Ci siamo tutti tranne Pietro. Noi fratelli insieme non capitava dalla morte di nostro padre avvenuta cinque anni prima. Qualcuno è venuto con la moglie, io e mia sorella siamo con la famiglia al completo. A casa di Gi beviamo un caffè, posiamo le valige e lei, prima che tutti noi si vada da mamma, mi chiede di lasciare Sara lì in compagnia di sua figlia Manuela di diciassette anni. Io preferisco portarmela, Sara non conosce granché mia nipote, ed anche se lei è socievole, non vorrei che ad un certo punto mi cercasse senza trovarmi e si sentisse a disagio. E poi sembra stia per spuntare il sole, quindi potrò entrare da mia madre e lasciare mia figlia fuori con Lucio.
Qualcuno sale in macchina con noi, qualcuno in quella di Paolo.Il viaggio fino all'ospedale passa tra una chiacchiera e qualche viso sconvolto dalla stanchezza, Paolo sembra non abbia dormito, anche Ottavio che adesso è nell'altra macchina ha il viso stanco. Contrariamente a ciò che mostro nel quotidiano sono taciturna. Arrivati in ospedale tutti lo notano, e in un modo o nell'altro ognuno di loro mi osserva, non solo lo sento ma me ne rendo conto, avvertendo il loro sguardo su di me e su mia figlia. Io per loro sono la più fragile, la più emotiva, la più strana e lo ammetto, anche un po' pazza. Ora che lei non c'è più si aspettano da me qualche reazione strana. Forse pensano che potrei tentare il suicidio un' altra volta. Mi fanno i complimenti per i chili che ho perso, ed io li sento fuori luogo fino a sentirmi profondamente in imbarazzo. Con Lucio fino a quel momento scambiano solo qualche parola di circostanza, ai miei fratelli mio marito non piace molto, è troppo fine, calmo ed elegante; troppo tenero con Sara e con me, sembra proprio che il suo atteggiamento li metta a disagio. Loro avrebbero voluto che dopo la separazione io restassi sola con mia figlia, sarebbe stato più onorevole. Invece pur non avendone l'intenzione ho incontrato Lucio. In un certo qual modo è come se avessi disonorato la famiglia.
Arrivati in obitorio Edo ed Ottavio entrano, io rimango fuori per un attimo. Dico a Lucio di rimanere con Sara ad aspettare insieme a Gi e Paolo, e lo invito a distrarla portandola a vedere i fiori nel giardino adiacente. Mentre lo dico la voce mi trema, ed anche le mie mani tremano, lui mi sorride, mi dà un bacino veloce sulle labbra e poi
- andrà tutto bene amore mio, io resto qua fuori ad aspettarti-
Lo guardo e credo che la paura mi si legga negli occhi, gli sorrido, annuisco e ricambiando il bacio vado avanti.Entro nell'obitorio dell'ospedale, apro piano la porta sulla destra da dove ho visto uscire Edo con gli occhi pieni di lacrime. Mentre entro Ottavio sta per uscire anche lui ma appena mi vede si ferma, ed io intravedo mamma da dietro le sue spalle. Ha un vestito di seta blu mare, mio fratello si sposta e resta nella stanza con me. Non so il perché ma nel guardarla, non mi sembra più piccola come mi era sembrato papà nella bara, ma anzi, come quando ero bambina lei mi sembra più grande, o forse sono io che di fronte a lei mi sento più piccola. Il suo viso è sereno anche, se ciò che ha patito prima di morire ha lasciato il segno. Le mani giunte hanno un rosario intrecciato, ma non è lo stesso che portava al collo da dopo la morte di Pietro. Mi avvicino delicatamente, non voglio svegliarla, sto in silenzio per sentire il suo respiro e vedere se le sue gambe scattano nel sonno. Ma lei non sta dormendo, lei non respira più non si muove più, la morte se l'è portata via.
Adesso sono in piedi al suo fianco, il dolore mi prende all'improvviso così forte che tocco la sua fronte con la mia e piangendo in silenzio, le chiedo a voce bassa
- mamma perché?-
- perché?-
Non so nemmeno io il significato di quelle parole ma sono le uniche che mi esplodono da dentro e, non riesco a fermarle come le mie lacrime che le bagnano il viso.
Resto così qualche secondo e dopo un attimo Ottavio mi prende da dietro, mi vuole portare via, mi dice qualcosa ma non lo sento, cerca di allontanarmi e gli rispondo
- lasciami sola con lei per qualche secondo, sto bene, vai pure, adesso ti raggiungo-
Lui annuisce e va via.
