Ricordo 13 otto anni: il buio della morte

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Giugno 1979. La scuola è finita, sono stata promossa in quarta elementare. Ho una verruca nel palmo della mano, papà a giorni mi porterà a farla bruciare.
C'è stata una grande festa per la mia comunione, mamma era stanca ma tutto è andato bene. Il vestito mi faceva impazzire ma ho resistito. Ho ricevuto un mucchio di regali dai miei cugini più grandi: dei pattini, un anello con un cuore rosso in corallo, una penna a sfera, due collane e soprattutto un paio di pattini a rotelle regolabili. Tranne i pattini, mamma ha messo tutto via, anche se mia sorella si è già appropriata degli anelli. Dice che li metterà lei fino a quando non potrò indossarli.
Mamma a casa tiene sotto controllo il diabete con le pillole e la dieta. È anche dimagrita un po' rispetto a prima ma continua ad essere fortemente in sovrappeso.
Sua mamma la settimana scorsa è morta, nonna Tina aveva la sua stessa malattia. Mamma sarebbe dovuta scendere a Catania per andare a salutarla ma è stata male durante il tragitto, cosi papà l'ha messa su di un altro treno che tornava a Milano ed al funerale della nonna è andato solo lui.
Io non so cos'è veramente la morte, non la capisco fino in fondo, nessuno me lo spiega. Ho solo capito che le persone che muoiono non le rivediamo più.
Mamma da quando è tornata, di notte non dorme, la mattina la passa sempre a letto, alle volte anche il pomeriggio, ed a pranzo non mangia più. Papa è tornato dopo due giorni, e per tutto quel periodo lei ha pianto, o è stata al telefono con i suoi fratelli che l' hanno rimproverata perché non era stata al funerale.
Ieri papà mi ha ripresa bruscamente mentre saltavo sul letto, mi ha detto che non capivo la situazione, che ero stupida.
Oggi un medico è venuto a visitare mamma, poi si è fermato in cucina a parlare con papà mentre lei finalmente dormiva dopo aver preso una medicina. Ho sentito dire dal dottore che lei è fragile, che è convinta di avere una malattia più grave e pensa che morirà anche lei. Così le ha prescritto delle medicine, ma papà mi ha detto che non morirà, ed ha sostituito le pillole del flacone con delle caramelle piccole bianche. Dice che la mamma non lo deve sapere, che la sua malattia è solo nella sua testa. Io non so di preciso cosa voglia dire, ed a quanto pare questa malattia non ha un nome, però chi c'è l'ha è sempre triste, preoccupato e nervoso.
Ottavio è tornato in licenza straordinaria, è stato un po' nel letto con lei a parlare. Poi è andato da papà e hanno ricominciato a litigare, così adesso lui se ne è andato di nuovo a dormire dalla sua ragazza. Papà non lo picchia più, Ottavio adesso ha una pistola, la tiene in una fodera bianca e quando arriva a casa la smonta. Io una volta l'ho vista, sembra uguale a quella che aveva papà quando faceva il portavalori. Anche quella pistola è in pezzi, pa' ogni tanto la pulisce e gli mette l'olio, però a me fa paura e quando la rimonta, scappo sempre in camera.

Ieri notte è morto un nostro vicino di casa, è già il terzo in due anni. Lui lavorava come operaio in una fabbrica per l'acciaio che è vicino a casa nostra, e come gli altri due nostri vicini che lavoravano nello stesso posto ha preso il cancro ai polmoni.
Papà non è potuto salire a fare le condoglianze alla famiglia, così ha detto a Paolo e a Gi di andarci e di portare anche me.
Io non ho mai visto una persona morta. Ma lui ha detto che solo così avrei capito cos'è la morte. Io avrei preferito farmelo spiegare.
Paolo è tutto eccitato all'idea di salire, mia sorella è timida, ha vergogna di tutto e tutti e non vorrebbe andare, io invece, non so come sentirmi ma forse ho un po' paura anche solo per il fatto che Paolo è emozionato.
Bussiamo alla porta senza usare il campanello, stiamo un po' fuori ad aspettare perché la mamma ha detto che non dobbiamo fare rumore. Dopo un po', finalmente, la signora Saluzzo ci apre la porta, entriamo e mia sorella le dice delle cose mentre con tutte le mie forze le stringo la mano. La casa è buia, fuori c'è il sole ma le loro tapparelle sono tutte abbassate come in camera di mamma. C'è un odore misto a fiori e medicinale, ci sono due uomini con una divisa nel corridoio che passano davanti a noi e vanno via. La figlia più piccola della signora Saluzzo che ha l'età di Gi appena ci vede, scappa in camera sua. La signora ci accompagna in camera da letto. Il Signor Saluzzo è sdraiato sopra le coperte con le mani giunte, in mezzo a queste un rosario. C'è poca luce nella stanza, la finestra è aperta, e ci sono dei ventilatori. Qui la puzza è più forte, è come se i fiori fossero marciti. Il fatto è che non ci sono fiori nella stanza eppure io sento ugualmente questo odore. Mi nascondo dietro a Gì tenendole sempre la mano. Hanno bussato alla porta e la signora va ad aprire lasciandoci soli. Paolo tocca il petto del morto e dice che è duro come la roccia. In effetti non si muove, Gi ha ragione quando dice che se muori non respiri più . Il signor Saluzzo è sempre sdraiato, è magrissimo, non ha più i capelli e sulla sua testa si vedono le ossa, quest'ultima sembra abbia un peso enorme perché mi da l'impressione che stia affondando lentamente nel cuscino. Il suo viso è grigio, gli occhi sono semi aperti e cerchiati di nero. Mi ricorda un film che abbiamo visto con papà, dove c'era quest'uomo di spalle, che di notte con cappello e impermeabile passeggiava sotto ad un lampione. Ad un tratto si fermava, si girava, ed il suo viso era bianco con gli occhi cerchiati di nero, allora io cacciavo un urlo per lo spavento.  Papà quella volta mi aveva preso in braccio, e mi aveva stretto a se per tutto il resto del film. Io sentivo solo il profumo della nivea e delle sigarette e mi sentivo al sicuro.
Adesso mi sento strana, sono nervosa, vorrei solo tornare a casa o andare a giocare ai giardinetti. Qui in questo posto mi sento soffocare, é come se qualcuno con un materasso pesante schiacciasse me contro il pavimento insieme a tutto quello che ho intorno.

Finalmente a casa. Incrociamo papà mentre esce di casa e dice di lavarci le mani.
Corro in camera da mamma per vedere come sta.  Appena entro sento odore di sapone da bucato e di lenzuola pulite. Sento il suo respiro, le sue gambe ogni tanto scattano ed io so che lei non è morta. Le do un bacino sulla fronte. Ad un tratto si sveglia, ed io ne sono felice, vado ad alzare la tapparella ma lei dice che c'è troppo sole e me la fa abbassare nuovamente.
Sono le cinque del pomeriggio ma è domenica, c'è luce, e posso andare a giocare.
Marco è potuto scendere solo per mezz'ora, in compagnia di suo papà che adesso sta parlando con mio padre. Mi aspetta seduto accanto alla panchina, c'è anche Daniela. Mi chiedono dove sia stata e così gli racconto del signor Saluzzo.
Marco dice che lo conosceva perché anche suo padre lavora all'acciaieria.  Lui sull'argomento morte sembra più ferrato di me, e mi dice che non tutte le persone che muoiono sono così. Dice che i morti non sentono niente, allora mi chiude le narici con la sue dita, e mi invita a non respirare, a chiudere gli occhi e a tapparmi le orecchie. Dice che i morti sono così. Si addormentano per sempre. Ma mentre lo faccio io sento il cuore nel mio petto che batte forte come un tamburo. Poi mi spiega, che quegli uomini con la divisa che stavano andando via quando siamo arrivati, erano dei becchini, che preparano il morto e gli fanno le siringhe, forse gli tolgono anche il sangue, ed io penso all'antico Egitto ed in quel momento credo che lo abbiano imbalsamato. Dice che le persone quando muoiono non le vediamo più ma, sua mamma gli ha spiegato che se stiamo attenti possiamo avvertirli e possiamo parlarci perché loro ci sentono. Poi si rabbuia e aggiunge che quando lui morirà sarà bellissimo, il suo letto sarà pieno di fiori, e io e Daniela non dovremo piangere. Sorrido e gli rispondo che lui è troppo piccolo non può morire. Marco storce la bocca come a voler abbozzare un mezzo sorriso ma non lo fa ed aggiunge
- mamma dice che quando Gesù ti chiama devi andare-

È notte, non riesco a dormire, fa caldo, ripenso all giornata trascorsa e vorrei che questa domenica non fosse mai entrata nella mia vita. Abbraccio il mio cuscino mentre le parole di Marco mi risuonano dentro come un campanello. Adesso ho paura per mamma e anche per lui.  Sento ancora quell'odore, mi fa venire la nausea, accendo la radio, ed a volume basso ascolto una commedia su rai uno. Mi accarezzo l'orecchio, il buio questa sera mi fa più paura del solito, non voglio dormire proprio come la mamma, forse anche lei ha paura come me, forse non dorme perché ha paura della morte anche lei. Forse anche mamma crede che se ti addormenti potresti farlo per sempre, ma allora non capisco perché continua a restare al buio.

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