Giorni odierni ricordo 1 trentasei anni: profumo di gelsomini

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Ho trentasei anni. Sono mamma di Sara, cinque anni e mezzo, avuta da un primo matrimonio. Sono sposata in seconde nozze con Lucio, un uomo meraviglioso di quarantadue anni, che ha accolto me e mia figlia come se ci avesse sempre aspettate. Siamo sposati da undici mesi ma ci siamo frequentati per tre anni prima di arrivare al Si. Abitiamo a Milano da poco tempo, in un condominio di quattro famiglie, una piccola oasi di verde che ci permette di stare lontani dal traffico della grande città.

Un pomeriggio di novembre del 2007. Sono appena uscita dall'ufficio e mi dirigo verso la scuola di Sara che da qualche mese sta frequentando la prima elementare. Mi hanno finalmente accordato il part-time, ed esco giusto in tempo per prendere mia figlia che finisce di pranzare. Il telefonino squilla, è mia sorella che probabilmente vuole aggiornarmi sulle condizioni di mia madre. So che è grave, so che devo rispondere ma, se non arrivo puntuale a scuola la suora si lamenterà come al solito, ed io oggi non ho proprio voglia di starla a sentire. In realtà ho paura di rispondere, ho paura di sentire cosa mi dirà, dentro me penso di avere una valida scusa, così lo lascio suonare, la richiamerò tra una decina di minuti.
Arrivo trafelata con il fiato corto, ho trovato posto in seconda fila per giunta distante dalla scuola. Guardo dal vetro prima di entrare, Sara è nell'atrio che mi aspetta seduta su di una panca, nel suo cappottino blu aperto a mostrare il grembiule azzurro, col cappellino in mano e la cartella ai suoi piedi; sta cantando una canzoncina a voce bassa, o sta parlando con il suo amico immaginario, non saprei, i suoi capelli biondi e corti, i suoi occhi verdi incorniciati da una montatura rossa con lenti forse troppo grandi e tonde fanno sembrare il suo viso ancora più piccolo. Seduta sulla panca, mentre canta e parla, fa dondolare le gambe e mi accorgo che ha la calzamaglia bucata. Entro, lei mi vede, e mentre mi corre incontro le sorrido
- hai avuto un incidente con le ginocchia?-
Lei mi guarda, sorride e dice
- no mami c'era un buchino, ed io con il dito l'ho allargato, volevo vedere quanto diventava grande-
Esplodo in una risata forse un po' esagerata (il pensiero corre a mia madre ed ho voglia di piangere, mi sento in colpa per non aver risposto a Gi), con una mano le accarezzo la testa e la spingo dolcemente verso me, lei mi abbraccia e mi annusa, ed avverto il suo sollievo nello stringermi dopo una mattinata forse un po' noiosa; le sfioro il viso con un bacio e poi le rispondo
- è un esperimento fantastico, devo provare con i miei collant-
In macchina Sara è loquace, non faccio in tempo a chiederle della sua giornata che lei mi ha già raccontato tutto e mi domanda della mia.

Mentre guido verso casa penso che devo richiamare mia sorella, ed il mio pensiero corre ancora a mia madre. Da una parte vorrei andare da lei, dall'altra penso a mia figlia che sta frequentando la prima, la casa che abitiamo solo da un mese che ancora stiamo finendo di sistemare, il lavoro che mi va sempre più stretto... Forse sono solo scuse, e tra pianti nascosti e paure ancestrali, questi giorni stanno passando come se io stessi in bilico tra un passato ormai dimenticato ed un futuro finalmente da costruire.
Con Mamma ci siamo viste a giugno, aveva avuto un peggioramento, il mese prima avevamo perso Mario il padre di mio marito, dovevamo traslocare ma abbiamo rimandato. Lei alla fine era stata operata per dei problemi circolatori, e dopo l'intervento sembrava si fosse rimessa abbastanza bene.
Mentre i pensieri si accavallano l'uno all'altro mia sorella mi chiama da Catania, accosto e mi fermo. Lei mi aggiorna sulle condizioni di nostra madre. Dice che si è aggravata ulteriormente, e continua ad entrare e uscire dal coma diabetico, in aggiunta a tutto questo l'edema polmonare è peggiorato notevolmente rispetto al giorno prima. Insiste perché io scenda a darle l'ultimo saluto, io continuo a tergiversare e soprattutto dentro me insisto nel rifiutare l'idea che mamma stia morendo ma, rispondo a Gi che faremmo i biglietti dell'aereo immediatamente.

