Giorni odierni ricordo 4 trentasei anni: Natale è ancora Natale

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Lucio è andato all'autonoleggio nel frattempo io e Sara aspettiamo le valigie, a quanto pare le nostre non si trovano. Chiedo informazioni e mi rispondono che se non ci sono è probabile che arrivino con il volo successivo. Mio marito torna dicendomi che ha posteggiato la macchina in doppia fila, gli spiego cosa accade ed intanto chiamo mia sorella.
Sono all'ufficio oggetti smarriti, sto compilando la denuncia. Sara è visibilmente annoiata ma resiste senza fare un capriccio. L'uomo che raccoglie il modulo non sembra particolarmente preoccupato, se fosse una vacanza, o un giorno come un altro probabilmente avrei anche io la stessa flemma. Ma devo andare in obitorio...  Finisco di scrivere ed inserisco anche l'indirizzo dell'albergo.
Mentre stiamo per salire in macchina mi squilla il telefono. La voce di una donna mi avvisa che forse hanno trovato le nostre valige nei voli internazionali. Non chiedo chiarimenti, torno indietro, prendo le valige e finalmente partiamo.
Sara è stanca, ha bisogno di coccole, e continua a guardarmi in modo strano, come se cercasse risposta ad una domanda che non riesce a formulare. Anche  se non si potrebbe la faccio sedere sulle mie ginocchia, le accarezzo la testa e le racconto una storia inventata. A lei piacciono le mie storie, e pure a Lucio piacciono, anche se non lo da a vedere perché sono storie da bambini.
Adesso Sara dorme, chiedo a Lucio di fermare la macchina e mi sposto dietro con mia figlia che è ancora tra le mie braccia. Dal finestrino la giornata è grigia, c'è un forte vento, rivedere Catania non mi entusiasma, questa terra mi ha portato solo dolore e penso che dopo la scomparsa di mamma non ci tornerò più. Guardo Lucio, non ha nemmeno una piega sulla sua giacca, al mio sguardo il suo viso pare rassicurarmi, dopo cinque anni ne sono innamorata come il primo giorno. Ripenso al nostro incontro, a quel primo mese insieme ed inevitabilmente il mio pensiero corre a mio padre.

Dicembre 2002 io e Lucio ci siamo conosciuti da qualche giorno, galeotta è stata la festa che la mia migliore amica Tiana ha organizzato per suo marito alla Maison de España. In realtà Lucio era solo uno dei tanti clienti, arrivato lì per caso invitato per una cena di lavoro. Ci siamo scambiati solo qualche parola, e devo dire che non mi aveva colpito più di tanto, ma si è fatto dare il numero del mio cellulare da Tiana, e dal giorno dopo cominciamo a sentirci e poi a vederci.
In pochi giorni capisco che è la persona giusta.
Ho l'impressione di conoscerlo da sempre e soprattutto di sentirmi a casa proprio come da bambina con Marco.
È il primo appuntamento, dovremmo andare in un ristorante giapponese, ma devo rimandare perché nel pomeriggio mi chiamano dal nido di Sara, la sua maestra dice che ha vomitato ed ha la febbre. Chiamo la baby sitter e disdico la serata, nel frattempo porto Sara a casa. Sono preoccupata, in tredici mesi di vita non è mai stata così male. Vorrei parlare anche con il pediatra ma non risponde al telefono, a quel punto decido di chiamare l'ambulanza.
Veniamo dimesse dopo un ora con il referto che parla di influenza intestinale. Torniamo a casa sempre con l'ambulanza, adesso vorrei rilassarmi ma ancora non posso. Le faccio indossare il pigiama e la metto nel suo lettino. Non sono tranquilla e continuo a fare avanti e indietro dalla camera da letto alla cucina per misurarle la temperatura... Mentre corro come una provetta podista, penso che questa paura nasca anche dal fatto che siamo sole, lo siamo sempre state sin da quando ero ancora a casa con il mio ex marito e dopo quattro anni di matrimonio ho scoperto di aspettarla. Avevo già chiesto la separazione il mese prima, ma vivevamo ancora insieme anche se in stanze separate perché attendavamo di vendere la casa. Giorgio mi aveva tradita e per me non poteva più esserci un ripiego. Sara è arrivata all'improvviso, in un momento inaspettato. Ho pensato che quegli anni con lui, in quell'attimo si erano palesati in un senso compiuto. Molti parenti del mio ex ritenevano che la mia gravidanza fosse inopportuna, quindi mi avevano consigliato di buttarla via, di andare ad abortire, ma io avevo preferito buttare via lui (il marito infedele). Ho amato Sara dal primo test di gravidanza e forse anche prima.
Lucio sa tutto, nelle nostre lunghe chiacchierate al telefono gli ho raccontato che dopo aver venduto la casa mi sono trasferita da Monza a Milano, incinta di quattro mesi. Ho affrontato un trasloco con il distacco placentare, tutta la gravidanza e la nascita di Sara, da sola, fino a quel momento. Avevo dovuto anche manifestare di fronte al comune quando Sara aveva compiuto dieci mesi, questo per avere un posto al nido, in quanto il mio reddito dell'anno prima era sommato a quello del mio ex marito e, per il comune, mia figlia era fuori lista. Non sapendo che ero sola, che nessuno avrebbe pagato l'affitto per me. Mi ritrovavo con la conservazione del posto di lavoro ma non percepivo più lo stipendio, ero in aspettativa.
Per Lucio ero diventata la sua eroina. Io in realtà mi sentivo solo un po' sfigata.

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