Dicembre 1977. Mia mamma non è come le mamme dei miei amici, lei non mi tocca, non mi accarezza mai, non mi prende mai in braccio, non gioca mai con me. Prima che nascesse Paolo lei ha perso una bambina piccola, si chiamava Giusy, quando è morta aveva quindici mesi. Papà dice che da quando Giusy non c'è più, mamma è cambiata; ha paura delle malattie e dei dottori, è diventata triste, non esce più di casa se non accompagnata, e soprattutto si è lasciata andare non si ama più. Lei mi tocca solo quando sto male; mette la mano sulla mia fronte e parla direttamente con me. Se arriva il dottore a visitarmi lei non rimane nella stessa stanza, ci sono o papà o mia sorella, e se si tratta di accompagnarmi in ospedale lei non viene, solo papà mi accompagna.
Però , alle volte, nel pomeriggio guardiamo qualche vecchio film, a me annoiano un po' ma, su Totó, Stanlio e Olio e Sofia Loren andiamo d'accordo. Quando fa freddo qualche volta prepara il tè con i biscotti, io, mamma e Gi lo beviamo insieme, e sempre insieme passiamo qualche ora guardando un film.
Nel tardo pomeriggio qualche volta mamma va a farsi un bagno, quando finisce pulisce tutto e mette l'asciugamano bagnato sul termosifone caldo. Io alle volte entro in bagno, e senza farmi vedere da nessuno, prendo il suo asciugamano, lo porto al viso e accarezzo le mie guance, poi affondo la faccia dentro la spugna e respiro tutto il suo profumo. Forse non dovrei farlo, credo che se qualcuno mi vedesse penserebbe come al solito che sono pazza ma, quando accade, per qualche breve momento sento che lei è mia, ed io le appartengo.
Papà fa l'impiegato in un ufficio, è un cassiere in banca, dal lavoro arriva alle sei del pomeriggio ed alle sette ceniamo. Mentre mangiamo guardiamo happy days o jeeg robot d'acciaio, a tavola c'è sempre trambusto per qualcosa ma è divertente.Questa sera il male all'orecchio è tornato. Vado a letto dopo il carosello, mi metto nel lettone ed aspetto mamma. È già da tempo che ho perso gli incisivi superiori ma a quanto pare non vogliono spuntare quelli nuovi. L'ultimo Edo me lo ha fatto saltare. Ha attaccando il mio dente ad un filo di spago sottile, poi ha legato il filo alla maniglia del bagno, mi ha detto di stare ferma e di tenermi al lavandino, lui ha chiuso la porta ed il dente è venuto via. involontariamente mi succhio la lingua, non so perché, ma mi dà sollievo da dolore.
Adoro quando mamma mette la coperta verde di lana, con i suoi fiori neri e bianchi, sembra fatta per dormire. Continuo a succhiarmi la lingua, e con una mano mi accarezzo l'orecchio sano, mentre con l'altra faccio scivolare le mie dita su quei petali. In questo gesto ogni brutto momento della giornata sembra svanire, e assaporo l'istante in cui lei sarà qui con me, l'attesa è dolce come il premio.
Lei arriva e si mette il pigiama. Accende la luce della piccola abat jour sul suo comodino, entra nel letto, mi dà le spalle e a voce bassa comincia a leggere la Bibbia. Io accavallo la mia gamba sul suo fianco sinistro e mi attacco a lei, ma dopo un po' lei me la sposta perché le pesa. Allora mi avvicino ancora di più, fino ad infilare la testa sotto il suo braccio, mentre con la mano stringo forte un pezzo della sua camicia da notte. Lei adesso non è più girata di spalle ma supina, tiene il libro con una mano, è scomoda ma sa che da lì a poco io dormirò e potrà spostarmi.
Mi addormento così, mentre la sento parlare di gesta di eroi e di uomini inutili perduti dal tempo; la sua voce parla ed avverto il suo eco cullare il mio sonno, e cercando di sfuggire quel sonno improvviso, riapro i miei occhi serrando sempre più forte quel pezzo della sua camicia da notte. Lei è ancora qui!Mi fa male l'orecchio, lei adesso dorme. Ha gli occhi chiusi che si muovono e ogni tanto sento la sua gamba che scatta. Devo svegliarla ma non voglio farla preoccupare. Le picchietto la spalla dolcemente e
- mamma il male all'orecchio non è passato e forse mi viene un po' da vomitare-
Lei apre di scatto gli occhi, senza parlare mi mi tocca la fronte e si accorge che scotto. Si alza come un centometrista e Chiama mio padre in cucina che sta guardando la TV con i miei fratelli. Lui le dice di misurarmi la febbre. Adesso sono in braccio a papà, mi porta in bagno e anche questa volta gli vomito addosso. Lui non si arrabbia e mi aiuta a cambiarmi, mentre mia madre gli porta una maglia pulita. Andiamo in ospedale perché papà ha visto della roba gialla che esce dal mio orecchio.Adesso io e lui siamo in macchina, mi sento ancora male, stiamo tornando a casa, è la una di notte. In ospedale volevano tenermi dentro per la notte, hanno detto che soffro di otite da troppo tempo e volevano farmi dei controlli, papà non ha voluto, ha detto ai medici che la mamma mi avrebbe curato a casa, ed ora mi sta riportando indietro. Fuori fa freddo e la pioggia che cade piano assomiglia a piccoli spilli di ghiaccio. Siedo davanti con lui anche se a papà non piace perché è pericoloso. Il Lui si accende una sigaretta ed apre un po' il suo finestrino. Sento l'odore del fumo e mi torna la nausea ma non dico niente. In strada ad un semaforo c'è una signora, addosso ha pochi vestiti ed è senza cappotto. Chiedo a papà cosa ci faccia li
- niente, aspetta l'autobus- risponde lui
- papà avrà freddo, l'autobus non c'è e sta piovendo, perché non la facciamo salire con noi?-
Lui alza gli occhi al cielo e mi risponde
- hai l'otite infettiva, non possiamo farla salire, si potrebbe ammalare-
Io annuisco, sento che le sue parole sono vere. Metto la mia mano sulla sua che è sul cambio, chiudo gli occhi e mi lascio cullare dalla sua guida, dolce e lenta.
Arriviamo a casa, lascia la macchina in strada, non scende in garage. Io ho gli occhi chiusi ma sento tutto e faccio finta di dormire, forse mi prenderà in braccio. In Effetti lo fa. Adesso sono abbracciata a lui. Sento il profumo della nivea che ha messo sul viso dopo essersi fatto la barba la mattina, è mischiata a l'odore del fumo. Avverto la sua guancia che punge il mio collo, ed il suo respiro un po' affannato. Saliamo le scale ed io lo stringo di più. Vorrei arrivare a casa mai.
Adesso sono nel lettone in mezzo a loro due... Vomito ancora ma questa volta papà è preparato, e ad un mio cenno mi fa mettere seduta e sulle gambe mi mette una bacinella. Poi mi riporta in bagno e mi fa lavare i denti e la bocca.
Adesso sono attaccata a lui. Nel letto cerco di non muovermi più di tanto. Sono sveglia, sento le cose in modo diverso, è più strano del solito, loro dormono entrambi. In tutta la casa c'è silenzio e buio, ed io finalmente mi lascio andare, addormentandomi finalmente in compagnia del loro respiro.
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Lontano dal sole
General FictionOgni cosa che vivi corre il rischio di scappare via. È anche vero che a volte il ricordo porta dolore. Non puoi nasconderti, in ogni caso lui ti troverà, ma per quel dolore non vale la pena di stare lontano dal sole