fronte per vedere se ho la febbre e mi dice
- no ne hai febbre, ti fa ancora male?-
- si papà, sono un po' stanca, voglio solo dormire e sentirmi la radio-
Lui mi da un bacino sulla guancia e torna in cucina.
Mi addormento pensando a Marco, io e lui siamo diversi, ma infondo siamo anche uguali.
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Lontano dal sole
General FictionOgni cosa che vivi corre il rischio di scappare via. È anche vero che a volte il ricordo porta dolore. Non puoi nasconderti, in ogni caso lui ti troverà, ma per quel dolore non vale la pena di stare lontano dal sole