Ricordo 15 nove anni: come una casa come un amore grandissimo

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Dicembre 1979. Da più di tre mesi ho cominciato la quarta elementare. Ho compiuto nove anni senza torta di mele, a mio fratello Edo che è stato investito da un motorino non piaceva, e mamma ha fatto la torta di ricotta. Edo sta bene, ha solo un gomito ingessato,  per il resto è scemo e geloso esattamente come prima. La scuola è sempre la stessa, mi annoio a morte. Preferisco leggere i libri della libreria che abbiamo nel salotto di casa pur di non aprire quelli di scuola. Alle volte sbircio nell'enciclopedia, o guardo le immagini della seconda guerra mondiale su " sette anni di guerra" , e leggo gli articoli di giornale contenuti all'interno dei due volumi, con questi ultimi, per via delle foto che contengono mi capita di piangere. Altre volte invece prendo i libri di mia madre, ne ho finito uno su un certo Karl Marx. Veramente non l'ho letto tutto era troppo complicato, così ho saltato delle pagine, molte pagine. Papà di fronte a mamma mi ha chiesto cosa ne pensavo, il suo modo era quasi una sfida, sorrideva mentre lo diceva... Ad ogni modo ho risposto che era stato complicato capirlo, le parole erano troppo difficili come alcune delle frasi, che forse non ci avevo capito molto, ma ho aggiunto che mi era piaciuta l'idea che Mamma mi aveva spiegato, cioè che tutti gli uomini sulla terra devono essere uguali, ed avere gli stessi diritti e opportunità, penso sia un pensiero stupendo. Lui mi ha guardata e mi ha risposto che quei libri non devo leggerli, sono inutili e soprattutto sono scritti da gente pericolosa che mangia i bambini, mentre lo diceva lui stesso non ci credeva e gli veniva da ridere. Io l'ho guardato ed in faccia gli ho detto che era una bugia, nessuno mangia i bambini. A quel punto lui ha detto che in casa sua stava crescendo una traditrice comunista, come mia madre. Lei mi ha sorriso ed io ho ricambiato il sorriso. Poi lei ha aggiunto - tuo padre parla così perché è un po' fascista-
Questi libri a scuola non c'è li fanno studiare. Ci parlano di gente morta si, ci dicono cosa hanno fatto ma non spiegano veramente chi erano e cosa volevano. Dobbiamo imparare poesie come pappagalli ma non ci dicono che quelle poesie sono sentimenti. È per questo che preferisco leggere i miei libri. Comunque per fortuna esiste anche Topolino, altrimenti non ci sarebbe mai niente su cui divertirsi. Però i libri più belli, che preferisco anche a Topolino, sono quelli che legge mamma la sera nel suo letto, io continuo a mettermi accanto a lei sotto le coperte ed ascolto la sua voce fino a che il sonno non mi prende. La Bibbia non la tocca quasi più, però dentro ci tiene le foto di sua mamma, di suo papà e di mia sorellina. Adesso divora romanzi in continuazione. In queste ultime sere ne sta leggendo uno un po' strano, a me non piace molto, ma è bello perché sento la sua voce e sembra quasi che lei legga solo per me, si intitola "il deserto dei Tartari"; parla di un soldato che fa sempre le stesse cose in un posto chiamato fortezza che è circondata da un deserto. Nel sentire questa storia penso che è come la vita di papà che lavora in banca, e quando torna a casa dice che è stanco e stufo, o come la vita di mamma, che avrebbe voluto lavorare fuori di casa, o come la mia vita a scuola, a fare sempre le stesse cose noiose con la Ruffio. Così immagino cosa farò da grande... io non lavorerò mai in un ufficio, non farò mai la stessa cosa tutti i giorni. Non farò mai la casalinga. Quando ero più piccola volevo diventare una fata, oppure guidare il camion della nettezza urbana, papà in estate mi svegliava apposta per vederlo, sapeva che mi piaceva da impazzire e per questo mi chiamava prestissimo la mattina. Nel guardare come mangiava tutti quei sacchi, avevo l'impressione che ogni sporcizia potesse sparire; in un battere d'occhio dove prima c'era l'immondizia al suo posto c'era un marciapiede pulito. Adesso che sono più grande penso che vorrei fare la pittrice o il falegname, ma anche fare la veterinaria o l'archeologa sarebbero dei bei lavori. Con questo pensiero mi addormento. Papà arriva e mi dice di andare nel mio letto.

Mamma adesso sta' molto meglio, non prende più nessuna pillola, e sembra non essere più arrabbiata con me, anche se in certi momenti quando mi guarda , nei suoi occhi non la trovo, è come se sparisse e non mi vedesse veramente.