Io e Sara siamo finalmente arrivate, le dico di andare a fare un pisolino mentre sistemo casa.
Quando si sveglia ci mettiamo sul tavolo della cucina e facciamo merenda, e di seguito i compiti, lei è così brava; ho una bambina non solo bella ma anche intelligente, ha cominciato a leggere a soli quattro anni senza che nessuno gli chiedesse di farlo; compravamo i librottini di Winnie The Pooh, li leggevamo insieme a lei ci chiedeva
- questa che lettera è?- che suono fa questa lettera?-
Fino a che un giorno, mente eravamo in macchina mi dice
- mamma in quel cartellone pubblicitario c'è scritto pane!-
E via così. Ha imparato non solo l'alfabeto ma anche a leggere. Adesso corre spedita come un treno.
Al supermercato non fa i capricci come altri bambini, non mi chiede mai niente, non piange mai per ottenere qualcosa anche di fronte ad un no. Ma se ci avviciniamo al reparto libri, è un altra faccenda. I suoi occhi cominciano a brillare e mi guardano come un cerbiatto che ha appena perso la strada; non resisto al suo sguardo e finiamo sempre per prenderne almeno uno.
La scrittura è un altra cosa, ha problemi come tutti, però ho fiducia in lei, si impegna molto e nonostante sia brava, nemmeno a lei riesce facile scrivere la E. Non si abbatte, dice una battuta scherzosa e ricomincia la riga. Io le dico sempre che per le cose importanti ci vuole tempo, che la E serve per aggiungere parole ad altre parole e quando imparerà a scriverla, i suoi "pensierini" saranno ancora più belli.
Sono le diciotto, tramite internet ho fatto i biglietti dell'aereo, i primi posti disponibili li ho trovati per le nove di domani mattina. Avviso mia sorella e lei mi sembra sollevata dalla notizia, mi dice che Paolo è già li, Ottavio arriverà tra poche ore e domani arriverà anche Edo dall'Emilia , mi chiede se vogliamo fermarci a dormire da lei, ma le rispondo che ho prenotato un albergo vicino a casa sua.
Lucio torna a casa dall'ufficio e ceniamo, alle 20:30 metto la piccola a letto, e con mio marito comincio a fare le valigie. Ho spiegato a Sara che la nonna non sta bene, e dobbiamo partire. Lei mi ha chiesto se la nonna stia per morire, io le ho detto che non sono certa della cosa ma,
- se dovesse accadere noi lo accetteremo perché, non sentirà più tutto quel dolore per cui non esiste cura.-.
Non so se ho usato le parole giuste, non so spiegare cosa sia la morte e del resto Sara non mi ha chiesto di spiegarle cos'è. Si ricorda della nonna Miriam vista qualche mese prima, si ricorda dei giardini dell'ospedale e di quando, in quegli stessi giardini le ha lasciato in prestito il suo pupazzo preferito a farle compagnia, ma soprattutto è entusiasta di prendere l'aereo e di conoscere alcuni dei suoi cugini. A me questo basta a fare in modo che affronti tutta la faccenda con normalità.

Sono le 22:30 stiamo per andare a dormire ma squilla il telefono di casa. Lucio va a rispondere, è mia sorella. Dalla camera da letto sento che annuisce e poi
- mi spiace Giada, mi spiace infinitamente, noi atterremo alle 10:15, io..-
Ho capito ma... voglio sentirlo dire dalla sua voce, rubo il telefono a Lucio e
- Gi! Non dirmelo ti prego!-
- Mely non c'è l'ha fatta, l'avevo salutata alle 21:00, mentre tornavo a casa l'ospedale ci ha chiamati dicendoci che era appena morta-
Metto giù il telefono, mio marito prova ad abbracciarmi ma io lo rifiuto, non ci riesco, non riesco a farmi toccare da nessuno, sono troppo arrabbiata con me stessa, con lei e con il mondo intero. Il dolore è troppo grande.

Mi rimetto a letto, avvolgo la testa nel cuscino, sta tornando tutto come un uragano e non riesco a fermarlo. Sento l'odore dei suoi fiori preferiti, sento odore di gelsomino in tutta la stanza. Mi alzo apro la finestra e mio marito si veglia, dice che devo dormire, io lo guardo, mi copro il viso con entrambe le mani e finalmente esplodo in un pianto silenzioso. Lui mi prepara una camomilla e in un bicchiere qualche goccia di tranquillante. Tra qualche ora ci dovremo svegliare.

Lontano dal soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora