Giorni odierni ricordo 2 trentasei anni: ti appartengo

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Apro gli occhi, e per un momento mi sembra un giorno normale, uno come tanti altri. C'è il sole, e nel letto si sta bene (Sara stranamente non è qui come fa ogni mattina; si sveglia, viene nel lettone,  e per dieci minuti, non importa cosa si debba fare dopo, restiamo abbracciate a coccolarci). Adesso ricordo, e le parole di mia sorella risuonano dentro come un rimprovero:" è morta!" . Per un attimo mi perdo nel vuoto  e non so più dove sono...
Lucio arriva, mi desta dal buio baciandomi e dandomi il buongiorno, dice che il caffè è pronto. Mi ritrovo, e scopro che con una mano mi sto toccando l'orecchio destro,  e con l'altra sto accarezzando un lembo del lenzuolo. 

Mentre bevo il caffè, squilla il mio telefonino. È il mio ex marito. Non ho molta voglia di parlare con lui. Risponde Lucio e dice a Giorgio che mi sto lavando e che Sara sta ancora dormendo, sento che stanno parlando di mia madre, Giorgio vuole farmi le condoglianze. Lucio lo ringrazia e lo invita a richiamare più tardi.
Mio marito torna in cucina e con calma, a voce bassa dice
- dobbiamo dirlo a Sara-
- si amore, pensavo che potevamo dirglielo dopo-
Lui annuisce e va a lavarsi.
Mi fumo una sigaretta fuori nel balcone senza farmi vedere da nessuno. Non voglio che mia figlia per sbaglio mi veda mentre lo faccio. Fuori non fa freddo, c'è ancora il sole anche se alcune nuvole stanno arrivando da sud.

Sveglio Sara, la invito ad andare a fare colazione mentre io vado in doccia.
Quando finisco, ancora in accappatoio, mi dirigo in cucina per portarla nel bagno e lavarla ma lei è già li. Davanti al lavandino, pronta sul suo scalino di plastica verde, con lo spazzolino da denti in mano; è a piedi nudi come sempre, e come sempre canticchia qualcosa. Lucio arriva e vuole darmi una mano invitandomi ad andare in camera a vestirmi ma io non voglio. Lui pensa che l'allegria di Sara possa turbarmi ma in realtà mi distrae e mi dà pace.
In cameretta
- Adesso ci vestiamo - le dico, e mentre cerco qualcosa da metterle lei saltella sul suo letto e mi domanda
- mami metto la gonna nuova azzurra così la nonna la vede? -
In un attimo mi rendo conto che non le ho ancora detto niente. Credo di aver cambiato espressione perché a quel punto aggiunge
- mami! Mami! Dici che la gonna non gli piace? Metto i pantaloni?
- no chicca la gonna azzurra andrà benissimo.-
Penso che dovrei dirglielo, ma lei è così felice di saltare, di saltare la scuola, di rivedere i suoi cugini, di prendere l'aereo... Mi sforzo e trovo il coraggio. La invito a sedersi sul letto con me ma lei continua a saltare, perdo la pazienza e con un tono un po' severo la invito nuovamente a sedersi.
Adesso siamo una accanto all'altra, lei continua a far dondolare le gambe, e dice al suo amico immaginario che non può giocare.
- senti amore, la nonna ieri sera è andata via-
Le sue gambe si fermano, mi guarda per un attimo un po' sconcertata e poi
- è andata via come il nonno Mario?-
- si amore! -
A quel punto il suo labbro inferiore assume la posizione di quando sta per piangere ma non lo fa, nonostante due lacrime le spuntino agli occhi. Piega la testa da una parte, poi abbassa il viso, si guarda le mani, guarda me e risponde
- è andata via e non ci ha nemmeno salutate?- 
Adesso sì che mi sento uno schifo...
- No amore, ci eravamo sentire la settimana scorsa, prima che lei stesse tanto male.
Le avevamo parlato un po', ricordi?-
Lei annuisce, ci pensa un attimo e
- io metto la gonna azzurra lo stesso, la nonna mi vede dal cielo come nonno Mario-
Finisco di vestirla, la lascio con Lucio che adesso è pronto ed ha portato le valige in anticamera.
Li sento in cameretta mentre Sara decide quale libro di scuola e quale libro da colorare portare con se.
Sono quasi pronta, indosso un tailleur grigio ed una camicia di seta rosa, la collana di perle che mia madre mi ha regalato anni prima, e l'anello di fidanzamento, un po' di gel nei capelli e avrò finito. Nel camminare verso lo specchio mi rendo conto, d'essere dimagrita ancora, penso che mia mamma ne sarebbe felice e per un attimo mi chiedo che faccia farà....
L'assurdità del pensiero appena avuto mi fa spuntare le lacrime agli occhi, una sensazione mi attanaglia il petto e lo stomaco, è come se ad un certo punto qualcuno mi avesse rubato di colpo tutta la mia serenità, sostituendola con un vuoto che va oltre il nero più fitto, ingoio il magone insieme al dolore che sta per arrivare... Metto il gel nei capelli e mi accorgo d'avere due occhiaie da panda. Mi trucco un po'. Infine controllo che nella mia borsa ci sia tutto: un cambio per Sara nel caso si sporcasse, il suo golfino, il mio porta fortuna (una piccola giraffa di gomma sulla quale Mia figlia ha scritto il suo nome), il termometro ( non si sa mai potrebbe servire), la mia boccetta di passiflora, il portafogli con tutti i documenti, fazzolettini, il telefono, Pimpi il peluche che Sara porta da per tutto con se da quando è nata, le chiavi, e una foto della mia casa di quando era ancora in ristrutturazione.