Quasi tutti i pomeriggi dopo la scuola vado da Marco, a mamma non importa, in realtà le dico che vado in oratorio, per lei la cosa importante è che io torni per le 17:30, papà non chiede ed in ogni caso penserebbe anche lui che sono in oratorio. Sono sempre grassa e forse anche di più. Per fortuna ho i miei amici veri ai quali non importa quanto peso, loro mi vogliono bene così. Prima mi prendevano in giro è vero, ma poi Marco gli ha detto di smetterla e loro non lo hanno più fatto.  A casa di Marco adesso vengono anche loro, più spesso Daniela e qualche volta anche Andrea, ma non possiamo stare tutti, solo due al giorno, io però ci sono sempre.
Quando sto da lui giochiamo a battaglia navale, e perdo regolarmente, invece se giochiamo a nomi, cose e città sono io a vincere. Quando lo vedo proprio giù, fingo di perdere, io non so quanto ci creda perché sono veramente brava, ma per lui vincere è più importante di quanto lo sia per me, ed a me basta vederlo contento.
Ieri mentre parlavamo mi ha detto che regali avrebbe ricevuto per Natale, moltissimi giochi in scatola come "il grande Mazzinga" e "Bis", e poi un canestro che suo padre gli attaccherà nella parete della stanza di fronte al suo letto. Marco mi ha confidato che se non fosse stato così piccolo e sulla sedia a rotelle, da grande avrebbe fatto il giocatore di Basket o il pilota di aerei. Così abbiamo approfondito l'argomento
- Sappiamo che non puoi fare né il pilota né il giocatore di basket, hai in mente qualcos'altro?
- non lo so Mely, io vorrei girare il mondo, vedere i mari, le foreste, mi piacerebbe fare l'esploratore, ma sai, io non sono sicuro che diventerò grande-
Ho capito benissimo cosa mi sta dicendo, storcio un po' la bocca e faccio finta di niente ma poi per tirarlo su gli rispondo
- nell'enciclopedia che ho a casa c'è scritto che il trapianto di rene si può fare benissimo, e si può vivere molto bene per sempre-
- lo so Mely, mio papà è compatibile ma non posso farlo perché il mio cuore non funzione più bene. È troppo tardi -
poi aggiunge
- i miei genitori pensano che io non sappia nulla, pensano che io non capisca, ma ho capito tutto già l'anno scorso.
Ti ricordi quando abbiamo litigato? Io non volevo mandarti via veramente ma non volevo farti soffrire .-
Mi fa male ogni sua parola, mi viene da piangere ma ricaccio indietro ogni lacrima, mi alzo dal suo letto, mi dirigo verso la libreria e dandogli le spalle gli dico
- era l'anno scorso e tu sei ancora qui-
poi mi volto verso di lui e aggiungo
- Papà dice che i medici non capiscono niente, e forse  loro non sanno  che se uno vuole vivere può vivere fino a cento anni. Mamma dice che una ciabatta rotta dura di più di una nuova-
Lui si mette a ridere e poi
- adesso sono una ciabatta per te? -
Io sto in silenzio per un attimo, e d'improvviso gli dico tutto quello che ho dentro
- no Marco tu per me non sei una ciabatta, tu sei... tu sei... come un amico, come mio fratello Pietro, come una casa, come un amore grandissimo-
Silenzio
- anche tu per me Melina, ma noi non ci sposeremo mai, io non andrò mai a lavorare e tu non starai a casa ad aspettarmi come fanno le nostre mamme, noi non saremo mai una famiglia-
Non so cosa rispondere, dentro me sento paura e rabbia da non poter respirare. Sono le cinque meno dieci, Marco accende la TV, e ci guardiamo Heidi.
Lo so che detesta questo cartone animato, lo guarda solo perché piace a me. Cerco di dimenticare tutte le parole che ci siamo detti e mentre guardiamo il cartone animato immagino che lui sia Peter, che corre con me in giardino.

Pietro tra pochi giorni tornerà dal militare, anche Ottavio sarà con noi, così per Natale ci saremo proprio tutti. Il giorno di Natale a casa nostra è sempre bello, non ci sono regali sotto l'albero come in altre case, però non importa perché siamo tutti insieme. Alle volte la mamma cuce dei vestiti nuovi per me e mia sorella, ma non quest'anno perché Pietro è stato al militare e abbiamo dovuto cavarcela solo con lo stipendio di papà. A tavola mangiamo tutte le cose buone che mamma prepara con l'aiuto mio e di Gi. Nel pomeriggio giochiamo a tombola e a carte, ed anche se si gioca con le cento lire vere e papà vince sempre, alla fine da indietro ad ognuno di noi tutto quello che abbiamo perso. Sempre nel pomeriggio a sorpresa vengono a trovarci zii e cugini. A me piace perché i grandi si mettono a tavola e mangiando noci, mandorle e semini, raccontano storie di quando erano piccoli.  Io alle volte preferisco stare con loro e sentire i loro racconti.