Rimango con mamma per un po', non le dico più niente. Le guardo ancora il viso e la sua pelle è liscia e vellutata come sempre, non sembra avere settantuno anni. Metto la mia mano sulla sua, voglio riscaldargliela come faceva lei quando ero bambina e fuori nevicava. Giocavo a palle di neve, per guanti dei calzini di lana bucati, quando arrivavo a casa, lei prendeva le mie mani nelle sue e le riscaldava con il suo respiro. Quel tepore era come il paradiso.
Vorrei fare la stessa cosa. Vorrei essere così magica da ridarle vita, ma sono solo sua figlia e so che quello che ho perduto non potrà essere più recuperato. L'ho cercata da quando ne ho memoria e adesso lei è andata via per sempre.
Tocco i suoi capelli lisci e neri, le do un ultimo bacio sulla fronte e mentre lo faccio annuso per l'ultima volta il suo odore. In altri momenti avrei potuto riconoscerla ad occhi chiusi. Adesso è diverso, non sembra nemmeno lei. Il buio si è preso anche questo. Vorrei comunque sdraiarmi accanto a mamma, vorrei un suo piccolo pezzo da portare con me, da stringere a me per la vita... Io vorrei tante di quelle cose ma non posso più.
Lucio entra, stiamo un altro paio di minuti, mi asciugo il viso, lui mi passa una bottiglietta d'acqua e dopo averne bevuto un goccio gli dico
- aspettiamo un pochino qua fuori prima di andare da Sara, non voglio che mi veda così, poco dopo usciamo.
Sara è rimasta con mia sorella. Adesso è nel giardino accanto alla stanza dove è mamma. Lei sta mostrando a Gi la sua rivista con gli animali, i miei fratelli attorno a lei nel sentirla parlare continuano a sorridere. Edo mi guarda e dice
- ha una proprietà di linguaggio stupenda, è intelligente, e soprattutto è una bambina molto dolce.-
Sorridendo gli rispondo
- è vero Edo, è proprio così, ed è anche bella-
Nel dire quelle parole guardo Sara e non posso fare a meno di notare il sorriso di mia mamma in lei. Le strizzo l'occhio. Si è accorta che sono lì, mi si avvicina e mi abbraccia nascondendo il viso nel mio fianco. Mi chiede di prenderla in braccio e lo faccio, mi stringe forte e mi domanda
- hai salutato la tua mamma?-
- si amore l'ho fatto-
- mammina io non posso salutarla?-
- no piccola, però puoi mandarle un bacio in cielo perché lei è già li con il nonno Gaetano e soprattutto con lo zio Pietro.-
Sara sa abbastanza di mio fratello e di mio padre, ma non le ho raccontato nulla riguardo a mia sorella che è morta prima che io nascessi. Così Paolo aggiunge
- e insieme ai suoi figli-
Lo dice come a rimproverarmi una dimenticanza. Lo guardo senza dare seguito alle sue parole.
Adesso Sara mi osserva perplessa, ma non ho alcuna intenzione di rispondere a quella domanda non espressa. Quando crescerà, quando capirà cos'è la morte, le dirò anche di mia sorella morta a soli quindici mesi. Io adesso non voglio che lei possa pensare che la morte prende anche i bambini, non voglio che capisca.
Sara aggiunge
- e insieme anche al nonno Mario-
- certo, sicuramente adesso ci staranno guardando-
le risponde Lucio rubandomela dalle braccia e mettendosela sulle spalle a cavalluccio.Paolo ha prenotato in un ristorante. Pranziamo tutti insieme e poi andiamo a casa di Gi a prendere le valige per portarle in albergo. Sara mi chiede se può rimanere a casa della zia con Manuela, Gaetano e Francesca ( gli altri due figli di mia sorella rispettivamente di tredici e tre anni). Le rispondo di sì ed io e Lucio usciamo.
Arrivati in albergo, noto che il posto è bellissimo, c'è anche una piscina immersa in un giardino pieno di fiori, siamo a novembre ma ci sono 23 gradi, e in quel momento penso che per assurdo mi farei volentieri una nuotata. Saliamo in camera, ci troviamo al quarto piano, disfo le valige mentre Lucio si fa una doccia. Mi spoglio davanti alla finestra, Il cielo è diventato limpido, ha ancora il blu dei pennarelli carioca, davanti a me non ci sono palazzi ma solo una collina verde scuro, il sole sta per tramontare, c'è gia una stella. Scorgo le nuvole ormai lontane che questa mattina in aeroporto ci hanno accolto come stranieri e per un attimo la rivedo, rivedo mamma nella vecchia casa di Milano, è alla finestra del salottino che mi saluta con la mano mentre vado a scuola, vedo il suo sorriso, sento la mia spensieratezza e la certezza che quando tornerò lei sarà lì ad attendermi. Ora il senso di colpa mi blocca il respiro, lacrime per troppo tempo in attesa inondano le mie guance, tutto si confonde e lo smarrimento mi pervade.