Siamo in aeroporto, Lucio imbarca le valige e ci dirigiamo al bar. Mentre lui sorseggia il suo caffè e Sara beve un succo, io con la mia camomilla ingoio opercoli di passiflora come fossero caramelle. Mi allontano sbadigliando verso l'uscita, voglio fumarmi l'ultima prima di entrare. Intanto mio marito e mia figlia vanno a comprare il giornale ed un settimanale con gli animali che Sara legge ogni mese.
Mi tremano le mani e la bocca dello stomaco. Non fa freddo ma ho freddo. Ho paura di volare, ho paura di vederla nella sua bara. Butto via la sigaretta e quei pensieri lontano da me, c'è ancora il viaggio in aereo penso. Prima di rientrare mi fermo poco prima della porta a vetri scorrevole, Sara e Lucio mi stanno passando davanti e si stanno dirigendo verso la sala d'aspetto. Li osservo dal vetro mentre camminano insieme, lui alto due metri le stringe la mano, lei accanto a lui appare ancora più piccola. Stanno parlando di qualcosa, Sara gli sorride e staccando la mano da quella di Lucio gli mostra qualcosa sul suo giornalino, adesso muove la bocca facendo dei versi. Stanno ridendo. Sembrano padre e figlia, sono padre e figlia.
E in un attimo ripenso a come Lucio sia entrato nelle nostre vite in modo delicato. Sara aveva appena compiuto un anno e mi ricordo ancora il giorno in cui glielo presentai, era entusiasta, e gli sorrideva proprio come ora. Dopo un anno chiamarlo papà le era venuto naturale. Eravamo al mare, lui era appena ritornato dopo cinque giorni a Milano, Sara corse verso da lui per farsi prendere in braccio, e mentre si stringevano in questo abbraccio fortissimo lei gli disse
- il mio Lucio, il mio Chicco, il mio papà, tu sei il mio papà?-
Io e lui ci guardammo per un attimo, l'emozione e l'imbarazzo erano palpabili, lui gli rispose con la sua solita dolcezza
- io non sono il papà che ti ha fatta, però ti voglio bene come un papà-
- io allora ti chiamo papà?-
- puoi chiamarmi Lucio, puoi chiamarmi papà, puoi chiamarmi Chicco basta che mi chiami.-
Il mio ex marito la prese in modo civile, aggiungendo che Lucio amava sua figlia e la stava crescendo come un padre. Di conseguenza non ci furono problemi. Certo se ripenso a quando Sara si presentò al l'asilo dichiarando a tutti i bimbi che lei era la più fortunata perché aveva un padre che l'aveva fatta, ed un padre che la cresceva... In tutto questo io come donna non ci facevo una gran bella figura, però me ne fregavo e me la ridevo come una matta.
Adesso Sara si volta verso di me, sembra abbia avvertito il mio sguardo su di lei, e nell'andarle incontro penso che le appartengo e le apparterrò per sempre.
Sono pronta per salire in aereo.

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