Mancano poche ore alla notte di Natale.
Oggi Pietro è tornato a casa per sempre, ed io sono felicissima. Lui é cambiato, e non solo per i capelli corti, adesso è da prima del mio ottavo compleanno che sta con la sua nuova fidanzata, ed io penso che a questa non piaccio più di tanto. Quando mio fratello mi ha vista mi ha abbracciata e ha detto che ero proprio cicciona, ma mentre mi stringeva diceva che ero la sua cicciottona preferita.
Io Gi ed Edo abbiamo preparato l'albero, è un po' sghembo ma fa la sua bella figura nel salotto di casa. Sotto l'albero quest'anno ci sono dei regali, non so chi li abbia messi, penso mamma e Gi, o forse Pietro ed allora credo proprio che ce ne sarà uno anche per me.
Noi non festeggiamo alla mezzanotte, e andiamo in chiesa raramente, papà ci viene solo per occasioni importanti, tipo comunioni, battesimi e funerali; mamma vorrebbe andarci ma senza papà non esce, lascia casa solo il sabato mattina per andare a fare la spesa. Così Pietro le dice di vestirsi, ed alla fine andiamo a sentire la messa tutti insieme, tranne papà s'intende e Ottavio che è rimasto a casa della sua ragazza a festeggiare.
Sentire quei canti mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, ed un pensiero nel cuore. Dentro me chiedo a Dio se può fare stare meglio il mio amico, se può aiutarlo con le sue gambe, il suo cuore ed i suoi reni. Gli dico che mi accontenterei anche se lui restasse sulla sedia per sempre ma in salute (forse anche Marco sarebbe d'accordo). Mamma dice che Dio ha scritto il nostro destino prima della nostra nascita, allora gli dico che se lui vuole, in cambio del mio desiderio può prendere un un po' della mia vita. Alla mia preghiera aggiungo anche un pensiero per la mamma, ed uno per papà che ultimamente ha una brutta tosse.
Torniamo a casa ed andiamo a dormire.

Mattina di Natale, ci siamo proprio tutti, sono arrivate anche le fidanzate dei miei fratelli, abbiamo apparecchiato la tavola in salotto, ci sono i bicchieri di cristallo, ed il servizio di piatti storico di porcellana bianco con piccoli fiori rosa e con il bordo di oro zecchino, due candelabri con candele rosse accese, e dei piccoli segnaposti fatti con la pasta di pane. Sembra la tavola di un principe. Il pane caldo nei cestini ha un profumo buonissimo, e siamo tutti vestiti eleganti. Io ho un vestito azzurro di mia sorella e le scarpe di vernice dell'anno scorso, mi vanno piccole ma resisto. Ottavio e Paolo hanno messo un disco di musica natalizia, e nell'aria di casa si respira odore di cannella e arance candite. Prima di pranzare papà dice che dobbiamo aprire i regali, così comincia lo scambio. Mamma ha ricevuto una sciarpa da papà, mia sorella una borsa, Edo ha ricevuto il traforo, questo mi piacerebbe proprio, ma forse qualche volta farà giocare anche me. Le fidanzate dei miei fratelli hanno ricevuto rispettivamente una un profumo, e l'altra un maglione di lana morbida e pelosa, Paolo una stecca di sigarette e... I regali sotto l'albero sono sempre di meno, io sono felice per tutti loro e sorrido mentre loro sorridono, Pietro e Ottavio aprono altri due regali, dei profumi anche loro, adesso sotto l'albero c'è un solo regalo, non è molto grande, per come è impacchettato sembra un libro, ed io penso che sia mio ma non lo prendo. Poi Gi si avvicina lo raccoglie e lo da a mamma. È un libro. Un libro per lei da parte di Gi e di Paolo.
Adesso so che per me non ci sono regali.
Papa mi dice di raccogliere tutte le carte e di metterle in un sacchetto. Io lo faccio, mi viene un po' da piangere ma lo faccio.
Passo tra tutti loro con il sacchetto, ed infilo le carte nella busta, alcune sono veramente belle e non sono nemmeno strappate, decido di tenerne qualcuna, decido che quello è il mio regalo.
È stato un Natale diverso, non ricevo quasi mai regali per questa ricorrenza, non li ricevo quasi mai per tutto l'anno, però questa volta credevo che sotto il nostro albero ci fosse qualcosa per me. Penso di essere stata cattiva, penso che forse è vero che sono il diavolo.
Io non ho potuto fare regali a nessuno, il lavoretto che abbiamo fatto a scuola l'ho portato a casa ma non è come un regalo vero. Forse è per questo, o forse il motivo è che loro come mamma non mi vedono più o forse sono troppo grassa.
Nel mio letto con la luce spenta posso finalmente piangere, e dico a Dio che non importa, la cosa importante è che lui esaudisca la mia preghiera per Marco, e mentre gli parlo gli dico che se vuole può prenderla anche tutta la mia vita.

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