Continuo a svestirmi, mi tolgo la camicia e Lucio esce dal bagno, lo osservo attraverso il riflesso sul vetro; è a petto nudo con i capelli ancora bagnati, solo un telo di spugna a cingergli la vita e mentre si avvicina, sento il suo odore, è inebriante, dolce e forte nello stesso momento, avverto il mio ventre tremare, ed un immenso desiderio di stringermi a lui e perdermi. Non mi giro, non voglio che lui percepisca ciò che sento, me ne vergogno perché forse, questo mio desiderio oltre che inaspettato è fuori luogo ma, non ho bisogno di chiedergli niente perché sa già ogni cosa, avvolge il mio corpo al suo con un abbraccio, il suo petto dietro le mie spalle mi fa sentire a casa, e baciandomi prima la testa e poi il collo mi prende dolcemente, mi fa voltare verso di lui, asciuga il mio viso con una carezza e mi porta sul letto. Nessun rumore, nessuna parola... Facciamo l'amore mentre il sole scompare, ed in quei momenti tutto svanisce, non sono più la bambina, lui mi vede e sceglie me nel silenzio del mio dolore. Lacrime furtive escono ancora dai miei occhi mentre lui dentro me si muove come il mare, ed io divento sabbia sulla riva dove l'onda che l'accarezza cancella ogni segno prima di lei. Da dentro me un fuoco divampa all'improvviso verso l'esterno e la sua forza mi porta in alto, per un secondo mi sembra di volare sopra tutto e tutti. Arrivo da Lucio in silenzio, senza fare rumore e il suo sorriso mi accoglie come fossi il regalo inaspettato. Adesso sorrido anche io, e quando è lui ad esplodere dentro me avverto un senso di pace che abbatte ogni muro di pianto, inadeguatezza e dolore.
Lui prende un fazzoletto, asciuga il mio viso dalle lacrime, si sdraia nuovamente e mi accompagna a se. La sua voce, quasi come un sussurro mi dice
- sono qui! E non andrò mai via.
Sarò qui fino a quando mi vorrai.
Niente e nessuno mi porterà via da te, non lo permetterò -
"Un attimo ancora" mi dico, "un attimo ancora con la testa sul suo petto, con le mie dita che giocano sulla sua pelle", ed il battito del suo cuore mi culla fino a che il sonno mi rapisce.Passano dieci minuti e Lucio mi sveglia,
vado a farmi una doccia mentre lui apre le finestre e sistema il letto. Sara dormirà in un divano letto in camera con noi, non voglio che avverta nulla di ciò che è stato, esco dal bagno e chiamo la reception per un cambio delle lenzuola matrimoniali, rifaccio il letto nostro è poi sistemo il divanetto di Sara, infine su questo poso il suo pigiama, uno dei suoi peluche preferiti ed accanto, il libro delle favole che leggiamo ogni sera.
Usciamo.Da mia sorella c'è gente, parenti che non vedo da tempo, gente che mi dice che sentiva mia madre ogni sera, mia sorella che ci parla del calvario che ha dovuto subire prima che nostra madre morisse, i soldi che ha dovuto spendere. Ceniamo tutti insieme, io non riesco a mandare giù nulla. I bambini sono in un'altra stanza, li sento chiacchierare animatamente, a me viene da vomitare e corro da Sara che adesso sento piangere.
- mamma non trovo il mio Pimpi -
- Sara il tuo Pimpi è nella mia borsa, ti eri dimenticata di averlo dato a me?
- si mammina, forse sono stanca, andiamo a casa?-
- andiamo in albergo che ne dici? -
Mi dice sì mentre con una mano si asciuga le lacrime, ed io aggiungo
- ti va di dormire nel lettone con me e papà questa notte? Abbracciati stretti, stretti come tre patelle?-
Lei scoppia a ridere e dice
- si! Ma solo per questa notte ahahaha! -
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Lontano dal sole
General FictionOgni cosa che vivi corre il rischio di scappare via. È anche vero che a volte il ricordo porta dolore. Non puoi nasconderti, in ogni caso lui ti troverà, ma per quel dolore non vale la pena di stare lontano dal sole